119. Qual è il valore dei crediti popolari

Press Meeting

“Qual è il valore dei crediti popolari”. Questo il titolo dell’incontro svoltosi oggi alle 15 in sala B7 e moderato da Franco Bechis, direttore di Italia Oggi. Ad interrogarsi sul ruolo assunto in questi ultimi anni dalle banche popolari sono stati Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco popolare e dell’Associazione nazionale tra le banche popolari, Graziano Tarantini, presidente di Banca Akros spa e Luigi Casero, sottosegretario di stato all’Economia e finanze.

Alla domanda posta da Bechis su quale sia lo stato in cui oggi versano le banche popolari, il primo ad abbozzare una risposta è stato Fratta Pasini. “Il credito popolare – ha affermato – rappresenta un segmento che guadagna sempre più quote di mercato dentro il sistema bancario. Oggi questo tipo di credito è cambiato dovendosi muovere verso la strada della concentrazione. Ma ciò che più importa – ha sottolineato – è che non sia stato modificato il mestiere e il modo di intermediazione creditizia delle popolari”. Interrogato sull’eventualità che le banche italiane finiscano sotto il controllo di quelle straniere, Fratta Pasini ha voluto a fare una distinzione: “Un conto è la nazionalità dei capitali delle banche, che non crea nessun tipo di problemi, un altro è invece che una banca italiana abbia tra i suoi principali azionisti una o più banche straniere”.

“Se c’è un merito che hanno le banche popolari – ha esordito Casero – è quello di sapersi rapportare in maniera più diretta con il territorio. Questa loro caratteristica dev’essere salvaguardata. C’è però un problema”, ha continuato il sottosegretario. “Se una banca popolare ha una forte dipendenza dal territorio e un sistema di controllo societario basato sulla grande partecipazione, questo fattore entra in rotta di collisione con le quotazioni in borsa delle stesse banche. Il sistema borsistico va infatti contro il principio partecipativo”. A questa presa di posizione dell’esponente governativo ha replicato Fratta Pasini, convinto invece che “non esista una presunta incompatibilità tra le quotazioni in borsa e la struttura cooperativa, perché oggi sono quotati gli strumenti finanziari più disparati. L’importante è che chi compra nel mercato finanziario possa avere una conoscenza trasparente del prodotto in questione”.

Due invece le questioni sottolineate con una certa enfasi da Tarantini nel suo intervento. Anzitutto, “la tendenza odierna di voler eliminare i rischi per poi tutelare tutti, mettendo così a repentaglio i meccanismi dell’economia moderna di mercato. Dobbiamo rendere bene informato il consumatore, il rendimento poi però deve essere commisurato al rischio”. “In secondo luogo – ha aggiunto – noi subiamo troppe teorie estranee alla nostra storia, mentre le banche popolari sono un fattore di modernità e competitività che guarda al futuro”.

Sul tema della ‘Robin Hood Tax’, il sottosegretario Casero ha sottolineato che le grandi difficoltà che affliggono i conti del nostro paese e l’obiettivo di azzeramento del deficit entro il 2011. “Non potendo aumentare la pressione fiscale su famiglie e imprese – ha spiegato – siamo dovuti intervenire in due settori in condizioni di monopolio e oligopolio, rispettivamente quello petrolifero e bancario con una tassa minima. Vigileremo affinché non venga trasferita sui consumatori”. A Casero ha poi replicato Tarantini, secondo il quale “negli interventi sulle banche non si sarebbe dovuta toccare la base contributiva, ma scegliere piuttosto l’opzione delle aliquote”.

(G.B.)
Rimini, 28 agosto 2008