La sfida di una vita più naturale

Redazione Web

La sfida di una vita più naturale

Il Cantico delle Creature come occasione di riflessione sul rapporto uomo-natura

 

Rimini, 22 agosto 2023 – Lo sguardo di San Francesco sul creato può indicare la radice dell’autentica relazione tra uomo e natura? Parte da qui la riflessione proposta dal convegno “La sfida di una vita più naturale” moderato da Antonio Ballarin Denti, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, al XLIV Meeting per l’amicizia fra i popoli. Quello sguardo che ha ispirato anche la “Laudato si’” di papa Francesco, l’enciclica del 2015 dedicata alla salvaguardia della casa comune di cui il Santo Padre sta scrivendo la seconda parte, “perché necessita di un aggiornamento legato ai problemi attuali”.

«Il rapporto tra uomo, economia e natura va ripensato nei termini di una nuova amicizia», dichiara Ballarin Denti. Quella stessa grande amicizia che san Francesco instaura con il creato. «Bisogna rendere l’economia amica dell’uomo e l’uomo capace di guardare le radici dell’amicizia nell’economia, con la natura alleata dell’uomo e non più schiava sfruttata, deturpata e compromessa dalle attività umane».

Il contributo che San Francesco ha dato alla visione dell’ambiente è raccontato da Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio Comunicazione del Sacro Convento di San Francesco. «In teologia cristiana si parla di “natura lapsa”, decaduta. È una condizione paradossale: siamo fatti per l’amicizia, per l’amore, per la vita, eppure tutti sperimentiamo la divisione, la malattia, la morte». Alexander Schmemann, grande teologo ortodosso, scriveva che tutto è uscito bello dalle mani di Dio, ma tutto è caduto. Eppure, tutto è redento. «Questo non significa che tutto va bene», prosegue Cesareo «ma che perfino il male può diventare un luogo di incontro nel quale facciamo l’esperienza dell’essere amati. Il Cantico di frate Sole tiene insieme proprio tutto: tiene dentro la natura, che è bella ma che a volte fa anche del male, e tiene dentro anche la morte, la nemica più grande che è diventata per eccellenza un luogo di incontro».

La Bibbia si apre con un giardino e si chiude in una città: questo vuol dire che l’unico modo per portare a compimento la Scrittura è stabilire relazioni, costruire legami, fare in modo che questo mondo diventi la casa di tutti. «Il Cantico delle Creature si chiude con questo messaggio: il mondo è abitato da un amore che rende possibile in ogni circostanza fare un passo verso la condivisione. L’unico modo perché la creazione torni a essere benedizione è il cammino della fraternità, che è la vera eredità di san Francesco: fare spazio all’altro». La cura dell’ambiente è inseparabile da questo grande sogno.

Ma cosa intendiamo con la parola “natura”? Se lo domanda Davide Rondoni, poeta e scrittore. «È in atto una violenta operazione ideologica che vuole affermare la natura come dato. Ma la natura è una relazione, è un rapporto. E il primo passo per rapportarsi con una cosa è comprenderne lo scopo. Ciò che noi chiamiamo natura ha lo scopo di perpetuare sè stessa». Attraverso vie infinite, delicatissime o violente, le cose della natura hanno come scopo quello di perpetuare la vita. “La vita cerca la vita”, diceva Mario Luzi. Anche l’uomo cerca la vita, ma a un uomo non basta campare. La domanda di senso è lo scopo dell’esistenza umana. Il rapporto tra uomo e natura è quindi complicato da questo fatto: i due scopi non coincidono.

In più, secondo Rondoni, nel rapporto con la natura occorre umiltà: l’uomo deve ammettere di avere un limite, deve provare il senso della sproporzione. «L’idea che noi salviamo la natura fa un po’ ridere: siamo una pulce in mezzo alle forze della natura, non siamo l’anima del mondo. San Francesco sente la sproporzione tra sé e le cose della natura e una ancora più grande nei confronti dell’Altissimo. Se perdiamo questo stupore, pensiamo di parlare di creature e invece stiamo parlando dell’orticello di casa».

 

Per un rinnovato rapporto con la natura anche le attività produttive possono dare un contributo. Lo racconta Roberto Sancinelli, presidente di Montello Spa. Ventisette anni fa era un’azienda siderurgica, oggi opera in uno dei settori meno “nobili” dell’economia, quello degli scarti: rimette nel ciclo produttivo tutto ciò che da questo ciclo proviene. «È falso pensare che si possa produrre con zero problemi e con zero rifiuti», precisa Sancinelli. «Si può fare inquinando meno, questo sì, ma non si può fare credere di poter azzerare l’impatto. Sostenibilità significa non andare oltre un limite». Gli slogan portano confusione, è necessario invece essere realisti e non bisogna mai estremizzare, come è stato fatto per esempio nel caso della plastica. «Abbiamo demonizzato la plastica, che ha portato al mondo tanti benefici», conclude Sancinelli. «Basti pensare all’importanza che ha avuto nella pandemia, o quella che ha nella conservazione dei cibi».

Tirando le somme, Ballarin Denti azzarda una sintesi in tre punti per realizzare un’amicizia inesauribile tra uomo, economia e natura. «Se il rifiuto va inteso come risorsa, come un bene, occorre allora ridefinire in termini economici ciò che è bene». E ancora: «L’intreccio tra uomo e natura non è mai statico e dato una volta per tutte: è un trasformarsi e un cambiare, un dinamismo che va tenuto nei limiti della sostenibilità e che non va reso irreversibile». Infine, il problema dello scopo: «Non c’è alcun male che l’uomo possa fare che l’uomo stesso non possa rimediare». Nulla è perduto.

(P.C.S.)

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