A sorpresa il primo brano che Jannacci, appena salito sul palco, attacca è “Giovanni il telegrafista”. Uscito come lato B della notissima Vengo anch’io, ne è rimasta come nascosta ma rimane uno dei pezzi che delineano la sua vena artistica, musicale ma anche umana. Surreale, ironico, drammatico, minimalista a volte, ma capace di cogliere l’umano che vive nei suoi personaggi. Un testo in italiano forse per farsi comprendere meglio.
Poi, dopo un monologo nel quale riprende i temi dell’intervista rilasciata il giorno prima al Quotidiano Meeting e ad Avvenire, riparte con due personaggi-canzoni ormai divenuti leggenda: il barbone di “El purtava i scarp del tennis” e l’”Armando”. Due canzoni che potrebbero sembrare puro divertimento, se non che raccontano personaggi di una periferia milanese che forse non c’è più, travolta da modernità e globalizzazione. Una periferia geograficamente milanese ma già allora frutto di diversità, come fatto notare dallo stesso cantautore. E che ritorna prepotente in “Vincenzina e la fabbrica”, con tutta la dignità di un popolo e della sua vita per quanto dura. “Vincenzina hai guardato la fabbrica/ …/ e hai sentito anche odor di pulito/ e la fatica è dentro là/../ Vincenzina vuol bene alla fabbrica,/ e non sa che la vita giù in fabbrica/non c’è, se c’è com’è?
Di alto livello si sono dimostrati i musicisti fra i quali il ruolo guida è affidato al pianoforte del figlio Paolo Jannacci supportato da Stefano Bagnoli alla batteria, Marco Ricci al basso, Sergio Farina alle chitarre, Michele Monastiroli sax e armonica, Daniele Moretto tromba.
Il concerto è proseguito con pezzi classici del repertorio di Enzo che ha però voluto rendere un tributo a Fabrizio de Andrè con Via del campo eseguita al pianoforte mentre Paolo lo accompagnava con la fisarmonica. Finale in crescendo con Faceva il palo della banda dell’Ortica e, a lungo richiesta, Vengo anch’io con una improvvisazione finale che ha coinvolto tutto il pubblico. Mentre “E la vita la vita”, portata al successo da Cochi e Renato, ha costituito l’unico bis concesso.
(G.B.)
Rimini, 26 agosto 2009