Gli Stati non sono più tanto uniti

Redazione Web

Rimini, 22 agosto 2024 – Alle 17:00, nella Sala Neri Generali-Cattolica della Fiera di Rimini, si è tenuto il convegno “Gli Stati non sono più tanto uniti. Ricucire gli strappi della democrazia americana”. L’evento, che ha visto la partecipazione di illustri relatori come Paul W. Kahn, Robert W. Winner Professor of Law and the Humanities presso la Yale Law School e autore di Democracy in Our America (Yale University Press), e Joseph H.H. Weiler, University Professor alla NYU Law School e Senior Fellow al Center for European Studies di Harvard, ha offerto una riflessione approfondita sulle profonde divisioni che attraversano la società americana contemporanea. A moderare l’incontro è stato Mattia Ferraresi, caporedattore del quotidiano Domani, con un intervento in video collegamento dagli Stati Uniti di Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica.

La democrazia americana in crisi: divisioni e polarizzazione

Ferraresi ha introdotto sottolineando la gravità delle divisioni interne agli Stati Uniti, che non sono solo politiche, ma coinvolgono profondamente la società civile: «Il titolo del nostro incontro è “Gli Stati non sono più tanto uniti”, un titolo che riflette una realtà preoccupante: l’America sta attraversando una fase di profonda polarizzazione, dove le differenze non vengono più vissute come parte integrante della democrazia, ma come elementi di frattura insanabile». Ha poi passato la parola a Molinari, collegato da Chicago, dove si stanno svolgendo eventi cruciali per la campagna elettorale del Partito Democratico. Il direttore de La Repubblica ha offerto una panoramica dettagliata sulla situazione politica attuale, evidenziando il ruolo crescente delle donne all’interno del partito e il tentativo di ricostruire un’unità che si era persa negli ultimi anni. «Ciò che colpisce è la determinazione del Partito Democratico di presentarsi come una grande coalizione inclusiva, in contrasto con il movimento populista e divisivo di Trump», ha osservato.

Kahn, nel suo intervento, ha approfondito la questione della polarizzazione, spiegando come essa sia diventata patologica per la democrazia americana. «La democrazia vive di divisioni, ma quando queste diventano così profonde da impedire qualsiasi forma di dialogo e cooperazione, allora siamo di fronte a una crisi», ha affermato. Ha sottolineato che la democrazia americana sta mostrando segni di cedimento proprio perché le istituzioni non riescono più a mediare tra le diverse fazioni. «Il rischio è che le elezioni e le decisioni della Corte Suprema non vengano più accettate come legittime da una parte consistente della popolazione, e questo porta a una delegittimazione generale del sistema democratico», ha aggiunto.

La violenza come sintomo di una società malata

Kahn ha poi affrontato il tema della violenza negli Stati Uniti, un fenomeno che, secondo lui, è solo la punta dell’iceberg di una società profondamente malata. «La violenza negli Stati Uniti non è solo un problema di armi o di criminalità, ma riflette una patologia sociale più profonda. È il segno di una disgregazione della comunità, di un individualismo esasperato che lascia le persone sole e disperate», ha spiegato. Il relatore ha fatto riferimento ai numerosi episodi di violenza di massa, come le sparatorie nelle scuole, sottolineando che questi eventi non sono semplicemente il risultato di una facile accessibilità alle armi, ma di un disagio psicologico e sociale che non trova risposta nelle istituzioni. «La società americana è diventata incapace di prendersi cura dei suoi membri più vulnerabili, e questo si riflette in un aumento della violenza e della criminalità in alcune aree del paese», ha concluso Kahn.

La sfida della democrazia: partecipazione e rispetto

Weiler ha poi offerto una riflessione sulla natura della democrazia e su ciò che sta minando la coesione sociale negli Stati Uniti. «La democrazia non può esistere senza un “demos”, un popolo unito da un senso comune di appartenenza e rispetto reciproco. Il problema oggi è che negli Stati Uniti questo “demos” si sta spaccando», ha affermato. Weiler ha criticato la retorica del disprezzo che, a suo avviso, sta alimentando il risentimento e la polarizzazione politica. «Quando una parte della popolazione si sente disprezzata e non rispettata, il risultato è un’esplosione di rabbia e frustrazione che può minare le basi stesse della democrazia», ha osservato. Weiler ha poi evidenziato come questa mancanza di rispetto sia stata sfruttata politicamente, in particolare da figure come Donald Trump, che hanno saputo trasformare il risentimento in una forza politica mobilitante.

Kahn ha ripreso questo tema, sottolineando l’importanza di una partecipazione attiva alla vita civica come antidoto alla polarizzazione. «La democrazia non è solo votare ogni quattro anni, ma è partecipare alla vita della comunità, costruire relazioni di fiducia e rispetto reciproco. Purtroppo, negli ultimi decenni abbiamo assistito a un declino della partecipazione civica, con il risultato che molte persone si sentono sempre più isolate e alienate», ha spiegato. Ha anche criticato l’influenza negativa dei media, che tendono a esacerbare le divisioni piuttosto che promuovere il dialogo. «Abbiamo bisogno di recuperare lo spirito comunitario che una volta caratterizzava la società americana, altrimenti rischiamo di perdere ciò che rende la democrazia funzionante», ha concluso Kahn.

Il ruolo della religione, della razza e dell’immigrazione nella crisi americana

Un altro tema centrale del dibattito è stato il ruolo della religione, della razza e dell’immigrazione nella crisi della democrazia americana. Weiler ha chiesto a Kahn di riflettere su come questi tre fattori stiano influenzando la politica americana. Kahn ha risposto sottolineando che la questione razziale rimane uno dei nodi irrisolti della democrazia americana. «La schiavitù e il genocidio sono peccati originali che gli Stati Uniti non hanno mai veramente espiato. Questo ha creato una frattura profonda nella società americana, una frattura che ancora oggi si manifesta in forme diverse, come le disuguaglianze razziali e la tensione tra diverse comunità etniche», ha spiegato. Ha poi parlato dell’immigrazione, descrivendola come una questione particolarmente difficile da gestire per i politici americani. «L’immigrazione è una sfida complessa che nessuno dei due partiti è riuscito a risolvere in modo soddisfacente. C’è sempre un conflitto tra il rispetto dei diritti degli immigrati e la necessità di mantenere il controllo sui flussi migratori», ha osservato.

Kahn ha infine affrontato il tema della religione, sottolineando come negli Stati Uniti ci sia una tradizione di separazione tra Chiesa e Stato che ha contribuito a mantenere la pace religiosa. Tuttavia, ha avvertito che le recenti decisioni della Corte Suprema, come la revoca della sentenza Roe vs Wade, potrebbero riaccendere conflitti che sembravano ormai superati. «La religione è sempre stata un tema delicato in America, ma oggi vediamo una polarizzazione crescente anche su questo fronte, con il rischio di ulteriori divisioni», ha concluso.

Il convegno si è concluso con una riflessione sull’importanza di riconoscere e affrontare le sfide che minacciano la democrazia americana. Kahn e Weiler hanno concordato sul fatto che, nonostante le difficoltà, il progetto americano rimane uno dei più grandi esperimenti democratici della storia. «La democrazia americana ha attraversato molte crisi, ma è sempre riuscita a rinnovarsi e a superare le difficoltà. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di recuperare i valori fondamentali di rispetto, partecipazione e inclusione se vogliamo che questo progetto continui a prosperare», ha affermato Kahn. Weiler ha concluso con un avvertimento: «Se non affrontiamo seriamente queste divisioni, rischiamo di vedere la democrazia americana crollare sotto il peso delle sue stesse contraddizioni».

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