108. Intervista a Giancarlo Giannini

Press Meeting

«La prima volta in cui mi sono confrontato con Giacomo Leopardi? È stato circa quarant’anni fa, quando ho portato il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia all’esame dell’Accademia d’arte drammatica. Le sue parole mi affascinavano già allora, quando ero ancora un giovane di grandi speranze sul futuro. E da quei giorni sono convinto che il poeta di Recanati non è assolutamente un pessimista, anzi: è un realista con enormi punti di ottimismo: uno che scrive ‘e naufragar m’è dolce in questo mare’ non è un triste: intenso sì, ma non depresso».

Con queste parole, all’interno di un’intervista-anteprima al Quotidiano Meeting, Giancarlo Giannini ha commentato il suo arrivo al Meeting, previsto stasera per Che fai tu luna in ciel, interpretazione delle più importanti liriche di Giacomo Leopardi. All’interno di un programma che prevede anche momenti artistico-pittorici, Giannini interpreterà A Silvia, L’infinito, Alla sua donna, Il pensiero dominante e il celebre Canto notturno di un pastore errante dell’Asia.

Il confronto con le liriche leopardiane non è solo una prova d’artista, per quanto alta ed emblematica, per Giannini. Il suo faccia a faccia con Leopardi ha una forte componente personale, che forse al Meeting di Rimini trova il suo più fertile terreno d’ascolto: «Io credo che solo una cosa può salvare il mondo: l’apertura al Mistero, la fede in Dio, quel qualcosa che si ritrova alla perfezione nell’Infinito di Leopardi. Spero che le sue parole arrivino a tutti quelli del Meeting come alimento, perché è la fame quella che Dio ci ha dato. Fame, appetito, perché continuiamo a cercarlo».

(W.G.)
Rimini, 26 agosto 2010