ALLA RICERCA DELLA “TERRA PROMESSA” NEL PENSIERO BIBLICO

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Joseph Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. Introduce Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

La Terra Promessa nel pensiero biblico non è solo un territorio. È una metafora dell’essenziale della vita. La ricerca della Terra Promessa, il viaggio verso la Terra Promessa, non è geografico. Non è limitato nel tempo e nello spazio. È un’esplorazione spirituale, un viaggio che accompagna una persona dalla nascita alla morte.

Con il sostegno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

ALLA RICERCA DELLA “TERRA PROMESSA” NEL PENSIERO BIBLICO

ALLA RICERCA DELLA “TERRA PROMESSA” NEL PENSIERO BIBLICO  

Giovedì 22 agosto 2024 ora 13:00 

Auditorium Isybank D3 

Partecipano: 

Joseph Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. 

Introduce: 

Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano  

 

Alberto. Buongiorno a tutti i presenti, benvenuti. Un caro saluto anche a tutti coloro che ci seguono in streaming o attraverso i vari canali collegati. Non c’è bisogno che vi presenti un grande amico del Meeting come Joseph Weiler. Però, però attenzione, un momento, c’è bisogno che vi chieda un segno particolare di affetto perché questo è il ventesimo Meeting a cui partecipa. Partecipare vuol dire prendere parte, ma di più essere parte di questo Meeting. Non è semplicemente un ospite il professor Weiler, è un amico che cammina con noi. Il fatto di essere compagno di strada è uno dei segni effettivi di cosa significhi il Meeting e di cosa significhi concretamente collaborare a costruire, a edificare la pace. Con lui noi facciamo sempre l’esperienza di essere aiutati da un grande uomo di scienza, da un grande giurista, ma soprattutto da un uomo di fede ebreo, di essere aiutati a scoprire sempre meglio chi siamo noi, a riscoprire l’incontro che ha dato e dà senso e gusto alla vita. Per cui è vero che questo momento di lettura biblica nel corso di questi vent’anni ha acquistato non solo un posto particolare all’interno del variegato programma del Meeting, ma rappresenta veramente un cammino di crescita comune. Non è un caso che quest’anno l’incontro che si svolgeva tradizionalmente in un ambiente più raccolto sia andato in overbooking molte settimane prima dell’incontro, suggerendo agli organizzatori un contesto più ampio che naturalmente rende il rapporto un po’ più, non informale, ma un po’ più faticoso. Ma detto questo, il tema che ha scelto Joseph Weiler è un tema essenziale e lui ci spiegherà subito perché, in un anno molto particolare, in un anno carico di orrore dal 7 ottobre, di dolore e distruzione per una guerra che fa soffrire a volte in modo atroce innocenti di due popoli, per il risorgere di fenomeni già denunciati e condannati più volte, ma ultimamente, dal Cardinal Pizzaballa, fenomeni come un risorgente antisemitismo. Ecco, sono tutti temi che non affronteremo sicuramente direttamente in questa ora, ma temi che si agitano come ferite profonde nel nostro cuore. E il tema di oggi evoca qualcosa che parla di un’originalità, di un’iniziativa molto particolare, di una modalità ancora oggi per l’uomo contemporaneo scandalosa, di un Dio che vuole identificarsi con particolari storici dentro alle vicende umane. Dio sceglie un uomo, Abramo. Dio sceglie un popolo, che diventa popolo per questa scelta. Dio promette una terra. A questa iniziativa sono state date e vengono date letture diverse, culturali, politiche, strumentalizzazioni diverse. Ma con l’aiuto di Joseph Weiler, vogliamo essere aiutati a riscoprire il senso profondo, quello che riguarda la vita di ciascuno di noi alla ricerca della terra promessa nel pensiero biblico. Perché questa scelta, Joseph? 

