Il volontariato, una realtà giovane

Redazione Web

Rimini, 24 agosto 2024 – Il Meeting di Rimini è la testimonianza viva che il volontariato, soprattutto giovane, è una realtà tutt’altro che scomparsa o a rischio. Con questa consapevolezza, alle ore 14:00, presso l’Arena Cdo C1 della Fiera, si è tenuto il convegno dal titolo “Il volontariato: una realtà giovane”, organizzato dalla Compagnia delle Opere Sociale. L’incontro ha visto la partecipazione di Franco Bagnarol, membro del Movimento del Volontariato Italiano (MoVI); Lorenzo Carnovale, CEO e fondatore di JoBobo; Vanessa Pallucchi, vicepresidente di Legambiente e portavoce del Forum Terzo Settore; ed Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera e responsabile dell’inserto “Buone Notizie – L’impresa del bene”. La moderazione è stata affidata a Marco Emilitri, rappresentante di Portofranco.

L’essenza del volontariato

Proprio Marco Emilitri ha aperto il convegno introducendo il tema dell’incontro e sottolineando come il volontariato sia un fenomeno profondamente radicato in Italia: «Nonostante tutte le trasformazioni in atto, fare un’esperienza concreta di carità continua ad attirare migliaia di persone», ha affermato. Ma il cuore dell’uomo, nonostante il passare del tempo e il mutare delle circostanze sociali e culturali, resta ancora attratto dalla possibilità di mettersi al servizio degli altri. Emilitri ha citato Don Giussani per sottolineare il principio fondamentale che anima l’azione volontaria: «La legge suprema del nostro essere è condividere l’essere degli altri, mettere in comune se stessi».

Lo stato di salute del volontariato

Elisabetta Soglio, citando i dati del volontariato nazionale, ha evidenziato che esiste una crescente tendenza tra i giovani a impegnarsi in attività di volontariato informale: «È vero che ci sono meno giovani che aderiscono formalmente alle realtà del terzo settore, ma è altrettanto vero che ci sono molti più giovani che scelgono di fare esperienze di servizio gratuito», ha affermato Soglio, ricordando il contributo volontario dei giovani durante la pandemia o le emergenze naturali.

La direttrice di “Buone Notizie” ha continuato spiegando che la generazione attuale, contrariamente ai luoghi comuni, non è disinteressata o superficiale, ma che, al contrario, si interroga profondamente sul senso della vita e che trova nel volontariato una risposta concreta alle proprie domande etiche: «I nostri giovani si fanno domande di senso. Io non credo che siano diventati la generazione della superficialità solo perché traviati dai social», ha dichiarato, sottolineando come il disagio giovanile, spesso associato all’uso dei social media, nasconda in realtà una ricerca di valori e di scopo.

Soglio ha anche espresso preoccupazione per il rischio di autoreferenzialità nel mondo del terzo settore, sottolineando come la mancanza di collaborazione tra le diverse realtà possa indebolire l’efficacia del volontariato. Per lei, la forza del volontariato risiede nella capacità di fare rete e di condividere risorse e competenze, una pratica che diventa sempre più cruciale in un contesto sociale ed economico in continua evoluzione.

Il volontariato come risposta al bisogno di comunità

Vanessa Pallucchi ha riflettuto sul ruolo del volontariato nel costruire e rafforzare le comunità. Ha evidenziato come il volontariato non sia solo una risposta ai bisogni immediati, ma anche un modo per ricostruire legami sociali in una società sempre più frammentata e individualista: «Oggi manteniamo a fatica questi legami comunitari e sicuramente quando si fa volontariato si ricostruiscono», ha affermato.

Pallucchi ha inoltre discusso la necessità di un nuovo approccio al volontariato che tenga conto delle sfide contemporanee, come l’era dell’individualismo e la crisi dei corpi intermedi. Ha invitato a riflettere su come le organizzazioni di volontariato possano adattarsi a questi cambiamenti, promuovendo una visione più inclusiva e partecipativa: «Abbiamo fatto una indagine sulle competenze dei volontari, sono molto consapevoli del ruolo che hanno momento, molto meno di essere la spina dorsale del Paese». E se è vero che siamo nell’era dell’individualismo, è altrettanto vero che «oggi c’è la necessità della ricerca di una aggregazione, di un collettore. Tutti corpi intermedi vivono una crisi, a iniziare dai partiti politici, anche le associazioni. Viviamo tutti in una fase di grande transizione. Ma siamo costruttori di collettività, di comunità. E chi fa volontariato ricerca anche questo: un senso di appartenenza», ha detto la portavoce del Forum Terzo Settore.

Fare volontariato dunque aiuta a ricostruire le relazioni, la comunità. E si domanda e domanda al pubblico in sala Pallucchi: «Si parla di volontariato liquido, ma si può stare in una liquidità se non c’è un collettore che costruisce quel senso di comunità e ci fa riflettere per dire chi siamo dove andiamo?».

