Sostenibilità del debito e sviluppo economico

Redazione Web

Rimini, 21 agosto 2024 – Alle 13:00, nella Sala Neri Generali-Cattolica della Fiera di Rimini, si è tenuto il convegno intitolato “Sostenibilità del debito e sviluppo economico”, organizzato in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà e con il sostegno di isybank, Forma.Temp e Illumia. L’incontro ha visto la partecipazione di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, introdotto da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Il dibattito si è concentrato su temi cruciali per il futuro economico dell’Italia e dell’Europa, con particolare attenzione alle sfide poste dal debito pubblico, alla necessità di una crescita economica sostenibile e all’integrazione europea.

«Viviamo un momento di passaggio», ha esordito Vittadini «da una economia finanziaria verso un’altra idea di economia, verso una politica industriale che abbia al centro la persona e la produzione di beni». Negli ultimi 15 anni nella maggior parte delle economie avanzate la produttività è diminuita, ma nel nostro Paese è strutturalmente tra le più basse: 0,3 per cento. «È essenziale mettere a tema come rilanciare la produttività, ovvero il rapporto tra prodotto e persone occupate. Perché la diseguaglianza non è frutto di cattiva redistribuzione di ricchezza ma del modo in cui si pensa lo sviluppo».

 

L’essenziale è il nucleo di valori che dà direzione alle nostre azioni

Alla sua prima volta al Meeting di Rimini, per il governatore della Banca d’Italia «è stato estremamente emozionante vedere quanti giovani sono impegnati e con quanto entusiasmo vengono svolti i diversi compiti». Nella sua relazione il  numero uno di Via Nazionale ha toccato i nodi essenziali che vanno sciolti per conseguire una crescita economica robusta, equilibrata, sostenibile. «L’essenziale rappresenta ciò che rimane quando il superfluo viene eliminato, il nucleo di valori e obiettivi che dà direzione e significato alle nostre azioni. Eppure, distratti dall’immediato e dal contingente, perdiamo spesso di vista ciò che davvero conta. Lungi da me pensare che l’aspetto economico costituisca l’essenza della vita umana, ma certo ne costituisce una parte importante».

 

L’importanza dell’integrazione europea

Panetta ha sottolineato il ruolo cruciale del progetto europeo, nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale con l’obiettivo di generare benessere e prosperità e garantire la pace. «L’integrazione europea ha portato a una significativa crescita del reddito pro capite e ha favorito la specializzazione produttiva e l’efficienza». Ma dopo decenni in cui la globalizzazione sembrava inarrestabile, le dispute geopolitiche sono tonate a minacciare il sistema di scambio e la stessa stabilità dell’economia mondiale. Un tale scenario comporta rischi significativi per l’economia europea, dipendente dalla domanda estera e povera di materie prime. «È fondamentale proseguire il cammino di integrazione».

 

La riduzione del debito e la necessità di una politica fiscale responsabile

Molte delle debolezze strutturali dell’economia europea si ritrovano in quella italiana: bassa crescita, stagnazione della produttività, preoccupante prospettiva demografica. «La crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti, primo fra tutti la riduzione del debito pubblico».

L’Italia è l’unico Paese nell’area Euro in cui la spesa pubblica per gli interessi sul debito è pari a quella per l’istruzione. Un debito elevato limita le possibilità di investire nel capitale umano, nell’innovazione e nella crescita, ostacolando il potenziale di sviluppo del Paese e la capacità di finanziare politiche pubbliche essenziali per il futuro, come l’istruzione e la sanità. La questione della sostenibilità del debito non riguarda solo la capacità di ripagarlo, ma anche l’effetto che un alto livello di indebitamento ha sull’economia, in particolare. «L’esigenza di ridurre il debito prescinde dalle regole europee. Noi dobbiamo ridurre il debito non perché ci sono delle regole, ma perché è conveniente farlo». Per intervenire sul prodotto e sulla crescita, occorrono prudenza fiscale, riforme e investimenti, con un obiettivo a medio termine.

 

Il mercato del lavoro e il nodo della produttività

Nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani, con effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici e sulla sostenibilità dei debiti pubblici. «In questo contesto, è essenziale aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare in Paesi come  l’Italia dove il divario tra partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età è ancora troppo ampio». Anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una riposta razionale.

Solo una maggiore produttività – cioè un incremento del prodotto per ore lavorate – potrà assicurare lo sviluppo e redditi elevati». L’industria europea è intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli di frontiera. Il caso dell’Intelligenza Artificiale è emblematico: le aziende hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia. In Europa tra il 2013 e il 2023 gli investimenti nel campo dell’IA sono stati pari a 20 miliardi di dollari, contro i 330 degli Stati Uniti e i 100 miliardi della Cina. «Rafforzare l’Europa non è solo una necessità economica, è anche il modo per affermare la nostra sovranità strategica e i nostri valori fondamentali».

 

Riforme e investimenti essenziali per l’Europa e per l’Italia

Per tenere il passo col il progresso globale l’Unione Europea deve avviare riforme profonde e effettuare ingenti investimenti. «Tra le riforme, sottolineo l’importanza di creare una capacità fiscale comune e centralizzata, senza la quale l’attuale governance rimane squilibrata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio». Essenziale tra le riforme necessarie per la competitività dell’economia europea è anche l’allargamento del mercato unico a settori oggi esclusi come l’energia e le telecomunicazioni. Quanto agli investimenti nei comparti strategici – come l’alimentare, l’energia, la sanità e la difesa – saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati. «Irrealistico pensare che le sole finanze pubbliche o i singoli Paesi possano sostenerla da soli».

 

L’inflazione e la politica monetaria europea

Sul ruolo della politica monetaria e del sistema bancario nel sostenere l’economia durante la sequenza di shock senza precedenti osservata negli anni scorsi  «con l’intervento della Banca Centrale Europea e l’adozione di  una politica restrittiva si è evitato che la fiammata inflazionistica si radicasse. Questo ha frenato in qualche modo la crescita, ma la fine di questa fase restrittiva potrebbe essere vicina e si va verso una fase di allentamento delle condizioni di politica monetaria.

«La politica fiscale avrà un ruolo maggiore nella stabilizzazione ciclica rispetto al passato, perché gli shock sono sempre più frequenti e sempre più globali e la sola politica monetaria non ce la fa a sostenere l’economia. Serve il contributo della politica fiscale insieme a quella monetaria per sostenere l’economia».

 

Quali scelte ci consegneranno un domani migliore?

«Le ricette sono quelle che ci hanno guidato finora, i valori che hanno ispirato la nascita dell’Europa: principio di cooperazione con l’obiettivo di costruire un’economia capace di affrontare le sfide globali. Solo così potremo lasciare alle generazioni future un’Italia e un’Europa che abbiano saputo distinguere l’essenziale dal superfluo, orientando le proprie scelte verso ciò che conta davvero».

 

Conoscenza, dialogo, continuità

Le conclusioni dell’incontro affidate Vittadini sono riassunte in tre parole. «Conoscere, dialogare e continuare a lavorare insieme: sono gli elementi chiave per costruire un futuro migliore per l’Italia e per l’Europa. Conoscere per poter migliorare è essenziale. Essenziale è poi il metodo, ovvero il dialogo: creare un nesso tra le istituzioni e la vita della gente ne fa un fattore anche di speranza. Il terzo elemento essenziale, infine, è la continuità, l’impegno continuo e quotidiano.

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