È stato oggi un “tour de force”, al Meeting, per il patriarca di Venezia Angelo Scola impegnato alle 16.30 nella conferenza stampa, alle 17 nel grande incontro in Auditorium e alle 19, negli spazi Eni Caffè letterario, nella presentazione di un libro scritto insieme ad Aldo Cazzullo.
Si è trattato de “La vita buona”, edizioni Messaggero di Padova: “Dialoghi – precisa il sottotitolo – su laicità, scienza e fede, vita e morte alla vigilia del Redentore”. Il testo raccoglie sei interviste, riproposte in versione integrale; il Redentore, ha segnalato il moderatore Camillo Fornasieri, “è una festa e un luogo che sono nati a Venezia, dopo la peste del 1576, e che sono rinati”.
“Questo libro – ha esordito Eugenia Roccella sottosegretario al Ministero della salute – è una riflessione sui nodi della post-modernità. Condivido moltissimo – ha proseguito – le riflessioni teoriche, ma mai astratte, che hanno al fondo un nodo: la creaturalità. Un punto in crisi nella post-modernità che rischia, appunto, di perdere la consapevolezza della nostro essere creature”. Il mio percorso, ha proseguito il sottosegretario, è partito dal mondo radicale; la laicità che mi è stata insegnata “è un libero approccio alla conoscenza. Per un’altra strada, dunque, sono arrivata alle stesse conclusioni del libro: una nuova laicità basata su forti convinzioni, ma aperta alla contaminazione e alla capacità di confrontarsi”.
Eugenia Roccella ha rilevato la “testardaggine con cui si ripropone lo schema logoro dell’opposizione laici e cattolici” ed ha affermato anche: “Non è possibile oggi fare azione politica e svolgere un’azione di governo senza avere una concezione antropologica chiara”. Conclusione: “Cercherò di diffondere questo libro tra i parlamentari, almeno tra quelli del Pdl”.
Aldo Cazzullo è partito ringraziando il Meeting e tutte le persone che hanno permesso l’incontro di presentazione del volume e si è detto colpito non solo dal numero di quanti hanno seguito l’intervento in Auditorium del cardinale Scola, “ma dal silenzio e dalla loro attenzione”.
Quello che presentiamo, ha aggiunto Cazzullo, “è un libro che dura sei anni, perché sei sono le interviste proposte. In questo contesto, ho trovato impressionante la logica, merito dell’intervistato, con cui i sei testi sono concatenati”.
Quello del cardinale Scola è un pensiero profondamente radicato nella tradizione cristiana, nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, “ma che ha anche forti motivi di autonomia, anche perché parla di cose nuove. Questo sistema di pensiero ha delle parole chiave che sono diventate poi di uso comune: ad esempio, nuova laicità e meticciato.
Forse andrebbe aggiunto l’io-in-relazione”. Cazzullo ha affermato di essere stato colpito anche “dalla grande umanità del cardinale” e “dal modo amorevole con cui dice anche cose dure”.
Ha preso infine la parola il cardinale stesso per alcune notazioni e ringraziamenti. Ha confermato alcune osservazioni del sottosegretario Roccella, ad esempio quella sul logoro schema della contrapposizione laici/cattolici: “Il cristianesimo altro non è che chiamare per nome la comune esperienza umana”; ha rilevato inoltre che “il nostro paese non ha bisogno tanto di ‘tecnicalità politica’, dal momento che, senza la ‘vita buona’, la tecnica non basta”.
Ha ringraziato in maniera particolare Aldo Cazzullo per la sua iniziativa (all’origine anche di altri volumi), per la pazienza e la fedeltà e perché “l’ottanta per cento di una intervista dipende dall’intervistatore”. Altri ringraziamenti alle edizioni del “Messaggero” ed al direttore editoriale Ugo Sartorio. Il cardinale ha segnalato infine la presenza al Meeting della rivista “Oasis”.
Molto suggestiva e assai apprezzata dai presenti è stata anche la presentazione del libro “Elogio del discorso inutile” di Pietro Barcellona.
Le significative parole di monsignor Francesco Ventorino hanno introdotto così la recensione dell’opera: “Dalla caduta del muro di Berlino il mondo occidentale ha finalmente sperimentato la risurrezione della consapevolezza di sé. Non si può, d’altro canto, gustare la gioia di essere vivi per un giorno senza una notte di sofferenza”.
L’Io non è calcolabile con criteri di misura utilitaristici; infatti “la crescita che Pietro Barcellona ha mutuato nel suo intenso percorso psicoanalitico-terapeutico si intreccia con il punto di vista socratico: la sperimentazione delle ipotesi è il fondamento della scienza, è il risultato della finitezza dell’uomo, che porta alla dimensione religiosa come via di salvezza”.
“Esiste un pensiero non solo cognitivo, ma anche trasformativo. – ha detto l’autore – Ho mutuato una grave e purtroppo lunga depressione in seguito alla crisi del mio partito politico; sono, d’altra parte, arrivato alla conclusione che ogni governo deve comunque avere una visione antropologica; il governo è l’organo a cui ogni cittadino demanda i propri diritti e la propria tutela, e quindi come è possibile che esso possa prescindere da una visione improntata all’individuo?”
Certo, aggiunge il filosofo, cinque anni di analisi con molte sedute settimanali lo hanno aiutato ad elaborare le ansie nel rapporto coi familiari, la ‘rabbia’ verso il terapeuta, a modificare la visione del mondo e rileggere la politica in una chiave differente.
“In ‘Elogio del discorso inutile’ – ha concluso – ho sottolineato come la risoluzione di una crisi personale costituisca un aspetto importante per il nostro rapportarci con l’altro e per l’altro. L’incontro con l’altro è una presenza talvolta dura, opaca, che richiede una grande forza affettiva e in ciò sta anche l’importanza del rapporto con Cristo. È l’esperienza che determina l’azione, e nella conclusione del libro mi piace sottolineare come spesso, dopo la crisi, vi sia un avvicinamento all’evento umano”.
(V.C., F.P.)
Rimini, 25 agosto 2010