Comincia al Meeting il ciclo di presentazioni di opere per vari motivi legate al titolo di questa edizione “O protagonisti o nessuno”. In questo primo appuntamento Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, ha introdotto l’ultimo libro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro: Giovannino Guareschi. C’era una volta il padre di Peppone e don Camillo. A seguire si è discusso sul libro di Thomas Howard, tradotto da Edoardo Rialti, Narnia e oltre. I romanzi di C. S. Lewis. Ha concluso questo primo ciclo la presentazione del libro di Giovanni Cominelli La caduta del vento leggero.
Nel citare una frase di Guareschi “Non muoio neanche se mi ammazzano” (“Questa è stata la cifra della sua vita”), Fornasieri ha introdotto gli autori di questo scritto sull’autore della saga del Mondo piccolo. È Mario Palmaro che mette subito in chiaro il paradosso che l’autore della Bassa si porta addosso: “È un grande scrittore che spesso non trova spazio, ma anche una miniera per chi cerca nella letteratura il bello, il vero e un continuo richiamo alla libertà. Guareschi riesce a mettere assieme umorismo, distacco dal conformismo imperante e sempre, innanzitutto, il suo essere cattolico. Fu uno dei più grandi polemisti che la letteratura del Novecento ha conosciuto”.
Fu anche sempre però libero dall’odio che l’ideologia porta con sé. Secondo Palmaro, determinante in questo senso è stata l’esperienza della prigionia nei lager nazisti. Citando dall’introduzione a Diario clandestino: “Io esco vittorioso da questo cataclisma senza odiare nessuno”. In ultimo il giornalista sottolinea come attraverso il Cristo dell’altare maggiore che parla a don Camillo emerga il cuore della letteratura gurareschiana che è il cattolicesimo.
Gnocchi dal canto suo ribadisce come Guareschi sia “il maestro assoluto di coloro che vogliono conoscere i fatti, la realtà e non le ideologie”. Suscitando gli applausi di una sala piena oltre i posti a sedere, Gnocchi, che è uno dei massimi conoscitori del padre di Peppone e don Camillo, lo descrive come il più grande scrittore cattolico del Novecento “e questo in molti hanno tentato di nasconderlo”. La struttura del libro – continua – è stata pensata proprio per mettere in risalto inizialmente questo elemento di censura. Gnocchi chiude precisando il motivo per cui non si è riusciti nell’intento censorio. Guareschi “è stato tradotto in tutte le lingue del mondo, l’ultima traduzione che ho visto era in vietnamita”. Ogni censura viene meno perché Guareschi riesce a tradurre in letteratura ciò di cui il cuore dell’uomo ha bisogno: racconta la verità.
Si passa poi a Lewis. Nel presentare il libro del critico letterario americano Thomas Howard, Fornasieri spiega che si tratta della prima uscita di una collana che la casa editrice Marietti ha avviato su Lewis e gli Inklings, il gruppo che comprendeva oltre all’autore delle Cronache di Narnia, J.R.R. Tolkien e Clive S. Owen. A prendere la parola è Edoardo Rialti, curatore della traduzione italiana e grande conoscitore dello scrittore inglese. “Questo libro è figlio del Meeting. Howard venne a parlare qui. Io non c’ero, ma erano presenti due miei amici che mi indicarono in lui una persona da dover conoscere”. Nel conoscerlo e nel leggere questa sua opera, comprese che questo libro rappresentava ciò che egli stesso avrebbe voluto scrivere dell’autore. “Secondo me un vero libro di critica letteraria non deve avere la pretesa di sezionare l’autore ma dovrebbe suscitare sempre un continuo interesse”. Il traduttore poi prosegue descrivendo ciò che ritiene la grande impresa di Lewis: “Portarci sempre come davanti una finestra a scoprire il mondo. È questo infatti il grande tema iniziale de Le cronache di Narnia, si entra nel chiuso di un armadio per uscire in un altro mondo”.
“Nella fascetta del libro si legge: Autobiografia di una generazione che voleva cambiare il mondo”. Così Fornasieri introduce il libro di Giovanni Cominelli, attualmente responsabile dipartimento sistemi educativi della Fondazione per la sussidiarità, ma che fu anche responsabile scuola del Pci-Pds-Ds in Lombardia e membro della Commissione nazionale scuola. Cominelli spiega che l’origine del titolo (“La caduta del vento leggero”) deriva da un passo della Bibbia e indica uno pseudonimo di Dio. È la storia di ragazzo che dagli iniziali studi in seminario passa all’università di Milano divenendo allievo di Enzo Paci nel 1968. Nel narrare i suoi trascorsi nel movimento studentesco e in seguito il tentativo di costruire una sinistra del Pci nonviolenta, Cominelli nel suo intervento descrive il suo tentativo di scandagliare l’ideologia comunista. Ed è proprio questo grande cammino di ricerca affrontato dall’autore fino alla conoscenza di don Giussani, il punto che Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, mette in evidenza. “Conosco da tempo Giovanni Cominelli e il suo percorso, simile per molti versi a quello di Aldo Brandirali e Massimo Caprara. Tutti loro hanno fatto un percorso completo dentro l’ideologia, credendoci fino in fondo e quando ne sono usciti lo hanno fatto dalla porta principale”. Espulsi entrambi dal partito, ciò che li accomuna è “la scoperta dell’esperienza e – citando don Giussani – il sottomettere la ragione all’esperienza. Questo è il fattore che ci accomuna”. Questo modo d’intendere l’esperienza “che ha dentro il presagio del Mistero” conclude Vittadini, “mette in comune tutto”
Rimini, 24 agosto 2008
(S.L.)