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LA REPUBBLICA DELLE AUTONOMIE
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Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni e della Regione Friuli Venezia Giulia; Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie; Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli; Andrea Prete, Presidente Unioncamere. Introduce Francesco Magni, Ricercatore di Pedagogia Generale e Sociale all’Università degli Studi di Bergamo. In occasione dell’incontro intervento di saluto di Luca Beccari, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino.
Dopo referendum consultivi (Lombardia e Veneto nel 2017) che hanno riscosso ampi consensi e analoghe richieste da altre regioni e territori, l’irruzione della pandemia sembra aver messo in stand-by il cammino verso una reale autonomia differenziata. Eppure la ripartenza del nostro Paese, attuazione del PNRR compreso, non può prescindere da un ripensamento dei rapporti tra istituzioni, territori, corpi intermedi. Cosa si è fatto finora? Quali sono i prossimi passi, le ragioni e le modalità per rilanciare la ricerca di equilibrate forme di autonomia in grado di valorizzare peculiarità, talenti e prospettive di crescita di tutti e di ciascuno?
Con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia, Dintec, Punto Impresa Digitale, Unioncamere, Philip Morris Italia.
LA REPUBBLICA DELLE AUTONOMIE
Francesco Magni: Buonasera a tutti e benvenuti a questo incontro dal titolo “la Repubblica delle autonomie” e salute un benvenuto ai nostri illustri ospiti di questa sera: il presidente della conferenza delle regioni e presidente della regione Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, Mariastella Gelmini ministro per gli affari regionali e le autonomie, Gaetano Manfredi sindaco di Napoli e Andrea Prete presidente di Unioncamere. Grazie di essere qui con noi che di aver accettato l’invito del Meeting, siamo molto contenti di averli qui.
Come si può intuire dal titolo l’incontro, il tema di questa sera vuole essere un confronto un dialogo sulle possibilità di attuazione dell’autonomia, della possibilità di un regionalismo differenziato e più in generale un ripensamento dei rapporti tra i diversi livelli di Governo e dei corpi intermedi, ma prima di entrare nel vivo del nostro dialogo sono molto lieto di invitare sul palco per un indirizzo di saluto Luca Beccari Segretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione economica internazionale e le telecomunicazioni della Repubblica di San Marino; lo ringrazio come sapete la Repubblica di San Marino e la Repubblica più antica d’Europa e da sempre segue con attenzione e vicinanza la storia del Meeting quindi lo ringrazio e gli cedo la parola.
Luca Beccari: Grazie, buonasera a tutti ed è per me un piacere e un onore poter partecipare a questo panel su un tema che tocca molte corde nel rapporto, la Repubblica delle autonomie riferita alla Repubblica di San Marino. Repubblica di San Marino che con il Meeting ha un’amicizia una partnership direi decennale, siamo presenti qua dalle prime edizioni continuiamo questo questa forma di collaborazione e di dialogo in questa favolosa kermesse che non ha uguali credo in Italia. Tutti gli stati affrontano in questo momento nel mondo sfide importanti improvvise non preventivabili e nell’affrontare queste sfide è inevitabile a livello gestionale organizzativo istituzionale pensare cosa deve essere gestito a livello locale, cosa deve essere gestito a livello nazionale o centrale; è un tema che leggendo qualunque libro di teoria economica è sempre presente, è un trade off come si dice in questi casi eterno, ma mai come in questi anni diventa un qualcosa su cui dover pensare in maniera diversa. Ce lo ha dimostrato il covid ce lo dimostra ad esempio oggi la gestione degli effetti del conflitto russo-ucraino e evidentemente ci sono limiti sia in un approccio che nell’altro, evidentemente non è non esiste una soluzione ideale ai confini. La Repubblica di San Marino può essere in questo d’aiuto fornendo il suo esempio perché è forse l’unica realtà in Europa, ma assieme ad altri piccoli stati diciamo è veramente uno dei pochi esempi di come dover scalare in un ambiente molto piccolo in uno con in un ecosistema molto piccolo l’organizzazione di servizi che normalmente, in stati di più grandi dimensioni sono ad esempio gestiti a livello centrale o nazionale. Voi pensate cosa vuol dire in un territorio di 62 chilometri quadrati e sviluppare servizi come la giustizia, come la pubblica sicurezza, come la sanità in maniera completamente autonoma, con risorse autonome, ma farlo con le prerogative che i cittadini si aspettano che sono le stesse di un cittadino di un grande stato di una grande nazione, perché il livello di sicurezza il livello di giustizia livello di salute è un qualcosa che le persone percepiscono indistintamente, indipendentemente da come dalla realtà in cui vivono. Sicuramente l’approccio alle autonomie locali o comunque a realtà non centralizzate e aiuta a essere più capillari e essere più performanti rispetto alle esigenze delle collettività che si vanno ad amministrare, in questo infatti la Repubblica di San Marino può essere un esempio. Io ascolterò con interesse gli interventi degli illustri della storia di questa sera e credo che questo sia un tema che oggi ci porta non solo una dimensione nazionale, cioè a dire cosa deve essere decentrato o accentrato, ma addirittura in un’ottica sovranazionale come quello che è il rapporto con l’Unione Europea che riguarda gli stati membri, riguarderà San Marino quando concluderà l’accordo di associazione e oggi non esiste più neanche l’autonomia fuori da questi confini, lo vediamo negli organismi internazionali quando standard, parametri, regole a livello sovranazionale vengono definiti anche con cadute su gli stati aderenti; quindi una sfida importante un elemento di dialogo e di confronto importante e credo che sia un qualcosa su cui oggi riflettere ancor di più. Grazie e buon lavoro.
Magni: Grazie a Luca Beccari che in qualche modo ci ha introdotto al tema di oggi, lo ringrazio, molti di noi si ricorderanno di aver partecipato qualche anno fa era il 2017 ad alcuni referendum consultivi per esempio in Lombardia e in Veneto poi altre regioni; questi referendum hanno riscosso ampi consensi e analoghe richieste poi sono arrivate da altri territori e regioni sull’onda di quello che è previsto dall’articolo 116 terzo comma della nostra Costituzione e lo richiamo, dove si prevede che ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia possono essere attribuite per esempio alle regioni. Allora c’è tanto lavoro che si può fare che si può ancora fare e non a caso mi piace ricordare lo stesso premier Draghi che è stato proprio questa mattina al Meeting di Rimini, nel suo discorso al Senato del 20 luglio aveva richiamato tra gli impegni che un futuro Governo avrebbe dovuto affrontare, cito, “la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata” a volte con l’irruzione della pandemia in alcune fasi può essere sembrato ad alcuni che la strada verso questo percorso avesse subito dei rallentamenti, come il rischio di una sorta di un centralismo di ritorno, eppure il tema delle autonomie riguarda tutta la nostra storia, riguarda – non è un tema per gli addetti ai lavori, ha una dose di tecnicismo evidentemente – ma adesso senza dover richiamare don Sturzo Einaudi è un grande tema che percorre tutta la discussione della Repubblica e in ultimo anche l’attuazione del Pnrr penso che abbia portato, e magari nostri ospiti ci aiuteranno anche in questo, ad avere ulteriori spunti sulle possibilità e sui rischi di questo ripensamento: maggiori spazi di libertà e autonomia accompagnati da adeguate forme di responsabilità, possono forse favorire e incoraggiare quella mossa della persona umana come singolo e dei corpi intermedi che il filosofo e giurista Giuseppe Capograssi definiva “grandi centri di energia sociale” dei grandi centri che sono stati richiamati più volte in questo Meeting dal cardinal Zuppi e dallo stesso premier Draghi questa mattina. Allora è possibile forse un coraggioso ripensamento dei rapporti tra istituzioni, territori e corpi intermedi in un’ottica di sussidiarietà verticale-orizzontale, in grado di valorizzare i talenti e le caratteristiche di ciascuno senza lasciare indietro nessuno per favorire quel protagonismo della persona e delle associazioni, anche qui richiamato in questi giorni dal Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato oppure emerso ieri nel dibattito ma i leader politici e allora questa sera abbiamo l’opportunità di ascoltare davvero delle personalità che rappresentano ai massimi livelli del nostro paese lo Stato, le regioni, una grande città del mezzogiorno e il mondo associativo dei corpi intermedi, quindi io li ringrazio ancora per essere qui con noi e iniziamo subito con un primo giro di interventi chiedendo qual è la possibilità di ampliare, di favorire forme di autonomia, quali sono le opportunità e quali possono essere rischi da cui guardarsi? Allora iniziai subito col presidente Fedriga per poi proseguire il dialogo. Grazie ancora della vostra presenza.