Weiler. Prima devo dire, ecco, che sono molto emozionato. Scusatemi, davvero. E vorrei dare il benvenuto a tutti, ma specialmente a quel gruppo che sta leggendo la Bibbia dal primo capitolo. Dio volendo, riusciremo a finire tutta la Bibbia. Abbiamo già dedicato un anno e mezzo leggendo ogni giorno un capitolo e riunendoci ogni settimana per discutere. E siamo arrivati oramai al secondo libro dei Re. Abbiamo visto che cattivo Re era Salomone, per esempio. Allora, questo gruppo in particolare è un benvenuto. Sono miei amici settimanali. E un altro commento prima di rispondere alla tua domanda. Quando ero presidente dell’Università Europea qualche anno fa, mi hanno detto che in Italia tu non puoi portare una giacca bianca, perché solo i camerieri lo fanno. Io sono felice di essere vostro cameriere, solo che io offro un tipo di pasto diverso. Ora rispondo alla domanda. Come sapete, ogni anno, quando facciamo questa lezione, cerco di collegarla al tema principale del Meeting. A volte è molto facile: quando abbiamo celebrato i 40 anni del Meeting, era facile parlare del significato del numero 40 nella Bibbia. Ma quest’anno, se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo? Mi sembrava che il titolo che ho dato è lo stesso titolo, *alla ricerca della terra promessa*. È l’essenziale, no? Allora corrisponde, secondo me, perfettamente. Ora, allacciate le cinture di sicurezza. È vero che di solito, come ha detto Don Pino, recentemente, quando si pensa alla terra promessa, si pensa a questo pezzo di terra, a questo territorio geografico, che fra l’altro mai nella sua storia non era una terra di latte e miele. Cioè, la terra promessa nel senso geografico è importante. Ma quello che cercherò di mostrare, e vediamo se ci riesco, si può anche fare buuuu, è che quasi sempre il testo della Bibbia parla con due voci. La terra promessa come un luogo geografico, un territorio specifico, promesso a un popolo specifico, ma allo stesso tempo si parla di una terra promessa spirituale. Allora, questo è il tema principale del mio discorso oggi. Va bene, Don Pino? Ok. Mi ha dato l’autorizzazione. Vediamo sullo schermo. Vorrei concentrarmi sui primi tre versetti di questo capitolo, che è la prima volta che il Signore si rivela ad Abramo, e che ci menziona la terra promessa. Potremmo dedicare tutti i nostri 60 minuti a questi tre versetti, però vediamo come va. E sin dall’inizio si vede questa dualità. Perché leggiamo, “Il Signore disse ad Abramo”, perché ancora è Abramo, non è ancora Abramo, “vattene dalla tua terra, dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti indicherò”. E possiamo andare alla prossima slide, per favore? E vedete, versetto 4: “Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore”. Torniamo alla prima slide. Ora sarà anche un pochino lezione su come bisognerebbe leggere la Bibbia, non in fretta, perché già vedete che nella prima discorso del Signore ad Abramo non c’è un territorio definito, non dice la terra di Canaan, la Palestina, eccetera, dice “alla terra che io ti indicherò”. E senza sapere quale terra sia, Abramo partì. Allora, la vera terra promessa, nei primi versetti, non è un luogo concreto. La terra promessa è l’impegno di una persona di accettare l’imitatio Dei, di seguire il Signore. Quella è la terra promessa, perché non è concreta. Una terra promessa può essere qualsiasi cosa. E Abramo non domanda dove sia, quale terra, come sia possibile, eccetera, e Abramo partì. Allora, già nel primo versetto c’è l’indicazione che dobbiamo pensare alla nozione di terra promessa non solo in senso materiale, geografico, territoriale, ma anche, o forse soprattutto, in senso spirituale, perché nota bene, qualsiasi terra che il Signore indica sarà la terra promessa. Poteva anche dire Italia, ma sapeva che gli italiani… Allora, questa è la prima indicazione di questa dualità. È solo dopo che c’è una specificazione territoriale-materiale. Questo è il primo punto da notare. Andiamo al secondo slide di nuovo. “Ben dirò coloro che ti benedicono e coloro che ti maledicono maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. Allora, anche qui pensiamo sul serio alla parola. Sì, la terra promessa è quel pezzettino di territorio in Palestina. Non può essere la terra promessa di tutte le famiglie della terra. La terra promessa di cui il Signore parla con Abramo, se deve essere la terra di tutte le famiglie del mondo, per definizione deve essere una terra spirituale, perché sia geografica come è possibile che tutte le famiglie possano entrare in quella terra promessa. Invece, se la terra promessa è accessibile a tutte le famiglie del mondo, non c’è altra conclusione: deve essere una terra spirituale, perché sì, una terra materiale non può esserlo. Ho ragione o non ho ragione? O meglio, ho ragione o ho ragione? Allora già da subito si vede l’importanza di leggere con attenzione e di notare che, prima di arrivare alla specificazione, già in questi tre versetti c’è un messaggio importantissimo. Qualsiasi terra che il Signore indica è la terra promessa, e se è accessibile a tutte le famiglie del mondo, non può essere territoriale. Deve essere spirituale. E per me è molto significativo, e mi ripeto, ma siete già abituati a che mi ripeta, “Allora Abramo partì”. Abramo partì perché ha accettato questa nozione. La terra promessa è seguire il Signore, imitazio Dei. Andiamo avanti. No, siamo lì. C’è un’altra cosa che non si nota. Torniamo al primo slide, per favore. Ecco. No, quello prima. 

