Pscicoanalista e scrittore, Claudio Risè ha raccontato nel quadro del Caffè letterario come gli venne in mente di scrivere “La crisi del dono. La nascita e il no alla vita”. “Erano i tempi delle ultime elezioni politiche, quando Ferrara presentò la sua lista contro l’aborto – ha ricordato ieri sera, nel Caffè letterario – Mi chiese di farne parte ed io aderii”. Girando per l’Italia, lo scrittore si accorse che l’iniziativa della lista aveva una sua parzialità: il nucleo di tutto era un mettere al centro il male che la donna infligge al bambino nell’abortire; mancava, però, l’osservazione sullo star male sul malessere che vive la persona che abortisce. Un malessere che, secondo lo scrittore, è presente anche nella vita di chi non abortisce ma comunque si oppone alla novità che irrompe nella sua esistenza e sceglie per la conservazione del vecchio. Nella copertina posteriore del libro, Risè afferma che “queste pagine sono state scritte per aiutare un’apertura al cambiamento, che aiuti ognuno di noi a rifiutare la nostra (spesso inconscia) consuetudine abortiva nei confronti della vita e della sua continua trasformazione”. Bisogna chiedersi perché non si vuole che i bambini nascano. Dietro questa mentalità, a detta di Risè, c’è una cultura profonda che esercita una forte resistenza al bisogno di rinascita, di cambiamento che è legato al nostro desiderio di felicità. “Proprio il contrario di quello che avviene al Meeting – ha osservato lo scrittore – Qui assistiamo ad una nascita e rinascita di ciascuno, ad un profondo rinnovamento individuale e collettivo”. Più che un libro contro l’aborto, che ovviamente viene condannato apertamente, è un libro sulla nascita, sulla capacità di difendere e promuovere la spinta verso il rinnovamento. Gesù Bambino è l’incarnazione di questa forza di rinnovamento, che compie la profezia d’Isaia: “ecco io faccio una cosa nuova, proprio ora sta germogliando, non ve ne accorgete?”. “A Nicodemo – ha proseguito Risè – Gesù chiede di nascere di nuovo. Noi crediamo che questo sia possibile oppure il “bambino” che vuole nascere, il nuovo che viene, lo facciamo fuori?”. Il libro parte dal concetto di nascita e di rinnovamento nel mito del mondo antico, da Crono a Medea. per poi individuarne il radicale cambiamento nella tradizione ebraico-cristiana. Le cinque testimonianze in appendice sono una drammatica documentazione della tragedia del rifiuto della vita: “Perché tanti Erode?”, “La lasciai abortire. Ora soffro”, “Il bimbo di un altro”, “Il sogno del bimbo insanguinato”, “La ragazza di mio figlio ha abortito”.