Massimiliano Fedriga: Intanto grazie a voi dell’invito, ovviamente perché poi al Meeting di Rimini, devo dire, riesce sempre a costruire dei dibattiti che non si fermano a semplici slogan di cui purtroppo la politica ci ha abituato molto, quindi anche quelle occasioni di approfondimento anche per raccontare alle persone anche temi che, effettivamente, come l’autonomia differenziata, non è un tema di immediata percezione; ne parlavo prima col ministro Gelmini non è che uno va la notte pensando che fine farà domani le autonomia differenziata. È chiaro che è un tema di approfondimento che però penso sia fondamentale perché poi influisce direttamente sulla vita dei cittadini e vi spiego dal mio punto di vista perché. Intanto vorrei richiamare quello che lei giustamente ha raccontato all’inizio, cioè la pandemia in relazione al protagonismo delle regioni che sicuramente durante la pandemia hanno acquisito un ruolo importante nell’affrontarla sia con il Governo Conte II, sia con il Governo Draghi e devo dire che c’è stata una grande collaborazione non soltanto tra regioni e Governo, ma anche tra i territori, tra i diversi territori, quindi tra di diverse regioni. Io ricordo all’inizio della pandemia regioni, ad esempio la mia, che mandava camici che non si trovavano in altre regioni, quindi anche la Conferenza delle regioni ha svolto un ruolo di diciamo di cerniera tra i diversi territori del nostro paese, dall’altro si è visto che nei momenti di difficoltà l’alleanza tra Stato centrale e territorio è fondamentale per dare risposte anche i momenti estremamente complicati; abbiamo affrontato una pandemia di cui nessuno conosceva le forme la formula giusta per arrivare a delle risposte da dare al paese in momenti drammatici e soltanto all’alleanza istituzionale ci ha permesso anche in momenti difficilissimi di trovare delle soluzioni efficaci, sicuramente con molti errori, perché oggi scusatemi la parentesi, chi ci racconta due anni dopo cosa bisognava fare due anni prima si… è come quelli che guardano la partita di calcio e quando è finita dicono chi deva entrare in campo, ecco è un pochino diciamo una visone un po’ semplicistica, però l’abbiamo affrontato veramente … io ricordo la riunione con il presidente del consiglio Conte de allora le due di notte per le aperture fatte a maggio 2020, anche la una battaglia portata avanti dalle regioni ma con la prima volta sono state le regioni a fare le linee guide per le riaperture. Ho detto questo perché questo ha portato sicuramente un protagonismo delle regioni, sicuramente però a una discussione che ha riacceso, e devo dare merito al ministro Gelmini, per quanto riguarda come doveva andare avanti l’autonomia differenziata. Aveva iniziato il ministro Boccia prima del ministro Gelmini, sicuramente si era bloccato quel processo, riattivato dal ministro Gelmini, con il quale sono convinto che anche il prossimo Governo dovrà confrontarsi, per quanto riguarda la coalizione di centrodestra fortunatamente, e lo dico da presidente di regione autonoma, e dopo magari vi racconto cosa ci differenzia dalle ordinarie, ma sicuramente la coalizione centrodestra ha messo nel programma condiviso il proseguo della autonomia differenziata e lo dico da presidente di regione, per questo prima vi dicevo… una autonomia differenziata che deve partire con un obiettivo, cioè qual è il modo migliore con cui sono in grado di erogare i servizi ai cittadini; perché noi purtroppo abbiamo visto in questi anni l’autonomia differenziata come una lotta di potere tra Stato centrale e i territori, non può essere questo. Noi dobbiamo semplicemente fare un’analisi molto chiara e dire: questo servizio lo eroga meglio la Regione o lo Stato? spende meglio i soldi per erogare questo servizio, è più efficiente la Regione o lo Stato? e su questo dobbiamo decidere chi svolge quella funzione. Voi avete dato un titolo bellissimo questo Meeting: una passione per l’uomo. Ecco io dico la politica deve dire: una passione per il cittadino; quindi, non può essere semplicemente una lotta o di autotutela per lo Stato per tutelare le sue competenze o di auto soddisfazione per le regioni per dire devo avere più competenze. Bisogna fare un ragionamento molto chiaro come meglio erogo il servizio. Penso che su certi servizi la regione li eroga meglio, penso che su altri, invece lo Stato centrale svolge meglio il suo ruolo, non può essere un’impostazione ideologica e per questo ho detto il programma di centrodestra ha il proseguo della autonomia differenziata, ma il mio auspicio è che non debba diventare una battaglia di parte l’autonomia differenziata, deve essere un obiettivo condiviso dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione se l’obiettivo è la centralità del cittadino e guardate, lo di così da presidente alla conferenza regioni ma anche da presidente di una regione autonoma che di autonomia differenziata, bene o male, va beh potrebbe interessarmi poco, perché noi abbiamo competenze esclusive previste dal nostro statuto che ha rango costituzionale e quindi potrei disinteressarmi dicendo va beh ma tanto il Friuli-Venezia Giulia fa il suo mestiere e penso che lo faccia anche discretamente bene, ma invece ritengo che una maggiore efficienza dello Stato sia utile a tutti e la maggiore efficienza passa a una rivisitazione dell’assetto istituzionale dello Stato stesso. Concludo il mio intervento, perché non voglio essere troppo lungo, facendo un altro passaggio importante. L’autonomia differenziata non è una esclusività delle regioni del nord, non è un’esclusività delle regioni che hanno fatto referendum come Veneto, Lombardia o l’Emilia Romagna che la richiesta ha trovato un altro tipo di processo o la Liguria. L’autonomia differenziata è un’occasione per tutte le regioni del paese da nord a sud e penso che proprio l’autonomia abbia dato grande consapevolezza anche alle regioni del mezzogiorno di quanto sia importante su determinati temi avere la possibilità di dare delle risposte immediate e avere competenze proprie, e sono convinto che tante regioni del mezzogiorno possano andare avanti con questo processo. L’autonomia non è un progetto che divide il paese, ma un progetto che li unisce attraverso un’organizzazione istituzionale più efficiente; cioè questo deve essere il concetto che riusciamo a dare ai cittadini: c’è maggior efficienza? vuol dire un migliore servizio e i soldi li spendo meglio, scusate la semplificazione però questo deve essere l’obiettivo dell’autonomia differenziata ed è questo su cui si sono ispirati i referendum di Veneto Lombardia e il processo che ha portato, e sono le prime tre regioni avanti, insieme alla regione Emilia Romagna, oltretutto tre regioni, con, diciamo, indirizzi di partito diverse ma con il medesimo obiettivo c’è quella di dare risposte e propri cittadini.
Magni: Grazie Presidente Federiga, ministro Gelmini lei è passata recentemente al partito Azione di Carlo Calenda e io sono andato a vedere nel programma elettorale e ho trovato questa accoppiata autonomia e responsabilità; allora ci può dire qualcosa di più a riguardo come vede le l’autonomia? Grazie.