Weiler. È molto significativo che Dio dica: “Vattene dalla tua terra, verso la terra che io ti indicherò”. Che cosa è importante qui? Per arrivare alla terra promessa è necessario un cammino. San Paolo ebbe la fortuna di quel colpo, la conversione, eccetera, ma quello è San Paolo. Noi, esseri umani, per arrivare alla terra promessa, dobbiamo camminare. È importantissimo questo. Non è una cosa che, se dici di sì, sei già nella terra promessa. No, Dio avverte Abramo: c’è un cammino da fare. E poi vediamo, quando dopo 400 anni di schiavitù in Egitto… Allora, anche questo è importante, perché non è solamente un cammino nello spazio, ma anche un cammino nel tempo. “Vattene” sarà un processo lungo. Hanno aspettato 400 anni e poi il Signore è venuto a Mosè dicendo: “Ora ti conduco”, eccetera. Allora, già nei primi tre versetti vediamo che arrivare alla terra promessa è un processo lungo e arduo. Non puoi dire “accetto” e sei già nella terra promessa. No, sarà difficile. Coloro che leggono la Bibbia con me vedono che questo cammino verso la terra promessa, parlando spiritualmente, non finisce mai. Sono già nella terra promessa nel senso territoriale, ma il cammino verso la terra promessa nel senso spirituale continua. Ci siamo? 

Ora arriviamo a “Vattene dalla tua terra, dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre”. E questo è un po’ scioccante, non credete? Lasciare mio padre? Lasciare mia madre? Lasciare tutta la mia famiglia? Lasciare… come si direbbe in italiano? Homeland? Patria? Lasciare la mia patria? Vorrei dare a questo elemento un’interpretazione contemporanea, perché è drammatico. Lascia tuo padre, lascia tua madre, lascia il parentado, lascia la patria e vai, senza sapere neanche dove. Allora, vorrei dare due interpretazioni contemporanee, e siamo ancora sui primi tre versetti. 

La prima: noi, sfortunatamente, viviamo in una società secolare. L’Europa, con possibile eccezione della Polonia, è un continente secolare. Sapete quanta gente in Francia va a Messa? La Francia, essendo la figlia della Chiesa, solo il 7%. Non devo aggiungere altro, cioè siamo circondati, viviamo in una società secolare, e il secolarismo oggi non significa l’assenza di religione, è la nuova religione: il secolarismo. Allora, la prima interpretazione di “vattene dalla terra di tuo padre”, di nuovo, non è geografica. Devi capire che è necessario staccarsi dall’ambiente in cui vivi, e il cammino verso la terra promessa sarà in un certo modo controculturale. Puoi vivere a Milano, a Roma, a Napoli, ma in un certo senso sei controculturale. Questo è il significato contemporaneo di questo. Ma c’è un’altra cosa, secondo me, ancora più sfidante nella nostra situazione attuale. Qual è la trama? Io immagino che la gente che è seduta qui siano persone di fede, giusto? La maggior parte. Vedendo le facce, ci sono giovani, è terribile, mi fanno sentire la mia vecchiaia, tutti questi giovani… ma la maggior parte della gente seduta qui ha figli. Qual è la paura più grande di un genitore contemporaneo? La paura più grande è che i miei figli non seguano ciò che sto cercando di trasmettere nella mia casa, eccetera. Che smettano di andare a Messa, che abbandonino la vita cattolica, eccetera. Questa è la paura più grande di qualsiasi persona di fede contemporanea: perderò i miei figli. Ho ragione o ho ragione? 