Infine, Pallucchi ha toccato il tema della transizione che molte organizzazioni stanno vivendo, sottolineando la necessità di affrontare queste sfide con un rinnovato impegno verso la costruzione di comunità solidali. «Siamo in una fase di profonda transizione. Che cos’è che dà senso a queste organizzazioni? Che comunque sono delle costruzioni di collettività e di comunità», ha affermato, esprimendo la speranza che il volontariato possa continuare a rappresentare un pilastro fondamentale nella costruzione di una società più giusta e inclusiva. Da ultimo, un appello per sensibilizzare contro la frammentazione delle organizzazioni di volontariato, che rischia di indebolire l’impatto complessivo del terzo settore. L’invito è stato ad un maggiore impegno nella costruzione di reti collaborative, che possano unire le forze e massimizzare l’efficacia delle iniziative di volontariato: «Lavorare insieme permette di mettere insieme diverse competenze che completano le lacune degli altri».

La storia del volontariato italiano

Franco Bagnarol ha condiviso la sua lunga esperienza nel mondo del volontariato, iniziata quando era giovane grazie all’incontro con lo scoutismo. Ha raccontato come il terremoto del Friuli nel 1976 abbia segnato una svolta nella sua vita, portandolo a organizzare oltre 10mila capi educatori per aiutare le popolazioni colpite. «Quello che abbiamo dovuto di fatto organizzare era dire “andate pure a casa” perché arrivavano non attrezzati, non autonomi», ha ricordato Bagnarol, sottolineando l’importanza di un volontariato ben organizzato e preparato per affrontare situazioni di emergenza.

Bagnarol ha poi parlato dell’incontro con Monsignor Nervo e Tavazza, considerati i padri del volontariato italiano, che gli hanno trasmesso una visione del volontariato come testimonianza di solidarietà, strumento di cambiamento sociale e pratica di prevenzione e promozione sociale. «Il volontariato come pratiche di prevenzione e di promozione sociale, volontariato che si impegna per la giustizia anziché per l’assistenza», ha affermato, mettendo in luce l’evoluzione del volontariato da semplice assistenza a vera e propria forza propulsiva per il cambiamento sociale.

Egli ha inoltre riflettuto sul ruolo del volontariato nel promuovere la cultura della solidarietà e della partecipazione, sottolineando come il volontariato sia un’esperienza che arricchisce non solo chi riceve aiuto, ma anche chi lo offre. Ha condiviso l’importanza del dono come principio fondante del volontariato, ricordando che «tutto quello che non abbiamo donato è stato perso», e invitando i presenti a considerare il volontariato non come un semplice atto di generosità, ma come un elemento fondamentale per costruire una società più giusta e solidale.

Bagnarol ha poi portato l’esempio del Movimento del Volontariato Italiano, che promuove una rete di associazioni basate su legami comunitari e relazioni interpersonali forti, sottolineando come questi legami siano essenziali per il successo delle iniziative di volontariato. «Il tema della gratuità e il radicamento nella vita comune in cui si opera, la cura delle relazioni e la dimensione politica dell’agire per il cambiamento verso una società più giusta e sostenibile», ha dichiarato, descrivendo l’approccio del MoVI come un modello di riferimento per il volontariato moderno.

Innovazione tecnologica e volontariato

Lorenzo Carnovale ha portato una prospettiva innovativa, presentando la sua piattaforma Jobobo, nata per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro occasionale e volontariato. Ha spiegato come l’idea sia venuta dalla constatazione che molti giovani, pur desiderando impegnarsi nel volontariato, trovano difficile conciliare queste attività con gli impegni lavorativi e di studio. «Il volontariato aiuta a capire il motivo per cui si fanno le cose», ha dichiarato Carnovale, sottolineando come dedicare tempo agli altri possa offrire un senso più profondo alla propria vita.

Carnovale ha inoltre parlato dell’importanza di offrire opportunità concrete di volontariato, utilizzando strumenti digitali per superare le barriere logistiche e organizzative. Ha citato l’esperienza dei giovani durante le emergenze, come quella dell’alluvione in Romagna, dove molti si sono mobilitati spontaneamente per aiutare le comunità colpite. «Crediamo che offrendo queste possibilità concrete uno possa scoprire di più su sé stesso», ha affermato, presentando la sua piattaforma come uno strumento per valorizzare e facilitare l’impegno volontario.

Inoltre, Carnovale ha discusso come la tecnologia possa giocare un ruolo cruciale nel rinnovare il volontariato, permettendo una maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze dei giovani. Ha spiegato come Jobobo non sia solo una piattaforma per trovare opportunità di lavoro, ma anche un mezzo per connettere i giovani con esperienze di volontariato che possano arricchire il loro percorso formativo e personale. «Il nostro obiettivo è creare uno strumento che possa facilitare l’incontro tra domanda e offerta, non solo nel lavoro, ma anche nel volontariato, per dare a tutti la possibilità di contribuire in modo significativo alla società», ha concluso Carnovale, invitando i presenti a esplorare le potenzialità della tecnologia come alleato nel promuovere il volontariato.

Il futuro del volontariato

Il convegno si è concluso con una riflessione sul futuro del volontariato, con interventi che hanno sottolineato la necessità di un approccio più consapevole e strutturato. Franco Bagnarol ha ricordato l’importanza della gratuità e della relazione nel volontariato, affermando che «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Elisabetta Soglio ha ribadito l’importanza di fare rete tra le organizzazioni del terzo settore, per rendere più incisiva la loro azione. «Il rischio principale di tutto il mondo del terzo settore è che ogni ente parli solo a sé stesso diventando autoreferenziale», ha osservato Soglio, invitando a una maggiore collaborazione tra le diverse realtà.

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