Mariastella Gelmini: Intanto buonasera a tutti e grazie per l’invito, ma grazie anche al Meeting, direi di esistere perché al di là dei contenuti dei convegni che si organizzano qua si respira sempre una grande energia una grande voglia di confronto e quindi insomma fa sempre bene e passare qui un po’ di tempo e quindi sono io che ringrazio voi anche per il coraggio di essere qui questa sera come diceva Massimiliano Fedriga a parlare di autonomia, dopo una giornata in cui, devo dire, che gli incontri non sono stati pochi e peraltro c’è stata anche l’incontro con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, però quando sono stata invitata a discutere di autonomia ho pensato che effettivamente poteva sembrare un atto un po’ arduo discutere, convincere sull’autonomia, al tempo stesso però riflettendo, tra me e me, dicevo se c’è un luogo dove la sussidiarietà e di casa dove il dialogo con i corpi intermedi è un punto fermo è proprio la cultura del Meeting e tutto sommato anche l’autonomia parte dal principio di sussidiarietà, certo non declinata con le associazioni di categoria, ma in primo luogo tra i diversi livelli di Governo. E quindi io credo che sia giusto parlarne qui e credo che sia giusto parlarne alla vigilia di una campagna elettorale che è già abbastanza infuocata e che tocca tanti temi, dove sembrano essere prioritari il caro energia, il caro bollette, il caro materie prime, l’inflazione e sicuramente queste sono le tematiche che più entrano nel quotidiano delle persone, però devo dire che anche il tema delle riforme che può sembrare più noioso, più alto, più teorico ha un impatto concreto nel superare i divari nord sud, nel declinare il principio di sussidiarietà, nel migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e perché no? anche nel ridurre il costo dei servizi, e allora io penso che, quello che mi auguro, è che non venga gettato alle ortiche il lavoro che abbiamo fatto fino qua. Innanzitutto cambiando il metodo, si parla molto del metodo Draghi anche con riferimento a questo tema, noi abbiamo provato a superare delle contrapposizioni che non hanno aiutato la riforma sull’autonomia e l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, perché? perché troppe volte l’autonomia sconta un antico retaggio per cui sarebbe improntata alla contrapposizione nord-sud, sarebbe una sfida all’accaparramento delle risorse, sarebbe un modo per aumentare le diseguaglianze e non garantire gli stessi diritti di cittadinanza a tutti i cittadini e questa è la ragione per cui ad oggi, dopo vent’anni l’autonomia non è stata ancora attuata. Noi perché invece l’abbiamo ripresa in mano e abbiamo provato a costruire un progetto diverso? intanto perché non è vero che chi vuole l’autonomia sia un pericoloso, come dire, fautore di una di uno sgretolamento della Costituzione o di una violazione della Costituzione, al contrario l’articolo 116 della Costituzione prevede l’autonomia differenziata e quindi cominciamo a dire che se vogliamo rispettare la Costituzione, se abbiamo a cuore la Costituzione e l’autonomia non è un qualcosa che si scontra con il dettato costituzionale, al contrario atto esattamente non solo l’articolo 116, ma anche l’articolo 5 della Costituzione che dice “la Repubblica è una e indivisibile, ma promuove e favorisce il decentramento e l’autonomia” quindi l’impronta autonomistica dentro una cornice unitaria nazionale è esattamente il portato della Costituzione; non solo, credo che se vogliamo ricostruire un rapporto di fiducia tra lo Stato e il cittadino sia giusto chiarire chi fa che cosa. E quindi noi abbiamo provato ad inserire il tema dell’autonomia dentro un’altra riforma che non era meno importante, quella del testo unico degli enti locali, per ridefinire il ruolo di comuni, province, regioni e Stato centrale, perché questo? perché sicuramente l’abolizione delle province e la funzione un po’ confusa delle aree metropolitane non aiuta ad erogare buoni servizi ai cittadini e quindi questo è un tema che non è meno importante dell’autonomia, io mi auguro che il prossimo Governo qualunque colore abbia riprenda in mano il tema delle province delle risorse da garantire alle province del ruolo delle province anche delle città metropolitane, così come è altrettanto importante favorire l’unione tra i piccoli comuni e incentivare l’unione tra i piccoli comuni e dare un sostegno alle aree, non solo cucire il rapporto tra centro e periferia, ma anche sostenere le aree montane, le piccole isole, le aree interne, il mezzogiorno così come i territori più lontani dalla capitale. Io credo che su questo si gioca la ricostruzione di un rapporto di fiducia tra lo Stato e il cittadino e quindi noi avevamo messo in campo una serie di riforme: dalla legge sulla montagna con 200 milioni che erano pronti da poter spendere per poter superare lo spopolamento dei territori di montagna, per consentire ai giovani di aprire un’attività, aprire un’impresa in montagna, per dare maggiori servizi e quindi avevamo previsto un punteggio superiore per i medici che fossero pronti a rimanere a prestare il loro servizio nei territori di montagna. Al tempo stesso il Parlamento, questo era un merito della Commissione affari costituzionali della Camera, aveva attivato una riforma per Roma capitale e avevamo anche avviato la legge quadro sull’autonomia. Purtroppo la caduta del Governo ha interrotto queste riforme e questo secondo me è un vero peccato perché se noi vogliamo garantire crescita, sviluppo, benessere, competitività a questo paese, le riforme non sono meno importanti degli investimenti e ristabilire un architettura solida, un rapporto dialogante tra i diversi livelli di Governo è la chiave, se ne parla poco, non è immeritamente percepibile il vantaggio, ma, ad oggi, i primi a pagare lo scontro tra Stato centrale, regioni, province, comuni sono le famiglie e le imprese e noi la prima cosa che abbiamo fatto abbiamo provato a ridurre il contenzioso, in che modo? abbiamo ridotto del 40 per cento il ricorso alla Corte Costituzionale. Questo perché? non è che abbiamo vigilato meno sul rispetto della Costituzione, ma volendo il presidente Draghi dare protagonismo e centralità ai sindaci, agli amministratori noi abbiamo costruito dei momenti negoziali, dove abbiamo provato a ridurre il contenzioso, a ridurre, attraverso degli impegni delle proposte di mediazione, quelle impugnative che erano l’unico punto fermo; e poi abbiamo certamente ragionato di autonomia nel pieno rispetto del sud, non siamo riusciti a convincere il sindaco di Napoli, dal quale insomma ci separano alcuni punti sull’autonomia, però devo dire che con il ministro Carfagna abbiamo lavorato innanzitutto per garantire i livelli essenziali di prestazione e quindi abbiamo finanziato gli asili nido con un miliardo e 200 milioni, abbiamo finanziato il trasporto per i disabili, abbiamo lavorato con la commissione costi e fabbisogni standard per finanziare tutti i livelli essenziali di prestazione. La Costituzione garantisce il fondo perequativo, però noi abbiamo ritenuto anche importante dare una risposta alle regioni e non sono solo Lombardia e Veneto, ma anche regioni di un orientamento politico diverso, penso all’Emilia Romagna, penso alla Toscana ma anche al Piemonte e alla Liguria, sono tante le regioni che chiedono autonomia, tante le regioni che chiedono trasparenza, responsabilità, federalismo fiscale, chiarezza nel sapere chi fa che cosa e nell’assumere le decisioni a quel livello di governo dove può essere più efficace, più risolutivo, più concreto nell’interesse dei cittadini. Questo percorso è stato fatto, eravamo ad un passo dall’approvazione quello che io mi auguro che questo lavoro possa essere ulteriormente migliorato, emendato, ma non venga gettato alle ortiche, perché anche se andiamo in campagna elettorale, non è che si può cominciare sempre daccapo, il buono che è stato fatto, il lavoro che è stato condiviso, le risorse e sono state trovate per dare attuazione all’autonomia e alle altre riforme, io mi auguro che vengano realizzate anche dai successivi governi, perché altrimenti ogni volta questo paese come nel gioco dell’oca deve ricominciare daccapo, si perde tempo e si perde competitività; non è più la stagione delle contrapposizioni delle bandierine, ma è la stagione per realizzare le cose e il Governo Draghi un passo avanti su autonomia, montagna, Roma capitale, l’aveva fatto e quindi mi auguro che questo lavoro non venga buttato.
