Dal bisogno all’integrazione

Redazione Web

Rimini, 21 agosto 2024 – Alle 17:00, nella Sala Neri Generali-Cattolica della Fiera di Rimini, si è tenuto il convegno intitolato “Dal bisogno all’integrazione”, organizzato nell’ambito della XLV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Il convegno ha affrontato il delicato tema dell’integrazione sociale, esplorando le dinamiche che legano istituzioni pubbliche, settore privato e organizzazioni non governative nella promozione di una società inclusiva e sostenibile. Tra i relatori sono intervenuti Marco Ceresa, Group CEO di Randstad, Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, e Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca Onlus. A moderare il dibattito è stato Angelo Picariello, giornalista di Avvenire, che ha guidato i partecipanti attraverso un confronto ricco di spunti e riflessioni, ancorati alla realtà quotidiana e alle sfide attuali.

Picariello ha aperto la discussione sottolineando la centralità della persona nelle politiche di integrazione, richiamando l’articolo 2 della Costituzione italiana che riconosce le formazioni sociali come fondamentali per la dignità umana: «In un momento storico caratterizzato da profonde incertezze e sfide globali, è essenziale che le istituzioni e la società civile collaborino per rispondere ai bisogni delle persone, promuovendo la dignità e il rispetto reciproco». Il giornalista ha rimarcato come l’inflazione e l’aumento del costo della vita abbiano spinto milioni di persone verso la povertà, rendendo ancora più urgente la necessità di politiche efficaci di integrazione e sostegno sociale.

«Il Meeting è un luogo dove, da 45 anni, persone di diversa estrazione e cultura si incontrano per cercare risposte comuni alle grandi domande del nostro tempo», ha detto Picariello, richiamando l’attenzione sul ruolo cruciale che il Meeting stesso gioca nel promuovere una visione inclusiva e partecipativa della società. Ha concluso sottolineando l’importanza di affrontare la questione dell’integrazione con un approccio che metta al centro la persona e la sua dignità, al di là di qualsiasi considerazione economica o politica.

 

I migranti sono innanzitutto persone

Il ministro Piantedosi ha offerto una prospettiva istituzionale sulla questione dell’integrazione, sottolineando l’importanza di un approccio basato sulla prevenzione e sulla sussidiarietà. «Il Ministero dell’Interno non si occupa solo di sicurezza, ma lavora quotidianamente per intercettare i bisogni più profondi della società e rispondere ad essi con efficacia», ha affermato, evidenziando come solo attraverso un lavoro congiunto si possano affrontare con successo le sfide poste dall’immigrazione e dall’integrazione. Ha parlato dell’importanza di considerare la centralità delle persone nelle politiche di integrazione, sottolineando che non basta soddisfare i bisogni economici, ma è necessario riconoscere e rispettare la dignità e l’umanità di ogni individuo.

Piantedosi ha poi discusso l’importanza della sussidiarietà orizzontale, spiegando come il Ministero dell’Interno lavori in stretta collaborazione con le organizzazioni del terzo settore per gestire i beni confiscati alla criminalità organizzata e per promuovere l’inclusione sociale. «Lo Stato non può fare tutto da solo; abbiamo bisogno della collaborazione delle organizzazioni della società civile per rispondere in modo efficace alle sfide dell’integrazione», ha dichiarato. Ha inoltre evidenziato l’importanza di un approccio basato sulla realtà concreta e sui dati, evitando le contrapposizioni ideologiche che spesso dominano il dibattito pubblico sull’immigrazione.

 

Riguardo il tema dei migranti, per il numero uno del Viminale «troppo spesso la discussione si fonda solamente su elementi economici. Da una parte, insomma, c’è una contrapposizione ideologica e, in parallelo, una prospettazione solo economica, ma riguardo la vita dei migranti e le loro aspirazioni bisogna sempre ricordare che si tratta di persone».

«Non c’è nessuno Stato che può avere l’illusione di gestire in autonomia fenomeni di grande complessità senza il ruolo delle associazioni del terzo settore. Nessuna organizzazione statale e nessuna formula di governo può prescindere dalle organizzazioni sociali: intermediazione significa arrivare meglio negli interstizi della vita civile e della vita sociale. Si devono creare dei meccanismi di incrocio tra l’offerta di aiuto della società civile e il contributo sempre importante delle istituzioni che ne sono responsabili, attraverso un’articolazione territoriale che si è rivelata la formula più vincente», ha proseguito Piantedosi.

L’invito del ministro, dunque, è di «discutere sulla cittadinanza» senza «condizionamenti ideali o addirittura ideologici». «La nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di permessi di soggiorno in tutta Europa. I dati sono pubblici, sono su Eurostat. Nella sequenza decennale siamo il Paese al primo posto in termini assoluti di cittadinanze concesse che diventano un numero ancora più importante se lo si rapporta al numero della popolazione residente complessiva e ancora più al numero dei cittadini stranieri residenti. In alcuni casi arriviamo in quest’ultimo calcolo a quasi il doppio rispetto a paesi importanti come Germania o Francia», ha concluso.

