L’essenziale? “È la spina dorsale della vita”.

20 Agosto 2024
Parola di Giorgio Paolucci ex vicedirettore di Avvenire.

Giorgio Paolucci con la redazione del Villaggio Ragazzi

“Una persona non è il suo errore”. Una delle cose che ci ha colpito di più di Giorgio Paolucci, ex vicedirettore di Avvenire, è l’umanità, in particolare verso gli immigrati che vedeva in piazza Duomo ogni giovedì pomeriggio e domenica.

Il giornalista ci ha anche raccontato il percorso che ha intrapreso per inseguire il suo sogno. Un sogno che è partito da un lavoro molto umile: il correttore di bozze, mestiere che oggi non esiste più e che consisteva nel confrontare il testo del giornalista con quello del tipografo.

Per raggiungere il suo apparentemente lontano obiettivo iniziò a parlare con diversi giornalisti che cominciarono a insegnargli il mestiere e, in seguito, gli permisero di scrivere anche articoli suoi.

Questo fu uno dei periodi più impegnativi della sua vita, perché faceva due lavori in contemporanea, andando a dormire tardi e svegliandosi presto la mattina.

Diventato giornalista, Paolucci cominciò ad andare in giro per Milano a raccogliere notizie, notando anche uno strano gruppo mai visto prima sul sagrato del Duomo di Milano.

Spinto dalla curiosità si informò e scoprì che ogni giovedì pomeriggio un gruppo di colf (collaboratrici familiari) si riuniva per avere notizie del proprio Paese e parlare la propria lingua. Perché proprio il giovedì pomeriggio? Perché, insieme alla domenica, erano i loro giorni liberi.

Questo episodio lo colpì particolarmente, infatti, la maggior parte dei suoi articoli parla di storie di immigrati. Ed è proprio l’interesse per queste tematiche a portarlo, negli anni, a scrivere anche un libro: “Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia”. È uscito nel 2022 e Paolucci ne ha gentilmente omaggiato una copia alla redazione del Villaggio Ragazzi.

Al tema degli immigrati, il giornalista ha anche dedicato due mostre del Meeting: la prima nel 2016, intitolata: “Migranti la sfida dell’incontro”, la seconda, nel 2017, dal titolo “Nuove generazioni. I volti giovani dell’ Italia multietnica”.

Dopo anni di interviste fatte ai carcerati da giornalista, oggi Paolucci torna a trovarli, ma come volontario. E la felicità che vedeva dipingersi sui loro volti allora, è la stessa che vede quando li va a trovare oggi, perché si sentono trattati come persone, nonostante i reati che hanno commesso.

Questa passione, che continua a coltivare oggi, da pensionato, dimostra che “un giornalista non va mai in pensione, almeno finché il cervello funziona!”.

 

Anna Benedetta, Arianna, Maria e Sofia