Magni: Grazie ministro Gelmini, per questo rendiconto anche dei mesi dell’operato al Governo e sindaco Manfredi, il ministro ha già accennato qualcosa, io ho letto anche recentemente qualche sua intervista, lei è stato Ministro dell’università quindi ha ricoperto un ruolo di primo piano da parte dello Stato e ora si trova a guidare una grande città del mezzogiorno come Napoli, allora quali sono i rischi che vede? c’è il rischio di uno smottamento per quanto riguarda la coesione sociale? e poi qual è l’alternativa, ecco, quali sono le attenzioni da avere in questo dialogo che stiamo portando avanti questa sera che mi sembra davvero molto proficuo e interessante quindi grazie ancora di essere qui con noi le la parola
Gaetano Manfredi: Grazie dell’occasione di discutere di un tema che è un tema fondamentale quello sviluppo del paese e anche per l’organizzazione del paese. Lei ricordava prima che io vengo dal mondo dell’università e sono stato rettore, presidente della Conferenza dei rettori e Ministro dell’università e ho sempre fortemente difeso l’autonomia universitaria che è difesa dalla Costituzione che è un principio costituzionale; quindi, il tema non è l’alternativa tra autonomie e centralismo, io penso che il tema sia capire come si deve realizzare l’autonomia per fare in modo che vengono tutelati i diritti del paese e diritti del cittadino. Allora su questo io ho una serie di considerazioni da fare che faccio qui brevemente e che credo possano essere utili nella discussione, ma anche per guardare a quelle che sono le prospettive dell’Italia. In primo luogo quali sono i temi su cui noi possiamo parlare di autonomia, perché ci sono alcune politiche, penso alla politica delle energetica, penso al tema delle infrastrutture, al tema dei porti, al tema dei beni culturali primari dell’Italia, ai temi della formazione superiore, che dal mio punto di vista, oggi la vera sfida è quella di avere una politica europea rispetto a questi temi, perché abbiamo visto come oggi se noi vogliamo affrontare queste grandi sfide anche la dimensione dello Stato diventa una dimensione troppo piccola per poter fronteggiare i problemi enormi che noi abbiamo davanti. Allora a quel punto per discutere di autonomia su alcuni temi che io ritengo strategicamente debbono essere dei temi governativi e addirittura europei a volte può creare quei cortocircuiti di cui noi abbiamo vissuto; le grandi infrastrutture energetiche di cui il paese ha bisogno, oppure le risorse idriche, questi io credo che sono temi che debbono essere di competenza statale e quindi definire il perimetro dell’autonomia dal mio punto di vista è un tema fondamentale, ma nell’interesse del paese, non della singola regione. Io non credo che ognuno può chiedere di avere l’autonomia su qualsiasi tema, io penso che ci siano delle scelte che devono essere delle scelte centrali perché sono nella tutela dell’interesse nazionale, oggi il Presidente Draghi ha parlato di sovranità europea, io quando ero Ministro ho discusso moltissimo degli argomenti della ricerca, della formazione superiore, proprio perché oggi se noi vogliamo competere con gli Stati Uniti, vogliamo competere con la Cina, vogliamo competere con i grandi giganti mondiali dobbiamo lavorare su una dimensione europea, non sulla dimensione regionale e quindi su questo io credo che questi aspetti devono essere gli aspetti che devono essere chiariti. C’è poi un secondo tema lo dico da sindaco della più grande città del mezzogiorno, la terza d’Italia, anche di una grande area metropolitana andava prima il ministro Gelmini, non me ne voglia l’amico Massimiliano: qua si parla sempre dell’autonomia delle regioni e mi fa anche piacere che si parla dell’autonomia delle regioni, ma dell’autonomia delle città e dell’autonomia delle aree metropolitane non si parla mai. La mia area metropolitana è più di tre milioni di abitanti, è molto più grande di molte delle regioni che possono avere l’autonomia differenziata e noi guardiamo o creiamo un nuovo centralismo regionale? anche questo è un tema su cui fare una riflessione, anche perché giustamente Massimiliano lo diceva prima, il vero tema è garantire servizi di qualità ai cittadini, perché noi occupiamo i nostri ruoli per servire i nostri cittadini e le città erogano dei servizi fondamentali: erogano servizi di trasporto, erogano servizi di assistenza sociale, gestiscono le scuole primarie, fanno attività che sono attività fondamentali per il benessere e la qualità dei cittadini e soprattutto nelle grandi aree metropolitane, dove esistono le grandi complessità, noi oggi abbiamo margini minimi di autonomia, veramente minimi; quindi l’idea di rivedere complessivamente quello che è l’organizzazione dal punto di vista dell’assetto istituzionale nel rapporto tra centro-regioni-città e grandi aree metropolitane è fondamentale; io credo che il ruolo dei sindaci dei tanti sindaci delle grandi città, ma anche delle città più piccole, dei comuni delle aree interne debba essere in un certo senso maggiormente valorizzato; questo non significa la parcellizzazione, però l’Italia è l’Italia dei comuni, le regioni sono venute dopo, quindi anche discutere di autonomia significa mettere sul tavolo, il ministro Gelmini lo ricordava, un riassetto complessivo di quelle che sono le competenze, perché oggi paradossalmente i comuni che sono quelle che erogano realmente i servizi diretti alle persone, hanno il minore livello di autonomia che esiste in Italia, veramente non posso fare niente! sono i più controllati, hanno problemi di gestione fiscale complessi perché debbono riscuotere direttamente le tasse e questo tema è un tema che crea sofferenza per i cittadini e quindi alla fine questo punto è un punto fondamentale che noi dobbiamo mettere sul tavolo. E poi c’è un tema che mi sta molto a cuore che il tema dell’equità, non perché io sono il sindaco di Napoli, quindi di una grande città del sud e quello che ho messo sul tavolo anche in quell’intervista che lei citava, oggi la vera sfida del paese è la coesione sociale e l’equità. Noi abbiamo gli obiettivi del Pnrr quando è stato negoziato a Bruxelles sono stati essenzialmente quelli di quelli della riduzione dei divari, della rivoluzione di divari generazionali, della riduzione dei divari di genere, della riduzione dei divari territoriali; oggi noi abbiamo in Italia dei divari che sono inaccettabili, sono inaccettabili perché incidono sui diritti costituzionalmente garantiti della vita quotidiana delle persone: la possibilità di accedere a un’istruzione di qualità, la possibilità di avere una sanità di qualità, la possibilità di avere un diritto alla mobilità, la possibilità di avere servizi per i più fragili, per i più deboli, per i disabili, perché la capacità di spesa che c’è nelle varie aree del paese è molto differente perché purtroppo abbiamo un paese che è molto diseguale, dove il reddito medio è molto diverso, il reddito di Napoli e meno della metà del reddito di Milano, come reddito medio, quindi la capacità fiscale del comune è meno della metà, questo è ovvio è un fatto ovvio, quindi se a questa autonomia differenziata si associa una diversa attribuzione di risorse, significa aumentati di vari e non