Esperienze di life skills e character skills

Redazione Web

Esperienze di life skills e character skills
L’importanza delle life skills o competenze non cognitive

Rimini, 23 agosto 2022 – Al XLIII Meeting di Rimini intervengono, sul tema “Esperienze di life skills e character skills”, Giovanni Figini, dirigente scolastico Cometa Formazione – Scuola Oliver Twist (Como); Cristiana Poggio, vice presidente di Piazza dei Mestieri (Torino); Diego Sempio, dirigente didattico Galdus Formazione (Milano). Partecipano Roberto Ricci, presi-dente Invalsi; Andreas Schleicher, director for Education and Skills, and special advisor on Education Policy to the Secretary-General at the Organization for Economic Co-operation and Development (OECD) in Paris. Introduce Tommaso Agasisti, Politecnico Milano.
Si è resa evidente l’importanza di acquisire competenze sul luogo di lavoro alla pari con le competenze cognitive, poiché essere creativi e proporre soluzioni è essenziale.
Eppure le scuole danno poco spazio alle “life skills”, mantenendo prioritario il sapere disci-plinare. Inoltre, quando le istituzioni educative si sono interrogate sul modo per attivare queste competenze, ci si è trovati di fronte al gap tra scuola e realtà e ci si è posti la domanda: quali attività didattiche favoriscono le competenze non cognitive? Quali competenze de-vono acquisire gli insegnanti?
È necessario proporre modelli per un lavoro concreto nelle scuole affinché sia possibile lo sviluppo di competenze non cognitive. Motivazioni e capacità consentono di applicare com-portamenti adeguati e moralmente positivi, per un percorso educativo più ricco e profondo. È dunque possibile sviluppare queste competenze nelle scuole o spetta alle famiglie o ad al-tri enti? Importanti sono le testimonianze di tre realtà: Como, Torino e Milano.
Sempio racconta che la scuola Galdus di Milano è nata trent’anni fa. Il mondo del lavoro ri-chiede sempre più competenze trasversali o non cognitive. Educazione, solarità, capacità organizzativa, pulizia: ecco a cosa guarda una azienda nella selezione del personale. Introdurre le soft skills aiuta a entrare nel mondo del lavoro.
Valutare è valorizzare. È possibile creare un ambiente che accolga e valorizzi. La scuola deve avere un ruolo importante anche in questo ambito. Importantissimo è il ruolo del tutor che accompagna il ragazzo. In ogni processo di valutazione è importante considerare da dove si è partiti.
È sempre più importante l’esperienza, che non deve essere sostituita dalla conoscenza, ma integrarsi a essa per una formazione della persona nella sua complessità e alla scoperta affascinante di sé e del mondo.
Figini spiega che Cometa Formazione nasce a Como da Famiglie per l’Accoglienza. Oggi la scuola offre un percorso ai dispersi, e così sono nati i percorsi di scuola professionale, e da settembre partirà un Liceo artistico imprenditoriale del design, col desiderio di rispondere all’ambizione di coniugare arte e design perché sia possibile realizzare il passaggio pensiero costruzione-azione. Non si può puntare solo su conoscenze accademiche, ma sullo sviluppo totale della persona.
«Abbiamo da subito messo in atto un tutoraggio educativo per l’orientamento», racconta Fi-gini, «e abbiamo con consapevolezza aderito alla proposta di aziende che chiedevano di introdurre i ragazzi nelle loro realtà. Inoltre ogni studente è protagonista della creazione fino alla realizzazione di prodotti per coinvolgere trasversalmente tutte le discipline e per far ca-pire ai ragazzi i nessi tra ciò che studiano e ciò che producono. La creatività si alimenta con la conoscenza. C’entro io: ecco, abbiamo imparato ad approfondire cosa sia una identità».
«Anche noi insegnanti abbiano bisogno di partecipare a un lavoro creativo e permanente», continua il dirigente di Cometa, «e abbiamo bisogno di farlo in team, dove gli anziani aiutano i più giovani, perché correggersi è sorreggersi. Noi abbiamo scommesso sulle persone, sul gesto in cui ci sia l’io intero. Ma vogliamo farlo insieme. E da ultimo è fondamentale la bellezza: “Tutto è per me” e per questo ragazzi e insegnanti puliscono anche i vetri insieme. “Siate semplici nel costruire, perché deve apparire la bellezza del Mistero” ci diceva all’inizio della nostra esperienza don Giussani. Questo è ciò che vorremmo continuare a fare».
Da ultimo Poggio ricorda invece che Piazza dei Mestieri nasce nel 2004 da una sfida educati-va, e dalla domanda: dove vanno a finire i ragazzi problematici? «È la realtà che educa, per questo abbiamo considerato importante l’alternanza. A me piace chiamare le competenze non cognitive “competenze socio-emozionali”. È interessante che ogni singola scuola definisca quali siano le sue competenze. Ogni scuola ha un’identità, ma possono cambiare le com-petenze che chiediamo. Quando guardo il ragazzo lo considero nella totalità, guardo la per-sona, non solo la sua competenza tecnico-professionale. I ragazzi sono da scoprire, non da riempire di qualcosa. Tre sono le competenze fondamentali che valutiamo: questo ha appro-fondito l’impatto educativo e il rapporto coi ragazzi, dentro un accompagnamento del mistero che essi sono verso il mondo del lavoro e la realtà».
(M.B.)

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