115. Pubblico e privato in sanità

Press Meeting

Anche quest’anno sanità nuovamente protagonista al Meeting. Marco Bregni, presidente dell’associazione Medicina e Persona, ha chiesto ai quattro esperti presenti al tavolo di esprimersi sul dibattuto tema del rapporto tra pubblico e privato in sanità e sulla questione del controllo di qualità delle prestazioni sanitarie.
Bruno Biagi, vicepresidente gruppo Villa Maria, ha fornito un quadro storico e contestuale del rapporto tra pubblico e privato in sanità nel nostro Paese: “Non bisogna dimenticare che il privato opera in un sistema pubblico, svolge un servizio pubblico. La riforma sanitaria contenuta nella legge 502 del 1992 ha cercato di migliorare i rapporti tra pubblico e privato ma solo alcune regioni (come Lombardia ed Emilia Romagna) l’hanno recepita”.
“La relazione tra soggetti pubblici e privati differisce molto nelle diverse regioni italiane – ha esordito Flavio Tosi, sindaco di Verona ed ex assessore alla sanità della Regione Veneto – il privato spesso è poco valorizzato per motivi ideologici, per cui pubblico è bene e privato è male”. Secondo Tosi è molto importante che ciascun attore del sistema si prenda le sue responsabilità: “Il privato deve svolgere un servizio per tutta la comunità, ma è il soggetto pubblico quello sempre responsabile del controllo e del funzionamento del sistema nel suo complesso”. Il sindaco ha poi riportato alcuni casi concreti, come la collaborazione tra un ospedale pubblico e uno privato per l’utilizzo di apparecchiature tecnologiche molto complesse, per dimostrare che “la collaborazione può migliorare il sistema, ma occorre che vi siano regole uguali e condivise”.
Il punto di vista di un’azienda privata è stato offerto da Marina Panfilo, institutional & stakeholders relations director Pfizer Italia che, dopo aver espresso la sua gratitudine per essere presente al Meeting, ha spiegato che “Pfizer ha deciso di collaborare con il pubblico non solo sul lato della ricerca farmacologia, ma anche mettendo a disposizione tecnologie e conoscenze per innovare il sistema sanitario, anche se questo spesso in alcune regioni è molto difficile anche a causa di vincoli normativi”. Panfilo ha poi illustrato esempi di queste collaborazioni, per declinare i due punti principali della sua riflessione: il coinvolgimento dei pazienti nel processo assistenziale (“attraverso la sinergia dei professionisti coinvolti e l’integrazione dei servizi disponibili”) e la raccolta di dati epidemiologici che permettano di migliorare la programmazione sanitaria.
Anche il direttore generale sanità della Regione Lombardia Carlo Lucchina ha insistito su due punti principali: “Innanzitutto – ha esordito – occorre che sempre di più i soggetti pubblici e privati collaborino (condividendo i rischi) nella cura delle post acuzie e nei servizi territoriali. L’assistenza territoriale andrebbe considerata come la prestazione per acuti e tariffata con i Drg”. In secondo luogo, per Lucchina “un sistema, come insegna l’esperienza americana, può essere concorrenziale ma non competitivo, cioè può perdere di vista la qualità delle cure che eroga. La qualità è l’obiettivo primario e le aziende private devono collegare sempre il profitto alla qualità delle prestazioni erogate”. Citando poi l’esempio della dote sanitaria promosso in Lombardia, Lucchina ha espresso quello che considera l’obiettivo prossimo del sistema sanitario: “non dobbiamo curare le persone, ma prenderci cura delle persone”.
Per quanto riguarda il tema del controllo, Tosi ha sottolineato l’importanza della trasparenza e della serietà dei soggetti preposti a controllare il sistema, “altrimenti si creano casi di malasanità che poi nei fatti si rivelano falsi” mentre la Panfilo ha insistito sull’importanza della misurazione dei risultati e del benchmark tra di essi, in modo che “le esperienze migliori in atto sul territorio possano essere messe a sistema”.
Diverso il punto di vista di Biagi e Lucchina riguardo alla tipologia del soggetto responsabile del controllo: se per Biagi “esso deve essere un ente terzo, pubblico ma slegato dalla politica”, secondo Lucchina “più che un ente esterno è fondamentale che la cultura del controllo e della valutazione si sviluppi all’interno del mondo sanitario e diventi obiettivo primario di ciascun professionista sanitario”.

(M.C.)
Rimini, 27 agosto 2009