Rimini, 22 agosto 2024 – Un’importante occasione di riflessione sul futuro del welfare italiano, quella che alle 17:00, nella Sala Gruppo FS C2 della Fiera di Rimini, si è svolta sul tema “Vivere di più, vivere meglio? Il welfare al bivio”, organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà. L’invecchiamento della popolazione, la sostenibilità dei servizi sociali e l’integrazione delle nuove generazioni nel tessuto sociale ed economico: questo il ventaglio dei temi trattati durante il panel. Relatori sono stati Mario Abbadessa, senior Managing Director & Country Head Hines Italy; Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia all’Università Milano Bicocca; Mauro Billetta, parroco a Palermo; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; e Monica Poletto, coordinatrice del Tavolo Tecnico legislativo del Forum del Terzo Settore. L’incontro è stato condotto da Enrico Castelli e Irene Elisei.
L’invecchiamento demografico: una sfida per il welfare
Ad aprire il convegno, Elisei: «Quest’anno ci concentriamo sul futuro del welfare italiano. Il nostro è un ciclo di tre incontri; abbiamo cominciato ieri con le emergenze e le necessità degli anziani. Oggi ci concentriamo invece sui bisogni di altre famiglie, quelle che devono occuparsi delle persone con disabilità o della cura dei bambini», ha esordito, mettendo in luce la crescente necessità di ripensare le nostre città e i nostri spazi urbani per renderli più inclusivi e adatti alle nuove esigenze sociali. La riflessione iniziale ha preparato il terreno per l’intervento di Blangiardo, che ha presentato un quadro dettagliato delle tendenze demografiche attuali, evidenziando come il calo delle nascite e l’aumento della popolazione anziana stiano ponendo sotto pressione il sistema di welfare italiano. «Meno di 400 mila nascite lo scorso anno, un calo del 36% rispetto agli anni precedenti. Gli over 65 in Italia sono più di 14 milioni, e la forza lavoro nei prossimi vent’anni calerà di circa 6 milioni di unità», ha spiegato, mettendo in guardia sulle conseguenze di un sistema che rischia di diventare insostenibile senza interventi significativi.
Blangiardo ha inoltre sottolineato l’urgenza di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto da parte delle donne, e l’importanza di politiche che incentivino la natalità. Ha evidenziato come il fenomeno dell’invecchiamento non riguardi solo l’Italia, ma sia una tendenza diffusa in molti Paesi occidentali, con il rischio di un declino economico se non si adottano misure correttive. «O aumentiamo la partecipazione al mercato del lavoro, o ci troveremo inevitabilmente ad affrontare un calo del PIL pro capite del 18%», ha affermato Blangiardo, esortando a un’azione concertata tra Stato, privati e terzo settore per rispondere a queste sfide.
La risposta delle città: il caso di Napoli
Manfredi, ha portato l’esperienza della sua città, illustrando come l’amministrazione stia affrontando le disuguaglianze sociali e le difficoltà economiche attraverso un approccio mirato. «Napoli è una città-mondo dove all’interno c’è tutto e il contrario di tutto, e le differenze di reddito, di livello di istruzione e di occupazione tra i quartieri della città sono enormi», ha dichiarato, sottolineando come le politiche locali debbano adattarsi alle diverse realtà del territorio. Ha parlato della necessità di personalizzare gli interventi, come nel caso degli asili nido, dove la domanda varia notevolmente tra quartieri borghesi e periferici. «A Scampia abbiamo dovuto costruire la domanda, coinvolgendo le famiglie e le mamme in un’azione di welfare rivolta non solo ai bambini, ma all’intero nucleo familiare», ha spiegato il sindaco, mettendo in luce come un approccio integrato, che tenga conto delle specificità di ciascuna comunità, possa fare la differenza nel migliorare la qualità della vita dei cittadini. A Napoli, infatti, sono in corso diversi progetti di riqualificazione urbana: si vuole non solo migliorare l’aspetto estetico della città, ma anche ricucire il tessuto sociale nei quartieri più degradati.
Manfredi ha sottolineato l’importanza di una cooperazione tra pubblico e privato: «Riqualificare i luoghi significa anche riqualificare le comunità che li abitano. È un processo che richiede tempo, risorse e, soprattutto, la volontà di collaborare», ha concluso, evidenziando come la città stia cercando di affrontare queste sfide con un approccio pragmatico e inclusivo.
Dal palco ha rivolto una sorta di appello alla politica affinché «pensi di più ad investire sulle città, quelle grandi come i piccoli comuni, perché significa pensare alle persone, significa investire di più su quello che è il vivere quotidiano, la casa, la mobilità, che poi è costruire il futuro del paese».
