Rimini, 21 agosto 2024 – Enrico Ruggeri, cantautore, conduttore radiofonico e conduttore televisivo, introdotto da Massimo Granieri, sacerdote, critico musicale e scrittore, ha raccontato le sue “40 vite: la ricerca di un senso tra musica e letteratura” all’Auditorium isybank D3 del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Letture dei versi delle canzoni sono state curate dall’attrice Giulia Villa. L’evento ha ricevuto il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Illumia e Tracce, confermando l’importanza del connubio tra cultura e riflessione nel contesto del Meeting.
Un’avventura meravigliosa che l’artista ha deciso di raccontare senza filtri e a cuore aperto nella recente autobiografia “40 vite (senza fermarmi mai)”, pubblicato da “La nave di Teseo”, in cui ripercorre la sua lunga carriera artistica. Granieri ha sottolineato come le canzoni di Enrico Ruggeri siano state capaci di accompagnare generazioni di ascoltatori, offrendo non solo intrattenimento, ma anche profondi spunti di riflessione. Un viaggio tra musica e introspezione.
«La musica è stata la mia ragione di vita», ha scritto Ruggeri. «Il mondo è molto cambiato dal 1977, dal mio primo album in studio. Eventi pubblici e privati hanno accompagnato il mio viaggio: spesso li ho raccontati, a volte li ho anche anticipati, come tutti li ho vissuti. È venuto il momento di riavvolgere il nastro». «Non c’è mai stato un momento della mia esistenza che non sia stato accompagnato, raccontato e sottolineato da una canzone». Queste parole hanno dato il via a un dialogo appassionato tra Granieri e Ruggeri, che ha esplorato il ruolo della musica come strumento di comprensione e di espressione del sé. Ruggeri ha subito catturato l’attenzione del pubblico con la sua presenza magnetica, sottolineando come la sua carriera musicale sia stata sempre guidata dalla ricerca di un suono autentico, capace di esprimere le sfumature più intime della sua esperienza di vita. «La musica è una disciplina che si fa tra amici, con il sorriso sulle labbra», ha affermato, citando David Byrne. Ha poi descritto la complessità del processo creativo, che richiede non solo talento, ma anche una grande capacità di collaborazione e di empatia con gli altri musicisti coinvolti.
Nel corso della serata, Ruggeri ha anche parlato del suo profondo legame con la letteratura, che considera una fonte inesauribile di ispirazione per la sua musica. Ha citato alcuni dei libri che lo hanno maggiormente influenzato, tra cui “Frankenstein” di Mary Shelley, un romanzo che ha definito «un prodigio scritto da una 19enne». Ruggeri ha spiegato come questo libro, al di là della sua trama, contenga una riflessione profonda sulla paura della morte e sulla ricerca dell’immortalità, temi che risuonano fortemente anche nella sua musica. Ha poi raccontato come la figura di Geppetto, il padre di Pinocchio, sia stata per lui una metafora potente della paternità e della condizione umana in generale: «Geppetto per me era un simbolo, un uomo talmente innamorato del ruolo della paternità che non avendo una compagna costruisce un bambino», ha spiegato, descrivendo come questa immagine abbia ispirato una delle sue canzoni più toccanti. Granieri ha colto l’occasione per approfondire il tema del rapporto tra musica e letteratura, sottolineando come Ruggeri sia riuscito a trasporre in musica i temi più complessi e profondi della letteratura, rendendoli accessibili a un pubblico vasto e variegato. Il dialogo tra i due ha evidenziato come la musica possa essere uno strumento potentissimo per esplorare e comunicare le sfumature dell’esperienza umana, attraverso l’intreccio di parole e suoni che raccontano storie universali.
«Per scrivere canzoni oggi ci sono una serie di scorciatoie che non migliorano la qualità del prodotto creativo. Una canzone affidata a una band con un progetto preciso vale molto di più di quella affidata a una macchina. Vengo da una generazione in cui ti facevano i contratti per cinque album. Voleva dire che avevi davanti del tempo per crescere e crearti un tuo pubblico con pazienza. Basta guardare agli artisti che durano da 40 anni. Cantanti che ci piacciano, vivi o morti, da Gaber a De André, a Guccini, a Vasco Rossi, non hanno subito sfondato. Potevano permettersi di andare avanti per la propria strada fino a che il pubblico non li avrebbe capiti. Nelle condizioni attuali, i ragazzi, già poveri spiritualmente e che bramano la rivalsa social, non potranno mai scrivere una canzone che duri nel tempo», ha detto l’artista.
Uno dei momenti più toccanti della serata è stato quando Ruggeri ha parlato del suo rapporto con la paternità, un tema che ha affrontato sia nella sua vita personale che nella sua musica («sono un Geppetto che grida il dolore», ha scritto). Ruggeri ha raccontato di aver avuto figli di diverse generazioni, sottolineando come il mondo sia cambiato radicalmente tra la nascita del suo primo figlio, nel 1990, e quella dei suoi figli più giovani, negli anni 2000. «Ho avuto due generazioni di figli diverse perché il 34enne è nato nel 1990, un mondo preciso, completamente diverso, con una fortissima propensione spirituale più forte della sua passione per la musica», ha spiegato. Ha poi riflettuto sulla difficoltà di essere un buon padre, soprattutto quando si è impegnati in una carriera come la sua, che spesso lo porta lontano da casa: «Come tutti i padri di questi anni, finisco per trincerarmi dietro alla frase che la qualità del tempo è più importante della quantità, ma questo già denota una carenza», ha ammesso. Ha poi raccontato di come abbia cercato di costruire un rapporto con i suoi figli, nonostante le sfide, condividendo un aneddoto toccante su come un concerto di Alice Cooper abbia segnato l’inizio di un legame più stretto con uno dei suoi figli. Granieri ha quindi introdotto una riflessione su come il tema dell’orfanezza, spesso presente nei discorsi di papa Francesco, si colleghi alle esperienze personali di Ruggeri, aprendo un dialogo su come la musica possa esprimere i sentimenti più profondi e talvolta inconfessabili legati ai rapporti familiari.
