Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
Con Sergio Rubini e Simone Zanchini
Rimini, 20 agosto 2023 – «Uno spettacolo quanto mai in sintonia con il tema del Meeting, “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”», ha detto Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, in apertura della prima serata della manifestazione al gremito Teatro Galli. L’importanza di un valore ribadito anche per il Comune di Rimini dall’assessore Chiara Bellini, che ha ricordato come il Meeting rappresenti ormai da 44 anni uno degli appuntamenti più tradizionali ed attesi dell’estate riminese.
In scena Sergio Rubini in “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”. Il popolare attore e regista pugliese ha rappresentato, con adattamento di Emanuele Fant, il testo di Eric-Emmanuel Schmitt, con Simone Zanchini alla fisarmonica e la regia di Otello Cenci, in collaborazione con il Comune di Rimini e la Sagra Musicale Malatestiana, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Gruppo Maggioli, Vulcangas.
Dal testo del romanziere, saggista, drammaturgo francese naturalizzato belga, membro della prestigiosa Académie Goncourt, fu tratto l’omonimo film (2003) di François Dupeyron, con Omar Sharif, Pierre Boulanger e Isabelle Adjani.
Asse portante delle opere di Schmitt è l'indagine su quanto siano complessi (e per nulla scontati) i rapporti nella vita privata. L'autore, dati anche i suoi studi, dà spesso un taglio filosofico, talvolta religioso, ai suoi romanzi e drammi teatrali; ma ciò che più balza all'occhio è il lato introspettivo, psicologico delle vicende così come dei personaggi.
Nell’intreccio di strade di un popolare quartiere parigino degli anni Sessanta, dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l’adolescente Momo vive con un padre assente sprofondato in una silenziosa e fosca depressione. Perso il lavoro, si suiciderà gettandosi sotto un treno. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l’unico arabo in una via “ebrea”, titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana, non esitando ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva. Tuttavia l’anziano droghiere non gli serba rancore, anzi gli regala bottiglie e scatolette, gli dispensa preziosi consigli su come amministrare il denaro e su come ricercare la felicità. La loro amicizia si sviluppa e presto Moїse, come Momo è chiamato da Ibrahim, si sente più vicino a lui che al padre. Così comincia la storia di un’amicizia, intessuta di ironia, candore e profonda saggezza.
«Ed è questo incontro con il vecchio Ibrahim», ha detto il regista Otello Cenci, «che diventa una sorpresa per l’esistenza di Momo, perché segna per il protagonista una svolta, un cambiamento, una differenza tra il prima e il dopo». Come un nuovo padre a cui rivolgere tante domande sulla vita, la felicità, la morte: «La bellezza è dappertutto, lo dice il Corano».
Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali, ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, in un viaggio alle radici del sufismo praticato da Ibrahim, fino a Istanbul e all’Anatolia, verso una libertà che li fa inerpicare verso l’alto, guidati da quell’arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.
Al termine applausi ripetuti a Rubini e a Zanchini per la sua suggestiva colonna sonora con brani da lui composti ed altri celebri musiche del repertorio internazionale, che hanno reso possibile questo suggestivo spettacolo. (MT)