Il Terzo settore: un alleato indispensabile
Poletto ha parlato dell’importanza del terzo settore nella costruzione di un welfare più inclusivo e sostenibile. «C’è un terzo settore che è cresciuto tantissimo, che si è professionalizzato, e che oggi è un elemento indispensabile nel sistema di welfare del nostro Paese», ha dichiarato, mettendo in evidenza come la collaborazione tra pubblico e privato sia essenziale per affrontare le sfide sociali ed economiche. Ha citato il concetto di co-programmazione e co-progettazione introdotto dalla legge di riforma del terzo settore del 2017, che rappresenta una sintesi perfetta del principio di sussidiarietà. «Il terzo settore non deve intervenire a metà partita. Deve essere coinvolto fin dall’inizio, nella definizione dei bisogni e nella progettazione delle soluzioni», ha affermato la relatrice, esortando a un maggiore dialogo tra le istituzioni pubbliche e le realtà del terzo settore.
Poletto ha anche sottolineato l’importanza di uscire dall’autoreferenzialità, un rischio sempre presente nel terzo settore, per aprirsi a una collaborazione più ampia e inclusiva. Ha citato esempi di buone pratiche di cooperazione tra grandi e piccole organizzazioni, che hanno dimostrato come il lavoro di rete possa amplificare l’impatto sociale delle iniziative. «Dobbiamo imparare a lavorare insieme, a mettere in comune le risorse e le competenze per affrontare le sfide sempre più complesse del nostro tempo», ha concluso, esprimendo ottimismo sul futuro del terzo settore in Italia.
L’emergenza abitativa: un nodo cruciale
Abbadessa ha portato la prospettiva del settore privato, sottolineando l’importanza di affrontare l’emergenza abitativa come prerequisito per qualsiasi strategia di welfare efficace. «Oggi c’è un’assoluta emergenza abitativa. Possiamo parlare di welfare, di servizi sociali, ma se non ci sono le abitazioni, tutti questi discorsi rimangono sterili», ha dichiarato, criticando l’inerzia della politica nel rispondere a questa urgenza. Ha illustrato il progetto di rigenerazione urbana in corso a Milano, presso l’ex ippodromo, dove Hines sta realizzando 800 unità abitative, di cui 300 dedicate esclusivamente agli anziani. «Stiamo costruendo un quartiere che non è solo residenziale, ma che offre anche servizi sociali e spazi di aggregazione, perché la qualità della vita dipende non solo dall’abitazione, ma dall’ambiente in cui si vive», ha spiegato Abbadessa, sottolineando come la collaborazione tra pubblico e privato sia essenziale per realizzare progetti di questo tipo.
Abbadessa ha anche parlato della necessità di un approccio imprenditoriale che non sia solo orientato al profitto immediato, ma che tenga conto del ritorno a lungo termine. «Fare del bene conviene, ma non è solo una questione di marketing. È una strategia che garantisce stabilità e sostenibilità nel lungo periodo», ha affermato, invitando gli investitori a considerare l’impatto sociale dei loro progetti come un valore aggiunto.
L’esperienza di Danisinni: un modello di rigenerazione sociale
Billetta ha condiviso l’esperienza di rigenerazione urbana e sociale avviata nel quartiere Danisinni, un esempio di come la collaborazione tra pubblico, privato e comunità locale possa trasformare un’area degradata in un modello di inclusione e sviluppo. «Quando siamo arrivati a Danisinni, dieci anni fa, abbiamo trovato un quartiere totalmente dimenticato, senza alcun presidio pubblico. Abbiamo iniziato un lavoro che ha coinvolto tutta la comunità, creando asili, biblioteche, e spazi per il lavoro artigianale e la socialità», ha raccontato il parroco, evidenziando come la rigenerazione urbana non possa prescindere dalla partecipazione attiva degli abitanti. Ha parlato della creazione di una fattoria sociale, di un poliambulatorio e di case di emergenza per le famiglie in difficoltà, progetti che hanno contribuito a risollevare il quartiere e a creare un senso di appartenenza e solidarietà. «La vera risorsa è la ricchezza dell’umanità che ci fa essere figli di Dio. In questa umanità riscoprire, riscattare, riconoscere e restituire dignità è stato il principio di fondo del nostro lavoro», ha dichiarato Billetta, sottolineando come la sussidiarietà circolare sia stata la chiave del successo di questo progetto.
Il parroco ha concluso il suo intervento con un richiamo all’importanza della fiducia e della solidarietà come basi per qualsiasi processo di rigenerazione sociale. Ha parlato delle difficoltà incontrate lungo il percorso, ma anche delle tante soddisfazioni e dei successi ottenuti grazie alla collaborazione tra tutte le parti coinvolte. «Questo progetto ci ha insegnato che la rigenerazione è possibile, ma solo se ci stiamo tutti dentro, nessuno escluso», ha affermato, invitando a continuare su questa strada per costruire comunità più forti e coese.
L’incontro si è concluso con un appello a un maggiore impegno da parte di tutti – istituzioni, imprese, terzo settore e cittadini – per costruire un welfare che non sia solo un insieme di servizi, ma un vero e proprio strumento di inclusione sociale e di miglioramento della qualità della vita. «Il welfare non è solo una questione di risorse, ma di visione, di capacità di guardare al futuro con coraggio e determinazione», ha affermato Elisei.