Allora possiamo protestare contro il testo della Sacra Scrittura: che vuol dire “lascia tuo padre”? Quella è la cosa più tremenda che possa succedere a me: se i miei figli lasciano il cammino, il tipo di vita che io spero di trasmettere loro. Allora, come possiamo affrontare questa sfida che i primi versetti del testo ci pongono? In due sensi. Il primo: vorrei raccontare una storia della mia famiglia. Quando mio padre e mia madre vivevano ancora a Gerusalemme – sapete, mio padre, grande uomo – quando gli ho detto: “Vorrei studiare diritto, legge”, mi ha detto: “Guarda, figliolo, sarebbe il miglior mondo se tu facessi l’idraulico”. Non amava gli avvocati. Era un po’ più contento quando sono diventato accademico, professore. Allora, quando vivevano, pur vivendo negli Stati Uniti, ogni quattro anni passavamo un anno in Israele, così che i miei figli potessero conoscere bene il paese. Abbiamo vissuto nella casa dei miei genitori, eccetera, e abbiamo mandato nostra figlia maggiore a una scuola religiosa, solo ragazze, però progressista. Cioè, studiavano anche arte con figure nude, senza coprirle come avevano fatto al Davide di Savonarola. Questa scuola era criticata perché si diceva: “Voi siete progressisti, e la statistica è che il 40% dei vostri alunni, una volta terminata la scuola, smette di osservare la religione”. E la maestra, la fondatrice della scuola, disse: “Lo so, ma non cambio nulla”. Perché? Perché il 60% che rimane lo fa con coscienza, con conoscenza del mondo attuale e una scelta pensata. 

Qual è la connessione? Sto ancora spiegando quell’ansia dei genitori per i propri figli. No, orribile! Noi non vogliamo che i nostri figli seguano la strada che noi, come genitori, indichiamo per l’autorità del genitore. Perché “io sono il tuo babbo, allora devi seguire la mia parola”. Questo non vale. Vogliamo che lo facciano per coscienza personale, per una scelta personale. Lo faccio perché sono convinto che è la strada giusta, non perché me lo ha detto mio padre. In questo senso bisognerebbe capire “vattene dalla casa di tuo padre”. Vattene nel senso che la scelta esistenziale della terra promessa spirituale verrà da dentro e non dall’autorità dei genitori, per rispetto o amore del padre. E poi, leggendo e pensando a questo, ho fatto una piccola nota: non c’è forse una cosa simile anche in Gesù, nel Nuovo Testamento? Spiegaci, Don Pino. 

Alberto. Parole molto forti. Prendiamo per esempio Matteo: “Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me. Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua”. La cosa interessante, nel dialogo soprattutto con quelli che gli sono andati dietro per primi, è che Pietro glielo chiede apertamente: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Cosa ne abbiamo in cambio?” Domanda da uomo di lavoro, da uomo abituato a fare i conti con la concretezza del quotidiano. E Gesù dice: “Non c’è nessuno che abbia lasciato padre, madre, figli, figlie, fratelli, sorelle, amici, campi, ricchezze, che non riceva non solo la vita eterna, ma il centuplo quaggiù, insieme a persecuzioni”. Quindi, sono frasi che riecheggiano un po’ questi versetti iniziali di Genesi 12, molto, molto forti, molto forti. Ma, come già tu accennavi, mi pare che non ci sia solo l’aspetto che a volte viene moralisticamente sottolineato di una rinuncia, di un sacrificio, ma come condizione per una scoperta libera di qualcosa di grande. Chi parla oggi, mi verrebbe da dire, del centuplo, non dopo, ma quaggiù. 

Weiler. Grazie. Andiamo alla slide numero 5, per favore. Allora, Dio appare in visione e dice ad Abramo: “Io sono il tuo scudo, la tua ricompensa sarà molto grande.” Qui c’è qualcosa di importante, perché vediamo un altro dualismo. È una religione in crescita. In un certo senso, dal punto di vista teologico, anche il grande Abramo è ancora un bambino. Quando noi, con i nostri bambini, vogliamo che facciano o non facciano qualcosa, diciamo: “Se lo farai, ti darò un gelato; se non lo farai, chiamerò la polizia per punirti.” Hanno bisogno di un incentivo materiale, eccetera. E vediamo questo dualismo in tutto l’Antico Testamento. Cioè, il livello superiore è entrare nella Terra Promessa in senso spirituale, ma è necessario dare qualche incentivo materiale. E qui vedo l’incentivo materiale: “Io ti darò questa terra e tu sarai un grande popolo,” eccetera eccetera. Leggete ciò che è in giallo e passiamo alla prossima slide. E Abramo dice: “Ma come potrò essere un grande popolo? Non ho neanche un figlio,” perché ricordate, Sara era sterile. Non sappiamo se Sara fosse sterile o meno, ma Sara era considerata sterile. E Dio risponde: “Non preoccuparti, avrai un figlio.” E ora andiamo alla slide numero sette. Allora Abramo risponde: “Signore Dio, come potrò sapere che ne sarò il possessore?” Strano, eh? Possesso. Ecco, non mi criticare per il mio italiano. Perché questo è strano? Perché Dio l’ha appena promesso. E Abramo mette in dubbio: “Come posso sapere se davvero è giusto?” Allora, qual è la risposta di Dio? Dice: “Prendimi,” leggi tu così non mi imbarazzo. 

