Le auto di domani: presente e futuro della mobilità

Redazione Web

Le auto di domani: presente e futuro della mobilità

 

Rimini, 24 agosto 2023 – Il settore dell’automotive è al centro di una profonda trasformazione che pone sfide e apre a prospettive legate all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale. Attorno all’elettrificazione, all’idrogeno e ai carburanti climaticamente neutri si gioca la partita della mobilità del futuro. L’incontro “Le auto di domani: presente e futuro della mobilità”, moderato da Marco Piuri, direttore generale FNM e amministratore delegato Trenord, ha offerto l’opportunità di esplorare il ruolo delle istituzioni, delle associazioni e delle aziende nella transizione verso una mobilità più sostenibile.

«Muoversi è relazione», dichiara Piuri. Potersi spostare, incontrare le persone, usare servizi che si trovano in luoghi diversi rispetto a quelli in cui viviamo, è decisivo per la quotidianità di ciascuno. Oggi, secondo Alberto Viano, deputy country managing director Ald Automotive | LeasePlan, «le auto stanno cambiando. Negli ultimi cinque anni le vetture sono cambiate di più che nei precedenti trenta: sono più connesse, più sicure, e sempre più a trazione elettrica. Oggi un’auto è un servizio con tante cose dentro». E con esse cambia il nostro modo di muoversi: «Il 30% delle vetture immatricolate in Italia sono a noleggio» spiega Viano. «Questo significa che in tema di modalità d’uso si passa dalla proprietà alla disponibilità».

Cambiano le auto e cambia il nostro modo di usarle. Cambiano anche le strade su cui transitano queste nuove vetture? «L’infrastruttura deve tenere il passo tecnologico delle vetture e diventare sempre più digitalizzata», dichiara Benedetto Carambia, responsabile Ricerca, Sviluppo e Innovazione di Movyon – Società del Gruppo ASPI (Autostrade per l’Italia). La mobilità del futuro sarà più green, più connessa e soprattutto più condivisa. «La guida autonoma racchiude questi tre livelli», conclude Carambia, «e offre grandi benefici a livello di sicurezza (il 90% degli incidenti sono causati da errore umano) e un vantaggio in termini di riduzione delle emissioni, qualsiasi sia il vettore energetico che muove l’auto».

Nel nostro Paese, tuttavia, di auto del futuro ne girano ancora poche. «A fonte di un parco circolante che tocca i 40 milioni di auto», racconta Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI «la metà di queste arriva al massimo all’Euro 4». Sulle nostre strade circolano vetture vecchie, quindi più inquinanti, che non vengono smaltite neppure a seguito delle generose campagne di incentivi. «Chi possiede una Euro 0 non ha risorse per acquistare un’auto nuova», prosegue Sticchi Damiani «ed è da questo dato di realtà da cui dobbiamo partire». Impedire a queste vetture di circolare non è la soluzione: significherebbe ledere il diritto alla mobilità sancito dalla Costituzione. Che fare, dunque? Sticchi Damiani conclude suggerendo di prendere spunto dal modello francese: un leasing sociale. «Lo Stato si faccia carico del problema e investa per offrire un noleggio a lungo termine a prezzi accessibili per le fasce sociali economicamente svantaggiate».

La transizione nel settore della mobilità investe diversi ambiti. C’è un aspetto di carattere sociale, un aspetto industriale e un aspetto ambientale. Secondo Massimiliano Salini, deputato al Parlamento Europeo, PPE, «esasperare uno solo dei fattori coinvolti – quello ambientale – ha trasformato la normazione europea in qualcosa di contraddittorio». Sulla mobilità sostenibile – aggettivo che a livello europeo si traduceva in una elettrificazione obbligata e nella proposta di stop alle vendite di auto e furgoni con motore endotermico dal 2035 – l’UE manca di un approccio tecnologicamente neutrale. «La limitazione a una unica soluzione non funziona», conclude Salini. «Ognuno deve poter avere la possibilità di competere mettendo a disposizione il proprio talento e la propria creatività. Su temi come questi di rilevanza sociale tutto deve valere meno che l’approccio ideologico. Il valore è la relazione e guardare la realtà per quella che è».

Anche Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha il medesimo approccio alla realtà. «La politica decide gli obiettivi e se ne assume la responsabilità senza cedere a flessioni tecnocratiche, il tecnico decide come arrivare a raggiungere gli obiettivi». E aggiunge, concludendo: «La prima sussidiarietà è culturale: bisogna aver fiducia nella gente, nelle imprese, in chi lavora e produce. E con questo esercizio di fiducia lo Stato si deve ridurre al minimo indispensabile il perimetro entro cui agisce, lasciando che il mondo si sviluppi, evolva, cresca».

Quale futuro dunque per l’auto? Un futuro tecnologicamente neutrale, aperto all’impresa e alla creatività, al talento, alla condivisione. O almeno, ci speriamo.

(P.C.S.)

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