Un gesto quasi inatteso, ma certamente storico senza virgolette, è stata la visita e l’intervento di Filaret, metropolita di Minsk e Sluzk, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, che ha parlato dell’uomo cristiano e della Chiesa.
Portando nel cuore questo avvenimento, partecipare alla Divina Liturgia in rito bizantino slavo ha aggiunto un altro sapore, un gusto della ricerca dell’unità tra cattolici e ortodossi. Il rito è stato celebrato nella chiesa di Sant’Agostino, nel centro di Rimini, con gratitudine dei presenti per un giovanissimo non solo di spirito 87enne: padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana,.
Un grazie viene rivolto anche al Coro di Russia Cristiana che ha reso possibile la liturgia, perché i riti bizantini non possono essere celebrati senza canti. I gesti, i canti, le preghiere e le letture coinvolgono la persona umana nella sua totalità, come partecipazione alla liturgia celeste. Nella chiesa, a sostituire l’iconostasi delle chiese bizantine, vi erano un’icona della Madre di Dio e una di Gesù Cristo.
Il formulario per questa Santa Messa è quello scritto da san Giovanni Crisostomo nel IV secolo, portato nelle terre slave dai santi Cirillo e Metodio nel IX secolo. Abbondante l’uso dell’incenso con cui viene asperso più volte anche il popolo, perché i fedeli con il Battesimo diventano fratelli di Gesù e quindi familiari di Dio, di conseguenza degni di essere omaggiati con l’incenso.
Padre Scalfi tiene l’omelia partendo dalla lettera del brano del Vangelo della tempesta sedata: “Abbiamo paura perché non abbiamo fede, come gli apostoli che, pur avendo vissuto con Gesù, non avevano ancora fiducia in Lui. Eppure avevano visto tanti suoi miracoli”. Padre Scalfi ha proseguito citando sant’Ignazio di Loyola che predicava che in ogni cosa Dio è con noi, è una presenza che salva. L’unità dei cristiani avviene in Cristo che poi, quando Lui vuole, la rende manifesta anche tra i fratelli.
Tra canti e fumi d’incenso, si giunge alla comunione che si riceve sotto le due specie: il sacerdote con un cucchiaino mette nelle bocca del fedele un pezzetto di pane imbevuto nel vino consacrato. E la fila dei comunicandi non finisce mai: uomini, donne, ragazzi (quanti ragazzi!) che hanno partecipato al rito con attenzione, partecipazione e devozione, aiutandosi con il libretto messo a disposizione di tutti.
La Santa Messa si è conclusa con il bacio del crocifisso e la distribuzione del pane benedetto da consumare subito oppure da portare a casa ai propri familiari.
(A.B.)
Rimini, 26 agosto 2010