diminuirli. Allora io credo che oggi il vero tema, la vera sfida sia quella di garantire l’autonomia, ma farla nel rispetto di quelle che sono i diritti di tutti, nel rispetto di un principio di equità che deve essere un principio di equità territoriale ed equità generazionale e nel garantire quelle che sono dei servizi che oggi sono indispensabili, ma non solo nell’interesse dei cittadini, anche dell’interesse della crescita del paese; oggi se noi vogliamo far crescere di più l’Italia lo dobbiamo fare partendo da quelle che sono le aree meno sviluppate, oggi uno dei grandi temi che ne abbiamo davanti e l’accesso al lavoro dei giovani, l’accesso al lavoro delle donne, la possibilità di avere un livello di istruzione più alto per tutti e se guardiamo le differenze che ci sono tra le regioni ci accorgiamo che oggi queste differenze sono talmente alte che dal mio punto di vista sono inaccettabili, perciò io non sono contrario al principio dell’autonomia, anzi io credo che il principio dell’autonomia sia un valore, io quello a cui sono contrario è un’autonomia che non si è in grado di garantire i diritti di equità per tutti e che soprattutto possa incidere su quella visione strategica unitaria del paese di cui noi abbiamo estremamente bisogno. Noi attraverseremo un periodo non facile, io sono d’accordo col presidente Draghi che la forza del nostro paese, la nostra energia, il nostro talento, la nostra capacità – e lo dico anche da napoletano che diciamo alla fine i napoletani estraggono sempre il coniglio dal cilindro – alla fine riusciremo a superare anche questo momento difficile, però proprio per far questo abbiamo bisogno di coesione, per avere coesione i cittadini si devono sentire uguali di fronte allo Stato e quindi qualsiasi azione noi mettiamo in campo, qualsiasi riforma noi facciamo, lo dobbiamo fare con l’obiettivo di tutelare l’interesse di tutti, io sono convinto che in un dialogo istituzionale corretto, in un confronto corretto anche qualsiasi idea di autonomia possa essere coniugato in una maniera positiva, ma un’autonomia che aumenti le differenze e non tuteli un approccio diciamo coeso del paese è un’autonomia che mi vedrà sempre contrario, per far questo quindi abbiamo bisogno di stabilire quelli che sono i livelli essenziali delle prestazioni, di avere dei fondi perequativi che siano in grado realmente, in maniera reale con di poter garantire diritti uguali a tutti, i diritti costituzionalmente garantiti, poi ovvio che ci vuole efficienza nell’amministrazione, capacità di poter gestire le risorse nel modo migliore, ma ci sono tutti gli strumenti per poterlo fare, quindi alla fine io credo in un autonomia però un’autonomia che è un’autonomia che garantisca tutti e se questo è il piano di discussione, io sono ovviamente pronto come penso tantissimi miei colleghi a discuterne partendo anche dal mezzogiorno, ma se questo principio non viene garantito e tutelato, alla fine significa lavorare contro l’interesse dei cittadini e non a favore del loro interesse.
Magni: Grazie sindaco e concludiamo il primo giro con Andrea Prete che è presidente dell’Unione Italiana delle camere di commercio industria artigianato e agricoltura e quindi, perché dal vostro punto di vista è importante ragionare su questi meccanismi che apparentemente possono sembrare lontani dalla vita delle imprese, dalla vita delle associazioni ma che poi in realtà incidono come abbiamo iniziato a vedere in maniera molto importante. Ecco qual è il vostro punto di vista su questo?
Andrea Prete: Intanto ringrazio gli organizzatori per l’invito e ovviamente mi complimento per una straordinaria manifestazione come questa che devo dire mette veramente oggi al centro del dibattito…, quanto accade al Meeting, quindi, l’abbiamo visto nei giorni scorsi, l’abbiamo visto stamattina; quindi, veramente è un evento straordinario…
Io per la verità ho il punto di vista delle imprese perché, sarebbe insomma…, dopo il Presidente Fedriga, la Ministra Gelmini e il Sindaco Manfredi, credo che io debba rappresentare un po’ quello che però il sistema delle imprese vede, perché poi noi come sistema delle camere di commercio siamo stati oggetto di una riforma recente che in qualche maniera aveva – la ministra citava la riforma delle province che poi è rimasta una cosa diciamo non completata – mentre invece è quella delle camere commercio è stata una riforma che ha ridotto il numero delle camere di commercio da 105, devono arrivare a 60 siamo a 70 siamo quindi in dirittura d’arrivo. Questo devo dire è stato un esempio di come certe cose si fanno ma diventa complicato farle perché comunque questo processo va avanti da otto anni e abbiamo avuto e non poche resistenze sui territori per i vari accorpamenti che si sono generati, uno può dire ma questo cosa c’entra? no c’entra perché tutto ciò che modifica lo status quo in qualche maniera crea delle difficoltà e noi ne siamo già un esempio lampante perché l’abbiamo vissuto, anche se stiamo andando diciamo a conclusione di questo processo per il semplice motivo che abbiamo mantenuto dritta la barra su un elemento: c’è una legge, va rispettata e soprattutto vanno rispettati coloro che rispettano la legge, perché quando qualcuno ha fatto resistenza eccessiva, non mi sembra che sia corretto che qualcuno si senta migliore degli altri, e questo lo abbiamo ribadito in ogni occasione. Io credo che l’autonomia oggettivamente sia un mezzo non è un fine; mi spiego. Se lei chiede a una qualsiasi impresa sia di Palermo o di Sondrio, dice ma tu da chi governa, senza andare alla prima.., cosa voi? quello ti risponde una sola cosa: semplificatemi la vita, perché le imprese vogliono essere semplificate la vita, ora che questo possa avvenire attraverso, diciamo lo Stato centrale piuttosto che le Regioni o altre istituzioni, è meno interessante per certi versi, anche se poi scenderemo un po’ più nel dettaglio, però è indiscutibile, noi abbiamo fatto un tavolo sulla semplificazione in Unioncamere a cui partecipano tutte le principali associazioni italiane di impresa a partire da Confindustria, Confcommercio, Coldiretti, Confagricoltura, CNA, quindi tutte, dico tutte quindi se non le cito tutte è solo per non fare un lungo elenco, ebbene quello che abbiamo cercato di mettere sul tavolo è quella semplificazione che viene dal basso, perché noi possiamo parlare quanto vogliamo, ma se non diamo un segnale.., noi abbiamo fatto.. un nostro Istituto Tagliacarne ha stimato, che se riducessimo di un terzo il tempo che le imprese dedicano alle attività burocratiche, quindi alla burocrazia recupereremo dallo 0,8 a un punto di PIL che non è poca cosa! ma solo riducendo del 30 per cento il tempo dedicato alla burocrazia; in questo paese accadono ancora delle cose stranissime, noi siamo il paese che invoca l’economia circolare, ma nello stesso tempo crea difficoltà a rendere un prodotto riciclabile perché viene considerato una uno scatto, allora tu devi battagliare con una legislazione che ti impedisce di definire esattamente se quello è un prodotto riciclabile o uno scarto e sappiamo che in materia ambientale qualsiasi cosa sfora nel penale facilmente! Allora noi dobbiamo… è un paese che arriva all’assurdo che se l’erba del