11. Al cuore dell’esperienza: rinati in un incontro

Press Meeting

“Mio padre e mia madre sono stati bruciati. Il mondo ha acquistato per me i caratteri di un buio totale: vivevo un terrore di morte. (…) Ricordo, come se fosse il mio compleanno, quel giorno del 2007, in cui padre Carrón è venuto in Uganda, lo sguardo con cui mi guardava. Il mio cuore è tornato a sobbalzare. Sono stato, siamo stati sopraffatti da uno sguardo e la nostra vita è diventata una canzone”. Questi alcuni passaggi della testimonianza di George William Emalu, la prima risuonata quest’anno al Meeting nella Sala A1, gremita di persone, per l’appuntamento “Al cuore dell’esperienza: rinati in un incontro”. Sul palco, insieme a George William, altri quattro ragazzi ugandesi, Rose Busingye, responsabile del Meeting Point di Kampala, e Davide Perillo, direttore del mensile “Tracce”.
Cinque storie diverse quelle raccontate, ma con alcuni tratti comuni: esperienze di vita difficilissime segnate da sofferenze drammatiche e ferite aperte, poi il rapporto col Meeting Point e con Rose, infine l’incontro con don Carrón con tutto quel che ne è seguito (richiesta del battesimo, decisione di “seguire quell’uomo”…).
Per Cesar Nyeko, oggi ventiduenne, genitori uccisi dai ribelli, lo spunto per incontrare il Meeting Point è venuto dal lavoro del fratello in una cava di pietre: “C’erano delle donne povere e malate che cantavano e ballavano. Potevano sembrare pazze. Qualcuno ci ha detto che erano delle donne del Meeting Point”. L’incontro con Carrón lo descrive in questi termini: “Ho visto in lui uno sguardo che mi ha ribaltato: sembrava che potesse unire i frammenti della mia vita. Si apriva anche per me una possibilità”.
Fredy Komenach, ventun anni, anche lui coi genitori prelevati e uccisi dai ribelli, ricorda di essere stato “intrigato” da un’affermazione di Rose: “Tu hai un valore!”. Pure Fredy parla dello “splendido sguardo di padre Carrón: “Ho incominciato a seguire quello sguardo all’interno del quale ho incontrato anche Cristo. Ho rincontrato, quindi, anche i miei genitori. E così ho tutto nella vita”. Toccanti anche i racconti di Deogracious Droma Adrawa e Denis Oryem Ocello.
Rose Busyngye ha raccontato il contraccolpo che ha avuto per lei l’incontro coi giovani ugandesi intervenuti a Rimini: “Era evidente che a questi ragazzi qualcosa era successo. Loro sono cambiati, ascoltando Carrón. Li vedevo commossi, mentre io non lo ero. Dopo la morte di Giussani, infatti, mi sembrava che il mio mondo fosse finito. Ad un certo punto ho dovuto seguirli; perché il Mistero chiama chi vuole e quando vuole. Anch’io ho cominciato a seguire Carrón non più come un capo, ma guardando ciò che sta guardando Carrón. E così sono diventata una cosa solo con loro”.
“Abbiamo formato il ‘battaglione’ di Carrón – aveva detto Emalu -, gli alpini dell’Uganda”. E così i cinque universitari ugandesi, insieme a Rose hanno concluso l’incontro cantando “La montanara”. La conclusione di Perillo: “Proviamo a cedere a questa bellezza, durante questa settimana”.

(V.C.)
Rimini, 22 agosto 2010