Dipingo ciò che vivo

21 Agosto 2022

Francesco nasce a Rimini, in una città di mare. Nessuno della sua famiglia era artista, e nemmeno lui da piccolo pensava di diventarlo, infatti il suo desiderio era di diventare un calciatore, giocava nelle giovanili del Rimini.

Al liceo artistico incontra un professore che lo prende a cuore e, capendo prima di lui l’artista che sarebbe stato, gli consiglia di leggere il libro “La brama di vivere” di Irving Stone, sulla vita di Van Gogh, che gli rivoluziona la vita. Lo colpisce a tal punto che decide di volere intraprendere la vita del pittore. 

Frequenta le accademie di Firenze e Venezia per stare a stretto contatto con l’arte, e inizia a farsi la domanda se questa cosa dell’arte sia davvero per lui.

Chi è stata per te una persona di riferimento nel tuo percorso? 

“E’ stato il pittore Davide Frisoni, attraverso di lui si è aperta una strada, con lui ho capito che la mia passione poteva essere per il mondo intero.”

La conferma che il mestiere del pittore è per lui arriva quando, con la prima mostra a Milano, vende tutte le sue opere.

Cosa ti gratifica di più nel tuo mestiere?

“La cosa che mi gratifica di più è vedere le mie opere nella vita e nei luoghi delle persone: casa, aziende, cooperative sociali… Io dipingo tutto ciò che vivo e vedo”. Francesco ci ha raccontato che quando ha lasciato Rimini per andare a Milano la sofferenza dettava le sue giornate. Proprio questo dolore lo ha costretto “ad alzare gli occhi al cielo” e a scoprire le linee dei fili del tram, da qui è partita la sua narrazione pittorica.

“Non subito, ma col tempo e grazie ad alcune persone, ho capito che non dovevo dimenticare la mia identità. Io venivo dal mare e da questa presa di coscienza ho iniziato a dipingere Milano nell’acqua, dopo la pioggia, nei riflessi che vedevo per terra.

“È il mercato che detta quello che vendi?”

“Io sono molto fortunato, perché al momento vendo quello che creo, poi è chiaro che mi sono capitate delle commissioni che in ogni caso hanno mantenuto il mio tratto. Mi sono un pochino “allontanato” dal mio stile quando mi hanno richiesto di dipingere un muro grezzo (non una tela) di una cooperativa sociale. Sono uscito dal mio stile per coinvolgere e rendere partecipi i ragazzi della cooperativa (mi hanno accompagnato a comprare i colori, mi hanno aiutato con gli strumenti e materiali).

Sono fortunato perché la mia passione è coincisa e coincide con il mio lavoro.

 

La Redazione News&Social del Villaggio Ragazzi, in particolare Maddalena e Matilde