giardino te la tagli tu la puoi mettere nella spazzatura, nell’umido, ma se chiamo un’impresa diventa un rifiuto speciale, sembra l’erba del giardino è, allora se noi non andiamo alla soluzione di questi… abbiamo un paese dove e veniamo a cose che oggi toccano l’impresa forse più del … per carità importantissimo argomento e lo affrontiamo, ma sappiamo perfettamente che l’impresa oggi ha una problematica enorme che è quella del problema del costo dell’energia, ci siamo trovati, sono tre anni per la verità che il mondo economico è in una turbolenza e che pare non finire, per i vari motivi a noi noti, però abbiamo un paese dove abbiamo un forte bisogno di indipendenza energetica se non totale almeno accendiamo quella che abbiamo e abbiamo il problema che un processo autorizzativo è ancora lunghissimo. Nel 2018 sono stati presentati mille progetti per installazioni di energie rinnovabili, ne sono stati approvati il 9 per cento e noi poi ci lamentiamo che dipendiamo dal gas russo quando potremmo avere in casa le soluzioni? allora l’impresa questo cerca, perché l’impresa dice, io fin quando sono nell’ambito dei confini della mia fabbrica so che cosa devo fare, il problema è quello che mi capita dopo e questo va dal sud al nord e dico questo non perché la discussione poc’anzi e voglio dire è una discussione fondamentale nella quale si trovano le ragioni un po’ di tutti, però dobbiamo essere convinti che sia un processo che porta vantaggi a tutti perché su questo non bisogna derogare, perché è chiaro che partiamo da delle differenze tra nord e sud, basta pensare, e la ministra Gelmini lo sa perfettamente, ne abbiamo parlato anche quando ho avuto il piacere di averla ospite in Unioncamere, che se fai riferimento alla spesa storica ovviamente è penalizzato chi ha speso poco in certi ambiti, è chiaro che bisogna passare ai livelli essenziali di prestazione, con, in qualche maniera, i nuovi standard a cui fare riferimento, l’altro ieri ho sentito il governatore Fontana intervenire, ero collegato non ero qui a Rimini, che quando gli è stato chiesto qual era il suo progetto bandiera, della sua Regione, ha detto io voglio che tutti i lombardi abbiano le stesse possibilità ed è legittimo perché poi in ogni territorio noi abbiamo che Milano ha tre volte forse il pil di Pavia, in Veneto Verona ha il doppio di Rovigo, in Emilia Bologna ha il doppio di Ferrara, quindi avere come concetto quello del presidente Fontana, che tutti i lombardi abbiano le stesse possibilità, se Fontana fosse il Presidente del Consiglio sarei contento, perché direbbe tutti gli Italiani devono avere le stesse possibilità ed è quello a cui noi aspiriamo; però ripeto per quello che riguarda il sistema delle imprese è un tema che in qualche maniera ci vede attenti però per noi diciamo l’obiettivo oggi è avere la possibilità, perché del resto lo abbiamo dimostrato anche l’anno scorso, la ripresa economica in Italia c’è stata, siamo stati i primi in Europa, vuol dire che il nostro apparato produttivo da nord a sud quando lo si mette in condizioni di funzionare dà dei risultati; e poi ci troviamo anche, devo dire, a tener presente che lo scenario ci sta cambiando sotto i piedi giorno dopo giorno, lo dicevo poc’anzi noi abbiamo avuto il blocco dei licenziamenti durante il Covid con il terrore che alla fine del blocco dei licenziamenti avremmo avuto una marea di disoccupati, ebbene non troviamo le persone che vanno a lavorare, questo è uno sconvolgimento, tra l’altro noi come sistema camerale siamo molto attenti a questo ambito sul lavoro e stiamo ragionando su cosa fare per avere le professioni che le imprese vogliono, perché il vero problema che oggi tocco oltre quello dell’energia è che non si trovano più le professioni, allora dobbiamo renderci conto che c’è un disallineamento forte tra il processo formativo e le esigenze del mercato del lavoro e delle imprese, ecco questi sono temi che credo siano trasversali, forse non sono entrato troppo nel merito dell’autonomia ma credo che per le imprese questi elementi siano più significativi. Grazie
Magni: Per il secondo giro, ripartirei da lei Presidente Prete, tra un mese saremo chiamati alle urne, esattamente un mese da domani. Quali sono le preoccupazioni dal vostro punto di vista le proposte e da parte di chi invece ricopre incarichi istituzionali o e/o anche ha implicato direttamente più o meno indirettamente nella prossima campagna elettorale, quali sono… qualche proposta in breve che potete condividere con noi su questo tema e anche su un tema affine, per esempio, come quello dell’attuazione del Pnrr di cui tanto si parla che coinvolge tanti ambiti, penso per esempio a dove sono io all’università ma anche a tante parti della società civile. Quindi, ecco abbiamo qualche minuto in meno però possiamo fare un secondo giro partendo da lei Presidente grazie.
Prete: Dunque, in stamattina abbiamo avuto qui il presidente Draghi, io credo che la standing ovation che ha ricevuto, ha premiato un percorso fatto, perché normalmente poi gli applausi si hanno quando uno annuncia le cose. Credo che il presidente Draghi abbia avuto gli applausi dopo che le cose le ha fatte e questo credo che sia stato un bel segnale, e quindi… ovviamente coinvolgo anche la ministra Gelmini autorevole esponente del Governo Draghi, dico questo, ma del resto anche la Lega ma anche il partito del sindaco erano esponenti del Governo Draghi, quindi non facciamo torto a nessuno, però dico questo perché è la base su da cui dobbiamo partire. Io ovviamente, come rappresentante il sistema camerale, noi non abbiamo, non parteggiamo, però a una cosa ci tengo e vorrei sottolineare, io mi auspico ma ne sono convinto, però meglio sottolinearlo, che abbiamo in futuro un Governo di competenti che è indispensabile, perché noi abbiamo toccato con mano la competenza del Governo Draghi, ma in passato abbiamo toccato con mano anche qualche incompetenza e ci siamo pure fatti male, per cui voglio dire, sotto questo aspetto noi dobbiamo rimanere un paese credibile perché è indiscutibile al di là delle posizioni politiche che quello del Governo Draghi è stato un Governo credibile a livello internazionale, non vorrei che questa credibilità venisse meno e per cui la competenza credo che sia essenziale. Ovviamente cosa chiediamo come imprese? sulla semplificazione l’ho detto, è ovvio che ci sono misure che devono andare in qualche maniera a ridurre il peso fiscale delle imprese, ma soprattutto anche visto che siamo in periodo inflattivo e noi l’inflazione la conosciamo per la prima volta dopo vent’anni perché io me la ricordo ma molti non sanno che cosa significa l’inflazione a due cifre ed è un problema da affrontare seriamente, per cui quando hai una riduzione del potere d’acquisto del nelle persone il problema diventa serio, quindi questo è un tema importante che io auspico venga affrontato in maniera precisa; Pnrr manteniamo i tempi rispettiamo quello che è il programma che è stato in qualche mese messo in campo perché credo che le prime due tranches ce le hanno date perché abbiamo rispettato, abbiamo fatto il compito bene a casa, beh mi auspico che sia continuato e che si continui a farlo fino alla fine. Grazie
Magni: Grazie, sindaco.
