100. Dentro e oltre la crisi: incontro con Giulio Tremonti

Press Meeting

Incontro politico-economico clou oggi alle ore 19.00 nella sala A1 del Meeting. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze e Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni hanno reagito alle provocazioni sollevate dalla mostra Dentro la crisi, oltre la crisi visitabile nella Piazza Mostre B5.

Ha introdotto Bernard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere.
“Che cosa si può e si deve imparare da questa crisi? Che cosa si può fare per migliorare le condizioni di tutti?”. Questa la domanda con cui Scholz ha invitato prima Scaroni e poi il ministro ad offrire un’analisi della situazione e un’ipotesi di uscita dalle difficoltà.
L’intervento di Scaroni ha messo subito in evidenza le caratteristiche della struttura economica che hanno permesso all’Italia di iniziare la fase di ripresa dalla crisi non più come “pecora nera” dell’Europa, bensì subito dopo la Germania e ben oltre la Spagna.

“Ci hanno aiutato la patrimonializzazione delle famiglie, un certo ‘provincialismo’ delle nostre banche, una manifattura tipica e – qualche volta capita – un jolly: una maggioranza di governo forte che ha sostenuto una linea severa, senza tentennamenti”.
Ha quindi condiviso il messaggio che la mostra del Meeting propone, asserendo che “la crisi è l’occasione per sottoporsi a un check-up per un cambiamento di segno positivo”. Quali gli scogli da superare? “Togliersi di dosso gli ultimi residui di un certo egualitarismo sessantottino cha ha chiuso verso il basso la nostra economia”. Educazione, università, semplificazione dell’amministrazione pubblica, soprattutto al Sud, sono gli ambiti di intervento irrinunciabili per un’Italia finalmente competitiva e attraente per i capitali esteri.

Tremonti ha iscritto il suo intervento nella concezione agostiniana del tempo: memoria, visione e speranza. “Propongo una riflessione nella logica della responsabilità. La globalizzazione segna il passaggio dall’età della certezza a quella dell’incertezza” e ha continuato sottolineando le differenze tra il mondo del G7 e il G20. Per l’Europa ciò ha voluto dire “la fine del differenziale di favore coloniale”: oggi Paesi un tempo deboli si propongono sul mercato in modo del tutto competitivo.

Quali chance ha l’Europa? Quelle coraggiosamente individuate a partire dalle decisioni prese dalla Banca centrale europea in merito alla situazione della Grecia e dalla creazione del Fondo di difesa europea. E non sono solo misure le misure di difesa, ma anche quelle di ri-scrittura di un nuovo patto di stabilità e di una nuova politica comune a definire l’architettura dell’Europa della globalizzazione.

E l’Italia? “La responsabilità del governo che rappresento è disegnare una politica che avanza: sul presupposto della tenuta dei conti possiamo guardare al futuro”, ha dichiarato il ministro. Otto sono stati i punti di riflessione attorno ai quali ha quindi definito il quadro economico/istituzionale: risanare il differenziale competitivo negativo dell’Italia; modulare tutto il diritto sulla nuova realtà globale; concludere i passi per il federalismo fiscale; alleggerire la pressione fiscale; favorire una politica che metta al centro famiglia, lavoro e ricerca, affrontare il problema dell’energia. Il ministro ha concluso: “Sono punti aperti a tutti gli uomini di buona volontà”.

Significativo il passaggio relativo all’istruzione. “È un fattore competitivo fondamentale. Molto abbiamo fatto e continuiamo a fare, anche per la ricerca”. Il ministro ha definito “strategica” l’istruzione tecnica, purtroppo del tutto trascurata in questo momento.

(G.L.)
Rimini, 25 agosto 2010