Alberto. Gli disse: “Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo.” Abramo andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra. Non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abramo li scacciò. 

Weiler. Allora, quali sono le due lezioni di questo testo? E siamo solo al versetto 8 della prima nozione della Terra Promessa. La prima domanda è: come Tommaso, il dubbioso Abramo, uno che non crede in Dio, è strano, no? Abramo, al quale Dio ha parlato, dice: “Come posso essere sicuro?” Forse alcuni di voi ricorderanno che abbiamo parlato nello stesso modo di Giacobbe. Dio si rivela a Giacobbe con la scala, e Giacobbe dice: “Se tu farai questo, se tu farai quello, allora sarai il mio Dio.” E siamo in un contesto mediorientale. Ma la nostra risposta allora è la stessa che darei oggi: si può capire, ed è commovente e profondo. Abramo non ha dubbi su Dio, ha dubbi su se stesso. “Io non merito questo. Come posso essere sicuro che sarò io e la mia discendenza ad avere tutto ciò che hai promesso?” E secondo me, questa è una lezione per tutti noi: sempre credere in Dio, ma allo stesso tempo dubitare sempre di noi stessi. Questa è la prima cosa da cogliere da questa sorprendente nozione che Abramo esprime. “Come posso essere sicuro?” Abramo, come suo figlio Isacco, come suo figlio Giacobbe, hanno dubbi, ma sono dubbi su se stessi, non su Dio, ma sulla propria fede. Questa è la prima lezione di questi versetti. La seconda, penso che vi sorprenderà, è l’importanza del rituale. Qui vediamo il primo rituale nelle Scritture sacre. Potremmo pensare che sia primitivo prendere queste due giovenche di tre anni, una capra, eccetera. E poi andiamo alla prossima slide? Sembra primitivo, no? Prima parliamo di un’epoca primitiva. Sarebbe stato normale, ma quello non è l’importante. L’importanza risiede nell’importanza del rito. È essenziale per la vita della fede. E quando il rito è sorprendente, quando il rito non è qualcosa che fai distrattamente, questo è il significato teologico profondo, perché significa che proviene da Dio trascendente. Non è una tua creazione, è la parola del Signore. E vediamo che in tutte le religioni hanno colto il significato del rito e a volte dei riti che fanno ridere i non religiosi. Si ridono, ma proprio questo è un elemento cruciale nel cammino verso la Terra Promessa spirituale: l’importanza del rito. Ma c’è un’altra cosa ancora più importante in questa pratica che sembra così primitiva. Qui vediamo. Andiamo a un’altra slide, per favore. 

SPEAKER. E un’altra slide ancora. E un’altra slide ancora. 

Weiler. Ecco, qui vediamo per la prima volta che, in quel giorno di questo rito, il Signore stabilisce questa alleanza con Abramo. Ho evidenziato la parola “alleanza”. Perché? Perché quando pensiamo, e mi ripeto di nuovo, però, i miei figli dicono, “Oh, di nuovo lui,” non fate come i miei figli, perché il monoteismo non è solamente credere in un Dio unico, ma è credere in un Dio trascendente, che non è una vacca, che non è una pietra, che non è il mare, che non è il sole, eccetera, che è qualcosa al di fuori della materialità del mondo. Ma la terza cosa, se volete, questa è la Santa Trinità del monoteismo abramitico, della tradizione giudeo-cristiana. Sono tre elementi: un Dio unico, un Dio trascendente, e la relazione con Dio è un’alleanza. Allora, pensate quanto è profondo. E qui, in questa indicazione, il cammino verso la Terra Promessa è basato su un’alleanza. Perché è così importante? Perché nell’alleanza ci sono due parti. Due parti sovrane. Dio non comanda, Dio offre. Come ha detto San Giovanni Paolo II, “La Chiesa non impone, ma propone,” e tocca a voi accettare o rifiutare. Il Dio monoteistico non è un Dio che dice “Salta” e tu devi saltare. È una proposta che tu devi accettare con piena libertà. Se non accetti con piena libertà, non è il cammino verso la Terra Promessa. E qui vediamo per la prima volta che nella tradizione abramitica la relazione con Dio è basata su questa nozione di alleanza: “Io vi offro qualcosa.” E ci sono due parti nell’alleanza. 