Manfredi: Ma io credo che ci sono due punti che io ritengo molto importanti. Parto dal Pnrr che è una grandissima occasione per il paese che noi non possiamo sprecare è un impegno molto gravoso perché ci sono tempi molto stretti ed attività molto complesse, soprattutto gli interventi infrastrutturali sono degli interventi molto complessi, che oggi si scontrano con una difficoltà: l’incremento del costo delle materie prime che determina ad esempio per gli appalti la necessità di rivalutare il costo delle infrastrutture che sono state previste, degli interventi che sono stati previsti nell’ambito il Pnrr. A questo si accoppia anche la difficoltà a trovare forza lavoro, noi adesso abbiamo il paradosso che vengono fatte delle gare e non partecipa nessuno, perché o perché i costi non sono remunerativi o perché non c’è forza lavoro per poter realizzare le cose, quindi questo punto e un punto che preoccupa molto le amministrazioni locali e quelle che sono più esposte più impegnate come la mia città che ha tantissimi progetti nel Pnrr, ma anche i comuni più piccoli che forse hanno anche minore capacità di poter ammortizzare queste difficoltà, quindi su questo c’era un percorso che era stato attivato dal Governo per un fondo per la rivalutazione dei costi, questo percorso va continuato e va rafforzato anche col futuro Governo che arriverà. C’è un altro tema che è il tema della del costo della vita, oggi noi ci affrontiamo una difficoltà straordinaria che è legata all’inflazione, quando una persona… adesso mi è capitato, racconto un piccolo episodio, mi è capitato di andare a fare la spesa, adesso che era in vacanza, perché mia moglie approfittando che ero in vacanza mi ha mandato al supermercato, e debbo dire sono rimasto colpito da quanto sia aumentato il costo anche di beni di prima necessità, e questo chiaramente per una famiglia monoreddito oppure con uno stipendio con salari poveri come sono tante famiglie degli italiani, particolarmente nel mezzogiorno, ma questo è un problema di tutta l’Italia, ovviamente questo rappresenta una grande difficoltà: i bambini da mandare a scuola, il costo dei libri.. ecco io credo che il tema di sostenere il reddito delle persone sia una vera mente delle grandi priorità perché se noi riusciamo a garantire una serenità da parte di chi più è colpito, ovviamente dal il costo dell’energia, le bollette che si debbono pagare a fine mese, questo significa avere questione sociale, coesione sociale significa avere economia ed avere sviluppo. Io vivo, sono sindaco e ho il grande privilegio di vivere, di essere sindaco di una città molto bella, ma anche un po’ turbolenta, perché Napoli è una città che è fatta di grandi contrasti, e percepisco con mano ogni giorno quando scendo per strada quali sono le difficoltà. Ecco io credo che su questo ci vuole grande attenzione, grande unità istituzionale, chiunque vinca le elezioni deve sapere che il principio, la possibilità la necessità di avere un’agenda sociale che sostenga il reddito delle famiglie è prioritario in un momento come questo dove chiaramente le difficoltà sono tante; senza coesione sociale non c’è neanche sviluppo e non c’è neanche crescita e questo credo che quello che tutti noi chiediamo, chi amministra le imprese, i lavoratori, i cittadini.
Magni: Grazie, ministro Gelmini
Gelmini: Io vorrei sottolineare due cose, parto anch’io dal Pnrr perché ritengo che tutte le forze politiche, indipendentemente dal colore dovrebbero siglare un patto e dovrebbero assumere l’impegno di portare a termine i contenuti del Pnrr, indipendentemente ripeto dalla colorazione di ciascuna forza politica. Perché dico questo? perché temo che essendo un investimento a medio termine è chiaro che il lavoro fatto dal Governo Draghi lo capitalizzerà il Governo che verrà dopo Draghi e così a seguire e quindi il rischio è che cali la tensione e l’interesse a realizzare quella progettualità, perché non produce consenso immediato, ma è ciò che serve all’Italia per davvero agganciare la crescita, la competitività. E su questo non si può scherzare perché portarlo a termine vuol dire investire per le generazioni future, vuol dire costruire ospedali, asili nido, infrastrutture, banda larga, ma vuol dire anche rispettare quel contratto, garantire la credibilità dell’Italia anche in un contesto internazionale, viceversa dare la sensazione che con la caduta del Governo Draghi il Pnrr viene messo da parte, qualcuno dice, chi non l’ha mai votato, che potrebbe essere anche stravolto, profondamente cambiato, questo a me preoccupa molto perché, ribadisco, il Pnrr è un contratto, è un impegno assunto a livello europeo, è la prima volta che l’Europa accetta di mettere in comune il debito, è la prima volta che c’è un progetto rivolto alle nuove generazioni e quindi su questa cosa non si può scherzare, non può essere la bandiera di questo o quel partito perché il Pnrr è l’agenda Italia è un progetto che serve al paese per traguardare il futuro e per dare risposte sulla medicina di territorio, sull’infrastrutturazione, sulle diseguaglianze, quindi un tema estremamente importante; poi è chiaro che l’agenda della campagna elettorale va sulle questioni che riguardano il quotidiano delle persone ed è giusto che sia così perché quando abbiamo un’inflazione galoppante che va verso la doppia cifra è chiaro che c’è un problema di perdita del potere d’acquisto dei salari, delle famiglie, anche problemi all’interno delle imprese con il caro energia e il caro materie prime, però anche qui io credo che dobbiamo resistere alla tentazione delle ricette miracolose, anzi io mi sento di dirvi diffidate di chi vi dice che c’è la ricetta magica, il punto del programma decisivo per cambiare le cose; non è così. Io penso che la questione fondamentale sia sicuramente quella del potere d’acquisto dei salari, della perdita del potere d’acquisto dei salari su questo io penso che sia fondamentale proseguire con il taglio del cuneo fiscale, perché noi dobbiamo sforzarci da un lato di rendere meno gravoso il costo del lavoro per le imprese, ma dall’altro dobbiamo lasciare qualche soldo in più in busta paga ai lavoratori e quindi il taglio del cuneo fiscale è un punto fondamentale. Il Governo Draghi lo ha avviato questo percorso non si può fermare oggi, deve andare avanti perché siamo il paese a livello europeo dove abbiamo i salari più bassi e il costo del lavoro più alto e quindi questo rappresenta un gap per la competitività del paese e il punto del lavoro è più importante del reddito di cittadinanza è più importante dell’assistenzialismo e noi dobbiamo creare… non dobbiamo preoccuparci di redistribuire una ricchezza che non c’è, dobbiamo produrre ricchezza, redistribuire opportunità, pari opportunità, dobbiamo riscoprire il valore della competenza e del merito, ecco perché credo che accanto al lavoro, accanto al tema della detassazione, noi lo proponiamo di una mensilità in più, per far fronte al caro energia a quell’aumento del costo della vita che pesa, dall’altro lato il tema della formazione e dell’occupazione è centrale. Il Pnrr ancora una volta ci dà un miliardo e mezzo, quante volte in giro per l’Italia ci siamo incontrati davanti ad un nuovo istituto tecnico superiore, davanti alla formazione professionale e dicevamo che bello se ci fossero i soldi! questa volta i soldi ci sono, l’Europa mette a disposizione un miliardo e mezzo queste risorse devono essere distribuite sul territorio italiano e devono consentire ai nostri giovani non solo di avere un pezzo di carta, la laurea, il diploma ma di avere una garanzia di buona occupazione e per fare questo quelle risorse devono essere distribuite, devono garantire lavoro, opportunità per il futuro, possibilità di rimanere in Italia soprattutto per i giovani del sud che troppe volte sono costretti ad emigrare per trovare le opportunità; ecco il Pnrr è questo e quindi quello che le forze politiche non possono fare è rubare il futuro ai nostri giovani e quindi occorre verità, occorre consapevolezza che fare le riforme è fatica, significa rimboccarsi le maniche, non fare finte promesse, ma un lavoro duro quotidiano, significa non chiudersi nel buio dei ministeri, ma dialogare con i presidenti di regione, con i sindaci, con gli amministratori locali, ma io penso che come ha detto Draghi stamattina se noi non cediamo allo sconforto, alla sfiducia o alle facili promesse, agli slogan, nei momenti di difficoltà il nostro paese dà il meglio di sé e questo sicuramente un momento in cui le difficoltà non mancano e quindi dobbiamo avere questo approccio, dobbiamo avere fiducia, dobbiamo avere capacità di costruire, dobbiamo avere un’impronta di sussidiarietà e quindi umiltà e capacità di ascolto della società civile che ha tanto da dare ha tante esperienze da comunicare e se noi sapremo non dividerci, non creare contrapposizioni, ma gioco di squadra, io sono convinta che come siamo usciti dal Covid, come abbiamo saputo dare risposte anche sul Pnrr in Europa dove ci hanno fatto i complimenti per come avevamo costruito quel piano, noi possiamo vincere anche la sfida di futuro e consegnare alle giovani generazioni un paese che sia orgoglioso, un paese che dia anche in Europa una lezione di stile, di capacità di costruzione dei contenuti e non, come dire, sedersi sugli allori perché sicuramente questa è una stagione difficile che richiede coraggio, capacità di raccogliere le sfide, ma io sono convinta che questo sia un paese che quelle sfide sia in grado di vincerle.