 

L’integrazione è la risposta alla fragilità

Sinigallia ha parlato dell’esperienza della sua organizzazione nell’ambito dell’assistenza ai più vulnerabili, illustrando come la fragilità possa essere trasformata in una risorsa per la costruzione di un tessuto sociale più forte e coeso. «La fragilità non è solo una condizione da cui fuggire, ma un’opportunità per costruire relazioni più profonde e significative», ha affermato, spiegando come la collaborazione tra istituzioni pubbliche e private sia essenziale per rispondere efficacemente ai bisogni delle persone più vulnerabili. Ha sottolineato il ruolo fondamentale delle organizzazioni del Terzo settore nella promozione dell’integrazione, evidenziando come la sinergia tra diversi attori possa fare la differenza nella vita delle persone.

«Ma c’è ancora tanto da fare», ha detto Sinigallia ricordando la situazione di Milano: 16mila alloggi Aler sfitti perché da ristrutturare e le 10mila persone in lista d’attesa: «Perché non pensare di mettere assieme più attori tra pubblico e privato sociale?».

Sinigallia ha poi discusso l’importanza del concetto di “Housing First”, un approccio che vede la casa non come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza per la ricostruzione della vita delle persone in difficoltà. «L’integrazione passa attraverso la stabilità abitativa, che è la base per ogni altro tipo di progresso personale e sociale», ha spiegato. Ha illustrato i progetti di housing sociale realizzati dalla Fondazione, che hanno permesso a centinaia di famiglie di trovare una nuova stabilità e di reintegrarsi nella società. Ha inoltre evidenziato l’importanza del lavoro congiunto tra il settore pubblico e quello privato, sottolineando come solo un approccio integrato possa affrontare efficacemente le sfide poste dalla povertà e dall’esclusione sociale.

 

Il ruolo del lavoro nell’integrazione

Ceresa ha offerto una prospettiva sul ruolo cruciale del lavoro nell’integrazione, parlando delle sfide che il mercato del lavoro italiano deve affrontare per includere persone provenienti da contesti diversi. «Il lavoro è un diritto e un dovere, ma soprattutto è uno strumento fondamentale per l’integrazione», ha affermato, spiegando come Randstad stia lavorando per formare e includere nel mercato del lavoro italiano persone provenienti da altri Paesi, con particolare attenzione all’insegnamento della lingua italiana e delle competenze civiche necessarie per integrarsi con successo. Ha poi sottolineato l’importanza di superare i pregiudizi e le barriere culturali all’interno delle aziende italiane, affermando che l’integrazione non è solo una questione di numeri, ma di qualità delle relazioni umane.

Ceresa ha discusso l’impatto della demografia sul mercato del lavoro, evidenziando la necessità di attrarre talenti dall’estero per sostenere l’economia italiana: «Il nostro Paese si trova di fronte a una sfida demografica importante, che richiede di includere persone provenienti da altri contesti culturali ed economici». Ha poi illustrato le iniziative di Randstad per favorire l’inclusione, come i programmi di formazione per i lavoratori stranieri, che comprendono corsi di lingua italiana e di educazione civica. Ceresa ha inoltre parlato della necessità di creare ambienti di lavoro inclusivi, dove persone di diverse origini possano crescere e contribuire al successo dell’azienda, sottolineando l’importanza di valorizzare il potenziale di ogni individuo.

 

La collaborazione necessaria tra istituzioni e società civile

Il convegno si è concluso con una riflessione comune sull’importanza della collaborazione tra istituzioni e società civile per costruire una società più inclusiva. Picariello ha ringraziato i relatori per i loro interventi, sottolineando come il Meeting per l’amicizia fra i popoli rappresenti un luogo privilegiato per affrontare questi temi con uno spirito costruttivo e orientato al bene comune. «Se vogliamo costruire una società più giusta e umana, dobbiamo partire dall’integrazione, intesa non solo come accoglienza, ma come riconoscimento reciproco e valorizzazione delle diversità», ha affermato.

Sinigallia ha evidenziato la necessità di una rete solida tra istituzioni, privato sociale e volontariato, per affrontare le emergenze sociali in modo efficace e sostenibile: «Fare rete non significa solo unire le forze, ma lavorare insieme seguendo un percorso comune, monitorando i progressi e adattando le strategie alle esigenze reali delle persone». Ceresa ha ribadito l’importanza di un approccio culturale all’integrazione, che valorizzi le differenze e promuova la comprensione reciproca. «Lavorare assieme significa capire gli obiettivi di tutti e trovare soluzioni che soddisfino le esigenze di tutti», ha detto.

Piantedosi ha concluso esprimendo la disponibilità delle istituzioni a collaborare con la società civile per affrontare le sfide dell’integrazione, sottolineando l’importanza di un approccio realistico e non ideologico. «La discussione sull’integrazione deve essere scevra da condizionamenti ideali o ideologici e basata su dati concreti e realistici», ha affermato, invitando le forze politiche e la società civile a lavorare insieme per costruire una società più inclusiva e giusta.

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