Pomeriggio affollato per la presentazione di ben quattro volumi. Hanno esordito Giancarlo Cesana e Alver Metalli (in qualità di autore) alla presentazione del romanzo “Gli dei inutili”. “Libro – ha spiegato Cesana – che documenta la mentalità religiosa di uno dei protagonisti”. Si parla della dialettica tra un padre ed un figlio sulla conquista attraverso la fede delle popolazioni indigene del Messico. La spedizione in questione è quella di Fernand Cortez, partita da Santo Domingo alla volta del Messico con lo scopo di sottomettere gli Aztechi. “Non ho inteso fare un’operazione di revisionismo storico – ha sottolineato Metalli – per contrastare l’immagine di sanguinario conquistatore di Cortez; ma, a seguito dello studio di documenti dell’epoca (come le ‘cronache’ lasciate da chi aveva partecipato a quella spedizione), ho voluto mettere in risalto tutte le componenti presenti nella figura del conquistatore: vi era la sete di potere e di gloria, ma ad essa si affiancava il desiderio di espandere la cristianità, trasmettendo l’annuncio cristiano”.
È seguita la presentazione di tre testi, i cui contenuti ruotano tutti intorno al rapporto tra diritto e giustizia, ponendo anche la questione del fondamento del diritto e dei diritti. Il libro “La lotta tra diritto e giustizia” contiene gli interventi di don Francesco Ventorino, docente di Ontologia ed Etica a Catania, di Pietro Barcellona, docente di Filosofia del diritto all’Università di Catania e di Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze.
Don Francesco ha esordito dicendo: “L’idea del libro è nata da me” ed ha spiegato perché ha coinvolto gli altri nell’impresa: “L’interesse è nato dalla lettura di un libro del 1998 del professor Barcellona: ‘Il declino dello Stato’, nel quale si lamentava che niente riesce a dare effettività a diritti pur inviolabili dell’uomo”. “Questo pone la questione – ha proseguito, richiamando anche il pensiero del cardinale Ratzinger – di come nasca il diritto e di quali caratteristiche debba avere per essere strumento di giustizia e non di potere”.
Raccogliendo la domanda, Barcellona ha affermato che “il diritto non c’entra niente con la giustizia” e che, stante la molteplicità dei punti di vista, si giunge ad un “diritto negativo”. “Esso si basa sulla reciproca indifferenza sociale ed ha come scopo quello di garantire la ‘pace sociale’”. “Questo non significa che il problema della giustizia non esista, perché fame e sete di giustizia sono insite nell’uomo. Ma chi porta in termini nuovi nella storia il tema della giustizia? È Cristo, che ha messo in discussione la legge, il formalismo. Ha detto ‘Io sono la via, la verità, la vita’. La contestazione della legge come forma apre la possibilità dell’incontro tra giustizia e amore”, ha concluso, provocatoriamente, il professore. Simoncini è invece partito dalla questione, che si è sentito porre da un’amica insegnante, se le domande dei classici sulla giustizia oggi abbiano senso: “Istintivamente avrei risposto di no, ma, a ben riflettere, la domanda sulla giustizia è necessaria per comprendere appieno il diritto. Il libro vuole aiutare una riflessione non ridotta proprio sul rapporto tra diritto e giustizia”.
È stata quindi la volta della presentazione congiunta di altri due libri giuridici: “I diritti in azione”, a cura di Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano Bicocca, e “Il traffico dei diritti insaziabili”, a cura di Luca Antonini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova. Relatori: Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano, Javier Prades Lopez, docente di Teologia dogmatica a Madrid, Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale. Tutti gli interventi hanno affrontato la questione dell’origine del diritto, del nesso tra questo e la giustizia, del fondamento dei singoli diritti, lamentando la pretesa moderna di far assurgere a diritto individuale tutelabile ogni esigenza che l’uomo manifesti. Lorenza Violini ha evidenziato come il libro curato da Antonini si soffermi, in maniera interessante, sui “fondamenti”: persona, norme, ordinamento, controversie. Il libro curato da Cartabia guarda invece ai “diritti in azione” e si sofferma sui ‘casi’, “nei quali si gioca il rapporto tra l’universalismo della norma e, appunto, il caso concreto. La norma, di fronte al caso concreto, ha degli sbandamenti”. “Occorre cercare nei ‘casi’ una linea di verità o di non verità”, è stata l’osservazione conclusiva della relatrice.
Prades Lopez da parte sua è partito dalla considerazione che oggi vige una concezione per cui la vita e le sue caratteristiche peculiari non sono viste come un dono ricevuto, ma come “diritti” individuali. Sicché “l’uomo appare come soggetto di diritti che si estendono a tutti gli ambiti vitali, proliferando a dismisura”. Queste affermazioni sono state esemplificate con il riferimento a casi concreti emersi nella giurisprudenza americana (diritto a non essere nato; diritto ad una certa qualità della vita).
Baldassarre infine, dopo una disamina del modo con cui storicamente sono nate le costituzioni e le norme che hanno riconosciuti i diritti fondamentali dell’uomo, ha osservato che oggi gli antichi riferimenti relativi al diritto ed alla persona umana sono venuti meno e che è divenuto difficile trovare un punto di riferimento cui ancorare il diritto. “Ogni desiderio rischia di trasformarsi in diritto. Occorre trovare una misura comune per poter parlare di diritti, altrimenti c’è una sovranità senza limiti dell’individuo, senza i corrispettivi doveri. Il libro di Antonini affronta questo problema della ‘misura’”. Baldassarre ha poi detto di non condividere le affermazioni di Barcellona, affermando che “non basta l’accordo perché ci sia diritto. E il diritto coincide con la giustizia. C’è una storicità del diritto e non si può non tendere alla giustizia; l’uomo ci si avvicina per approssimazione”. Passando al libro curato da Cartabia ha messo in risalto come esso “tocchi il punto centrale di come il diritto si sta svolgendo ora, soprattutto nell’elaborazione giurisprudenziale” ed ha evidenziato come “venuto meno il potere dello Stato, si cerchi altrove il fondamento del diritto”. Ha poi denunciato il fallimento dell’Unione Europea, che interviene “in modo burocratico e imperialista, senza il doveroso rispetto delle tradizioni nazionali”. Ha quindi concluso dicendo che “il diritto senza giustizia è pura forma, mentre il diritto e la giustizia sono ciò che l’uomo porta con sé da quando è nato”.
(A.M.)
Rimini, 28 agosto 2008