Magni: Grazie ministro, Presidente Fedriga, a lei l’onore e l’onere di concludere questo dibattito, poi dopo…
Fedriga: Io dico la mia, umilmente ovviamente una visione mia che anche da Presidente della Conferenza ho potuto vedere. Siamo un paese un po’ particolare, siamo riusciti a ideologizzare la pandemia, c’è chi diceva che la pandemia non esisteva e chi diceva che bisognava chiudere tutto per sempre, io penso che la pandemia e bisogna affrontarla volta per volta rispetto a come si modificava il virus, come bisogna affrontare la situazione. Stiamo riuscendo a ideologizzare il Pnrr tra chi dice che è una fede inviolabile o chi dice bisognerebbe buttarlo nel cestino. Io penso che esista anche il buon senso di capire che il Pnrr è stata una grande conquista, ma anche che la situazione internazionale contingente del paese è radicalmente cambiata rispetto a quando è stato scritto il Pnrr. Quando è stato scritto il Pnrr non c’erano tensioni internazionali, non c’era la guerra in Ucraina, c’era un aumento seppur modico del costo delle materie prime, non c’era l’inflazione, non c’era l’aumento dell’energia, non c’era l’aumento del gas. Dobbiamo far finta che non è successo perché il Pnrr è diventato una fede inviolabile? io penso che il Pnrr, rinegoziando con l’Europa, sia da modificare, penso che le priorità siano diverse rispetto a quanto è stato scritto. Prima è stato bene? sì, oggi bisogna cambiarlo; scusate se sono così schietto non penso che oggi la priorità siano 300 milioni a Cinecittà, scusatemi se lo dico. Forse darei delle risorse alle imprese per dire come facciamo fronte al caro energia che guardate, in autunno rischiamo che delle imprese chiudano, e già oggi lo stanno facendo, perché perdono di meno a chiudere rispetto che a produrre. Anch’io spero, anch’io spero andrà tutto bene, ho paura però che se non facciamo le cose non andrà poi così bene. Il Presidente Draghi ha detto una cosa di grande buon senso, e capisco che non sia anche quello… che ha detto differenziamo il costo del gas rispetto al costo dell’energia, è fondamentale! oggi esiste una autorità regolatoria che è l’Autorità dell’energia, ne parlavo oggi proprio con un esperto del settore, distributore, che ha un algoritmo che calcola il costo dell’energia, anche quella prodotta con idroelettrico, quindi oggi uno che produce con l’idroelettrico ed è collegato al costo del gas, vende con l’aumento del gas l’idroelettrico, l’eolico, il solare, una follia, e non è che stanno speculando, è la nostra Autorità dell’energia che calcola così l’algoritmo; dicono lo dice l’Europa che bisogna calcolarlo così, io non lo so, sta di fatto che in Austria c’era una differenza di megawattora di 3 euro e oggi è diventato di 50 euro e hanno le stesse regole in Austria penso, sono anche loro in Europa. Allora su questo vogliamo intervenire possiamo farlo a breve no? perché possiamo parlare di tutte le cose mega fantascienza che possiamo fare nel paese, ma quando l’impresa chiusa, il lavoro non c’è più arrivederci e grazie, altro che reddito di cittadinanza, dobbiamo dare reddito all’impresa perché rimanga aperta. Il prossimo Governo avrà una grande sfida…, io guardate mi auguro che vinciamo come coalizione per il prossimo Governo, ma non auguro a nessuno di governare in un momento così difficile se dovessi farlo dal punto di vista umano, politico ovviamente sì, ma saranno momenti difficilissimi, per questo dobbiamo essere seri col paese. Fare la campagna elettorale e dire vincerò io andrà tutto bene non preoccupatevi sarete tutti ricchi io non lo faccio. Io in campagna elettorale metto di fronte alle persone alle difficoltà che dovremo vivere, le sfide che dovremo affrontare e dire anche i cambiamenti che dovremmo fare, anche questo è una grande sfida, prima si parlava, scusatemi se torno sul concetto di autonomia, io sono pienamente d’accordo l’autonomia deve essere solidale, ma l’autonomia deve essere anche responsabile e scusatemi se uso altrettanta schiettezza e ribadisco, condivido le parole del sindaco Manfredi, la responsabilità vuol dire anche e non faccio non cito territori perché lo riterrei estremamente scorretto, che vuol dire anche che la mia superficie boschiva che più grande di altri territori della regione, ma quegli altri territori hanno100 volte il numero dei miei forestali, anche quella è responsabilità perché non si può semplicemente dire gli altri vanno male no? e quindi su questo dobbiamo lavorare insieme proprio per collaborare, togliere queste disparità e ad accettare le sfide e sapere che sono difficili e sapere che si può che si può sbagliare e sapere che si può cascare, ma avere la consapevolezza che si può rialzarsi e andare avanti. Non penso che nessuno, se qualcuno si presenta a governare il paese a dire guardate non sbaglierò mai farò tutto bene e tutto andrà via liscio prende in giro le persone, da Governatore, nel mio piccolo e non voglio paragonarmi con chi governa le complessità del paese nazionale, so cosa vuol dire sbagliare, so cosa vuol dire correggersi, so cosa vuol dire anche magari far qualcosa di buono fortunatamente perché quello lo facciamo, però questa è la difficoltà di governare la complessità del governo. Adesso dico, facciamo, prendiamo un accordo tutte le forze politiche, magari col Presidente del Consiglio ancora in carica, cambiamo il prezzo unico nazionale dell’energia, facciamo questo, dopo metteremo il cap del gas europeo, giustissimo, iniziamo da quello, volete vedere e siamo già tardi, volete vedere che incominciamo a risolvere veramente i problemi dell’impresa? E i problemi di impresa è un problema di lavoro perché noi dobbiamo assistere chi è in difficoltà, ma la Costituzione e io lo condivido, prevede il diritto del lavoro e noi dobbiamo garantire il diritto del lavoro ai cittadini di questo paese, anche in quelle aree difficili perché poi abbiamo una contraddizione, chiudo veramente, dove abbiamo difficoltà a reperire lavoro e abbiamo un sacco di disoccupazione, c’è qualcosa che non funziona, vuol dire che dobbiamo coniugare domanda e offerta, vuol dire che dobbiamo fare gli ITS, cosa che stiamo facendo con le imprese e anche quell’autonomia, lo Stato centrale sarebbe impossibile per lo Stato centrale organizzare gli ITS su tutto il territorio nazionale rispetto alle differenze, capacità produttive, tipologie, tessuti produttivi del paese, per quello i territori sono fondamentali proprio per lavorare insieme alle imprese e queste sono le sfide, dopo si può semplificare tutto. Io penso che purtroppo, non sono all’altezza di semplificare e ho il dovere di dire ai cittadini di questo paese e della mia Regione che governare è complesso, soluzioni facili non esistono, però non si può neanche semplicemente pensare che lasciando le cose così come stanno tutto si risolverà, perché purtroppo ho paura che questo non accadrà. Grazie
Magni: Grazie a tutti, io desidero ringraziare i nostri ospiti perché ho sentito parole di buonsenso senza ideologie, in un dialogo che ha avuto come filo rosso mi sembra un pragmatismo, un realismo che vuole guardare i problemi pur nelle differenze che sono emerse, e penso che questo sia un contributo al bene comune di tutti, un contributo per quella passione per il cittadino che richiamava in apertura il presidente Fedriga che devo dire che ho visto all’opera in tutti i nostri ospiti questa sera, quindi li ringrazio e vi seguiremo con attenzione nei vostri compiti nei prossimi mesi. Grazie, buona serata a tutti.