Allora, quando ora pensiamo al cammino verso la Terra Promessa, deve venire da dentro. Questo è il primo elemento della nozione di alleanza. Ma deve essere una promessa. Qui è più facile per me dare un esempio dalla mia tradizione. Non è che un giorno puoi dire: “Eh, va bene, osservo la regola kosher, ma questo prosciutto di Parma sembra così appetitoso, faccio un’eccezione.” No. Non puoi dire: “Eh, va bene, osservo il sabato, eccetera, ma domani ho un esame importante e mi metto a studiare.” No. È una promessa, una promessa verso te stesso, una promessa verso il Signore. Solo questo tipo di impegno è cruciale per il cammino verso la Terra Promessa, cioè un impegno che viene da dentro ma è stabilito con un’alleanza reciproca, in cui ci sono due parti. Dio ha fatto alcune promesse, io ho fatto alcune promesse, e già è fuori dalle mie mani. Non è una questione di volontà: un giorno mi sento in un modo, un altro giorno in un altro modo. È una lezione importante, eh? Pensate a ciò che abbiamo già visto in quei pochi versetti. Abbiamo visto che la Terra Promessa non può essere solo o principalmente territoriale, perché se fosse così non potrebbe essere offerta a tutto il mondo, a tutte le famiglie. Abbiamo visto che il cammino verso la Terra Promessa è un cammino, un cammino di un popolo nella tradizione giudeo-cristiana, ma anche un cammino personale, un cammino per tutta la vita, verso la Terra Promessa. 

E voglio sorprendervi fra qualche minuto con un’altra osservazione. Abbiamo visto che è radicato in una nozione di dubbio, non dubbio su Dio, ma sempre con un dubbio su noi stessi. Questo è il dubbio di Abramo. È essenziale. Se diventiamo orgogliosi, superbi, presuntuosi, pensando di avere la verità perché siamo cristiani, eccetera, siamo già su una strada sbagliata nel cammino verso la Terra Promessa. Bisogna sempre essere autocritici, come lo stesso Abramo, come Isacco, come Giacobbe. E poi abbiamo visto l’importanza del rito? Sì. Sono stanco, Don Pino, quindi oggi non vado alla Messa. No, no. Il rito è essenziale. E poi abbiamo visto l’importanza dell’alleanza, che viene da dentro e che è un impegno che non dipende dalla scelta del momento. Andiamo avanti. 

Qui siamo già nel libro dell’Esodo e ho messo questo passo per ironia, perché qui il Signore ripete l’Alleanza e dice: “Verso una terra dove scorrono latte e miele.” E chi conosce la storia di questa parte di terra, che si chiama Israele, Palestina, e Cana, sa che non c’è mai stato un periodo di latte e miele. Mai. Infatti, alcune cose non le dirò. Allora, anche il latte e il miele sono i latte e miele del cuore. Non è il latte e il miele che si compra in pasticceria. Andiamo avanti. Qui c’è qualcosa che ogni tanto ci disturba: si parla di altri popoli, e si dice: “Essi non abiteranno più nella tua terra, altrimenti ti faranno peccare contro di me.” Per favore, leggi ciò che è in giallo. 

Alberto. Essi non abiteranno più nella tua terra, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dei e ciò diventerebbe una trappola per te. 

