Anticipazioni sull’incontro odierno “Cambiamenti climatici: catastrofismo o reali pericoli?” nella conferenza stampa delle ore 16.00 alla quale hanno partecipato Richard Lindzen, docente di meteorologia al Mit di Boston, Franco Prodi, direttore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna, e Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’università degli studi di Milano.
Bersanelli non parla dell’incontro, ma illustra che cosa sta accadendo al Meeting sul versante scientifico. Il fulcro è la grande mostra Atmosphera che rappresenta gli elementi che determinano il clima e porta esempi di cambiamenti climatici che hanno influito drammaticamente sulla storia umana. La mostra è stata realizzata da Euresis, un’associazione che collabora con il Meeting da dieci anni nella realizzazione di mostre scientifiche. Martedì c’è stata la presentazione della mostra, poi c’è la tavola rotonda di oggi e un’altra domani che avrà come tema “La scienza fra educazione e creatività”. “Il titolo ‘O protagonisti o nessuno’ richiama immediatamente il ruolo del soggetto umano nella ricerca scientifica che è diversa di quella di un secolo fa”.
Lindzen afferma che parlerà dei tre elementi che influiscono sul cambiamento climatico: il riscaldamento globale, che cosa lo provoca e in quale modo è possibile porvi rimedio. Per quel che riguarda il riscaldamento globale, va detto che si tratta di un aumento di 0,5 gradi negli ultimi cento anni, veramente poco per imputare le catastrofi attuali come la morte degli orsi polari o lo scioglimento dei ghiacci. D’altra parte le previsioni catastrofiche degli anni passati non si sono mai verificate. “L’impatto sull’opinione pubblica di queste previsioni è più un fatto di fede che di scienza”.
Franco Prodi puntualizza che il clima è un sistema difficile da studiare, perché vi influiscono numerose cause, comprese quelle astronomiche e astrofisiche. L’uomo potrebbe influire con le sue immissioni nell’atmosfera, ma il periodo di osservazione è troppo breve per fare previsioni. In definitiva ogni conclusione è prematura e pertanto non si possono pensare rimedi.
Alla domanda su perché allora tanto catastrofismo e chi ci guadagna, il professor Lindzen elenca una serie di soggetti (a partire da Greenpeace, industrie e ambientalisti) che basano la loro esistenza su tali previsioni. Ergo, “a pagare saranno i consumatori”. Franco Prodi non sta né con i catastrofisti né con i negazionisti, perché, spiega, “nella storia ci sono stati cambiamenti climatici che sono avvenuti nel giro di cinquanta-cento anni. Non ci sono neppure spiegazioni per gli avvenimenti climatici attuali e anche il Protocollo di Kyoto non serve se non è accettato da tutti”. Il quadro generale che viene presentato dalle cronache evidentemente non coincide con quello che delinea la scienza. Perché allora tanti allarmi? Per Bersanelli, che conclude l’incontro, la propensione al catastrofismo è una tendenza dell’umanità di cercare nella catastrofe il cambiamento, come se dovesse espiare qualche cosa.
(Arc. B.)
Rimini, 28 agosto 2008