In “Forma 21”, dedicata a Lou Reed, Ruggeri ha raccontato quell’attimo di stupore che sorprende il morente e lo introduce nell’eternità. «È una della canzoni di cui vado più fiero, oggi si vuole cancellare anche il pensiero della morte, perfino i cimiteri sorgono fuori città come se ci si dovesse vergognare. La cosa più difficile e bella da affrontare è la morte. Lou Reed ebbe vicino la moglie Laurie Anderson fino all’ultimo istante. La morte è un tabù, invece la considero un motore che muove tutto. Facciamo cose per lasciare un segno del nostro passaggio, soprattutto noi artisti. Nella canzone “L’ultima donna” canto della persona più importante nella vita di un uomo. È l’ultima, quella che ti starà accanto nel momento del passaggio».
La ricerca del Mistero e la dimensione spirituale della musica, è stato un altro tema centrale della serata. Un concetto che Ruggeri ha esplorato a lungo nella sua carriera artistica. Granieri ha ricordato come don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, utilizzasse spesso il termine “Mistero” per riferirsi al Creatore, e ha chiesto a Ruggeri di riflettere su questo concetto in relazione alla sua musica. Ruggeri ha ammesso di sentirsi profondamente legato all’idea di un Mistero che guida la vita umana, pur riconoscendo le difficoltà di dare un volto concreto a questa presenza. «Sento una presenza che mi accompagna. Non ho dubbi in questo. Non ho dubbi nel fatto che, al di là dell’egoismo di dire “la preghiera è un atto consolatorio, pregare mi fa stare meglio”, però questo può voler dire poco. In realtà io ho un dialogo sento che tutto questo nostro percorso terreno non è fine a sé stesso», ha dichiarato Ruggeri, esprimendo il suo personale rapporto con la spiritualità. Granieri ha poi fatto riferimento alla canzone “Mistero”, con cui Ruggeri ha vinto il Festival di Sanremo, definendola “strana” dal punto di vista musicale, ma particolarmente significativa per il suo testo. Ruggeri ha spiegato che in quella canzone ha cercato di esprimere l’essenza del Mistero senza mai nominare direttamente la parola “amore”, creando un’atmosfera di sospensione e di ricerca che rispecchia la sua visione della vita e della fede. Questo segmento dell’incontro ha offerto una profonda riflessione su come la musica possa essere un veicolo per esplorare e comunicare la dimensione spirituale dell’esistenza, attraverso testi che interrogano il senso ultimo delle cose e melodie che evocano l’infinito.
La serata si è conclusa con una riflessione sulla musica nella società contemporanea. Ruggeri ha parlato della sua preoccupazione per l’impoverimento del linguaggio nella musica moderna, citando come esempio negativo il fenomeno della trap, un genere che spesso si caratterizza per testi poveri e ripetitivi. «Le canzoni di oggi, quelle almeno che sentiamo – e non è detto ci siano anche delle cose interessanti – non sono certamente quelle che sentite quando salite in macchina e accendete la radio, sono scritte da persone che non hanno letto, che usano 500 parole invece di 50.000», ha affermato Ruggeri. Granieri ha aggiunto che la letteratura è una risorsa fondamentale per chiunque voglia scrivere canzoni di qualità, e ha invitato Ruggeri a riflettere su come la sua vasta cultura letteraria abbia influenzato la sua produzione musicale. Questo dialogo ha messo in luce la visione di Ruggeri sulla musica come arte che richiede impegno, dedizione e una costante ricerca di senso, al di là delle logiche commerciali che dominano l’industria musicale odierna.
L’incontro si è chiuso con una performance dal vivo di Ruggeri, che ha eseguito alcuni dei suoi brani più celebri, tra cui “Il mare d’inverno”, una canzone che ha commosso il pubblico per la sua intensità emotiva. Granieri ha ringraziato l’artista per la sua generosità e per aver condiviso con il pubblico del Meeting non solo la sua musica, ma anche le sue riflessioni profonde sulla vita, la fede e l’arte. Ha sottolineato come la serata sia stata un esempio di come la musica possa essere un veicolo di ricerca di senso, capace di toccare le corde più intime dell’anima umana e di aprire nuovi orizzonti di comprensione e di speranza. Ruggeri, da parte sua, ha espresso la sua gratitudine per l’accoglienza calorosa ricevuta e ha ribadito il suo impegno a continuare a scrivere e a cantare con autenticità, cercando sempre di rimanere fedele a sé stesso e alla sua visione del mondo. Con queste parole, la serata si è conclusa, lasciando nei presenti un profondo senso di arricchimento e di ispirazione.