Weiler. Allora, mettiamo da parte le allusioni politiche, geopolitiche, che fanno peccare la gente, ma qui c’è un messaggio importante. È l’altro lato della stessa moneta, quando abbiamo detto, vattene dal… e ho detto sì, tu sei in una società secolare, il cammino verso la terra promessa è controculturale. E qui si ripete questa idea. Bisognerebbe capire che l’ambiente in cui mettiamo i nostri figli va a influenzare il loro cammino verso la terra promessa. Non so come vanno le cose in Italia, ma, di nuovo, parlando personalmente, le migliaia e migliaia di famiglie che vogliono mantenere l’Alleanza, l’Alleanza che comincia con Abramo, e parliamo di 3.500 anni, fanno un sacrificio enorme a mandare i loro figli alle scuole religiose. E perché lo fanno? Primo, perché vogliono che i figli siano coscienti della loro eredità intellettuale, spirituale, eccetera, che non siano ignoranti, ma anche perché capiscano quanto è importante l’ambiente in cui il ragazzo cresce. Questo è il significato di questa frase. L’ambiente oggi è più terrificante perché l’ambiente dei nostri figli è la rete sociale, e lì non possiamo controllare. Ma bisognerebbe essere attenti al pericolo proprio per questo, perché l’ambiente ha un’influenza sul riuscire ad arrivare al cammino. Andiamo avanti? Qui siamo già nel Nuovo Testamento. Giusto, Don Pino? Leggiamolo, cominciando con “Fratelli.” 

Alberto. Fratelli, ecco, vi parlo da uomini… No, non riesco a leggere. Un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualcosa. Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice la scrittura “discendenti” come se si trattasse di molti, ma “alla tua discendenza” come a uno solo, cioè Cristo. 

Weiler. Prima è importante perché verifica la tesi con la quale abbiamo cominciato, che questo cammino alla terra promessa non è limitato solo a una famiglia, a una tribù, a un popolo. Andiamo alla prossima slide, per favore. 

Alberto. Ora io dico, un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso non può essere dichiarato nullo da una legge che è venuta 430… Ecco, c’è la telecamera davanti e non posso leggere… 430 anni dopo, annullando così la promessa. Se infatti l’eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa. Dio invece ha fatto grazia ad Abramo mediante la promessa. La legge è dunque contro la promessa di Dio? Impossibile. Se infatti fosse stata data una legge capace di dare la vita, la giustizia verrebbe davvero dalla legge. La scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato perché la promessa venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo. 

Weiler. Ora è importante perché c’è un passaggio nel Nuovo Testamento che sembra quasi contraddittorio. Gesù comincia a dire che chi osserva le cose più minuziose della legge sarà il primo a entrare nel regno di Dio, nella terra promessa. Allora, perché tu non mangi casher? Perché tu non osservi il sabato come osservo io? Perché poi Gesù Cristo aggiunge: “Ma la legge è compiuta tramite me. Se tu credi in Gesù Cristo, è il tuo modo di osservare la legge.” E così sei anche erede di quella promessa. Bisognerebbe chiarire, perché veramente sembra contraddittorio. Se Gesù dice che quelli che osservano mai non mangiano un cheeseburger, perché carne e latte insieme… Allora perché McDonald’s è così popolare in Italia? Perché per il credente cristiano la legge viene osservata tramite il credere in Gesù Cristo e così tramite Gesù Cristo per la comunità cristiana è il cammino alla terra promessa. Andiamo avanti, perché mi danno solo undici minuti. Non c’è giudeo né greco… 

Alberto. Non c’è schiavo né libero, non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. 

Weiler. E vedete in questo messaggio di San Paolo ai Galati, la connessione con i primi tre versetti che abbiamo letto. L’Alleanza di Abramo è, in fin dei conti, offerta a tutte le famiglie della terra. E qui si vede come questo è possibile. Andiamo avanti. Ecco, qui… no, no. Conoscete e pregate il Padre nostro, eccetera… sanno a memoria almeno questo, giusto? 

Alberto. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Andiamo due slide avanti. 

Weiler. Ora siamo a Matteo. Nota bene: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia.” Fate attenzione alla parola “cercate”. Mantenetela a mente. Andiamo alla prossima slide. E qui, per finire, torniamo all’Esodo, dove il grande Mosè non entrava nella terra promessa. Come si può spiegare questo? Dio ha detto: “Dovete parlare e uscirà acqua,” e invece Mosè dà un colpo con il bastone. La prossima slide. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: “Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa assemblea nella terra che io le do.” Come si può spiegare questo? Sembra sproporzionato, giusto? Vorrei dare due, tre possibili interpretazioni. La prima è quella che il testo dice: anche il peccato più minore, fine. Ma questo, non amo questo. Dov’è il Dio misericordioso? Dopo tutto, Mosè è un uomo, un essere umano. Il peccato sembra triviale, però è una possibile interpretazione. Seconda interpretazione: Dio aveva misericordia per Mosè. Perché misericordia? Perché ha promesso di entrare in quella terra promessa di latte e miele, che tutto sarà bellissimo, eccetera. Ma io sapevo che la realtà della terra promessa nel senso fisico non è mai come la promessa. Questo è un fatto umano. Il sogno della terra promessa è sempre migliore della realtà della terra promessa. Allora Dio misericordioso voleva risparmiare a Mosè la realtà della terra promessa. Ma l’interpretazione che mi piace di più, e qui finisco, è che la terra promessa è il cammino verso la terra promessa. Non si arriva mai. Non si arriva mai. La terra promessa è la vita di una persona che cerca sempre di arrivare a qualcosa al di là di sé. Non si arriva mai, ma si è sempre alla ricerca della terra promessa. E questo è il collegamento con quel testo di Matteo: “Cercate,” non “arrivate,” ma “cercate.” La terra promessa, in realtà, quella spirituale, è la ricerca della terra promessa. Il telos più profondo dell’essere umano, chi accetta l’imitatio Dei in questo mondo. Grazie a tutti. Ma lasciamo l’ultima parola a Don Pino, che può correggere tutte le mie eresie. 

Alberto. Invece riprendo proprio la tua conclusione, perché a molti di noi che seguono l’esperienza del movimento, che seguono Don Giussani, è familiare questa espressione: la vita è cammino, cammino al destino già e non ancora, nella certezza che il destino non ci lascia soli, che il destino ci accompagna. Questa parola così unica nella storia, così non finiremo mai di ricordarcelo, imprevista, perché assolutamente imprevedibile, alleanza. Questo Dio che si china dentro alle vicende dell’uomo, facendosi compagno del cammino. Questa promessa che però chiede la libertà dell’uomo, che la accetta e la vive. Che questo metodo, iniziato con Abramo, diventi, nell’umile certezza della fede cristiana, incontro col Dio che si fa uomo, non elimina ma esalta questo metodo del Dio con noi. E in questo credo che ciascuno di noi – e di questo siamo grati a te, Joseph, e ai nostri fratelli maggiori, gli ebrei – ciascuno di noi ha riscoperto che la diversità che c’è non è un’obiezione, non è il pretesto per una distanza o un’indifferenza, ma paradossalmente, ma realmente, è una compagnia, una compagnia profonda, profondamente rispettosa della strada segnata all’altro perché è certa del comune destino. Per questo, ancora una volta, grazie di cuore e continua ad accompagnarci. 

Weiler. Mi è venuto – abbiamo ancora un minuto e 22 secondi – mi è venuto proprio in questo momento un pensiero, un pensierino. Se potessi io dire qualche parola a Mosè, che pensiamo debba essere in gran lutto eccetera, gli avrei detto: “Mosè, non pensare alla Terra Promessa, quello che tu vedi da lì. Tu sei già entrato nella Terra Promessa. Tutta la tua vita è la Terra Promessa, quel cammino che hai fatto. Allora, dimentica la cosa materiale. La Terra Promessa è già dentro di te.” Grazie. 

Alberto. Attenzione, se avete partecipato agli incontri sapete che questo è il momento del richiamo al *dona ora*, il contributo decisivo: partecipare al Meeting, ma anche contribuire a sostenerlo, perché, come tutte le cose storiche fatte di carne e di rapporti, costa. C’è un nota bene molto importante in questo particolare momento storico dove, ce lo ha ricordato il Cardinal Pizzaballa nel suo intervento all’incontro inaugurale, urge sempre di più la domanda: ma io come posso costruire dialogo e pace? Per questa ragione il Meeting ha deciso che devolverà parte delle donazioni raccolte nel corso di questa settimana per tutte le emergenze, le urgenze, che sono veramente tantissime. Quindi siate generosi. Grazie, grazie a chi ci ha seguito in streaming, grazie a tutti voi, grazie a Joseph e ti aspettiamo per la ventunesima volta l’anno prossimo. Arrivederci. 

 

Data

22 Agosto 2024

Ora

13:00

Edizione

2024

Luogo

Auditorium isybank D3
Categoria
Incontri