Favorire la crescita e sostenere i più deboli

In diretta su Repubblica TV, Askanews.

Simone Bemporad, Deputy Chairman The Human Safety Net e Chief Communication and Public Affairs Officer del Gruppo Generali; Roberto Garofoli, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura; Francesco Mutti, Presidente Centromarca; Francesco Starace, Amministratore Delegato Enel. Introduce Emmanuele Forlani, Direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.

La pandemia prima, la guerra in Ucraina poi, hanno acuito la forbice tra ricchi e poveri, facendo aumentare le disuguaglianze. Quali sono le iniziative politiche ed economiche, pubbliche e private, per far fronte a questa situazione? Perché se i più deboli, i più indifesi, gli emarginati, vengono lasciati da parte, il rischio è quello che crolli l’intero sistema paese? Una sfida che riguarda tutti e che richiede di rimettere al centro del dibattito la persona, la crescita e la tutela dei più deboli.

Con il sostegno di Tim, Generali, Enel, Philip Morris Italia.

FAVORIRE LA CRESCITA E SOSTENERE I PIÙ DEBOLI

Emmanuele Forlani: Buongiorno, ben trovati a tutti, “favorire la crescita e sostenere i più deboli” è il titolo di questo nostro incontro, saluto le persone che ci stanno seguendo in presenza dalla Fiera di Rimini, 43esima edizione del Meeting, titolo “Una passione per l’uomo”, ed a coloro che ci seguono da casa in streaming e ci potranno seguire poi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Il titolo che abbiamo scelto per l’incontro di oggi è un titolo particolare e gli ospiti, che tra un istante presento, sono probabilmente le persone più indicate che ci possono aiutare ad introdurre, a declinare questo titolo alla luce del fatto che viviamo una situazione particolarmente complessa, lo sappiamo, perché la crisi, ieri ne parlavamo in altri incontri, la crisi energetica, i problemi legati agli approvvigionamenti e al gas, la questione che riguarda tutti i cittadini italiani quindi dell’aumento del caro prezzi delle bollette, le difficoltà sul lavoro, la crisi che in qualche modo si è incrementata nell’ultimo periodo dallo scoppio della drammatica guerra in Ucraina del 24 febbraio e, per aggiungere una ciliegina sulla torta, un periodo quanto meno di incertezza politica che ci vede oggi e in questo periodo in campagna elettorale. È chiaro che tutto quello che abbiamo visto anche nei dialoghi di questi giorni porta ad aumentare la domanda rispetto al fatto che questa situazione di difficoltà rischia di aumentare il divario non solo da un punto di vista geografico tra Nord e Sud, ma anche di chi già è in difficoltà e lo diventa ancora di più. Da qui il titolo dell’incontro di oggi, che ricordo è “favorire la crescita e sostenere i più deboli”. Arrivo quindi a salutare i nostri ospiti, quelli che sono qui e quelli che sono da remoto, a partire da Roberto Garofoli, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, salutiamo Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, Francesco Mutti, Presidente di Centromarca, benvenuto, e sono con noi collegati da remoto Francesco Starace, Amministratore Delegato di Enel, buongiorno, ben trovato, e Simone Bemporad, Deputy Chairman The Human Safety Net e Chief di Generali, buongiorno e ben trovato Bemporad. Non rubo e non sottraggo altro tempo, ho già detto perché abbiamo scelto questo titolo, quindi partirei immediatamente dal Sottosegretario Garofoli, mi permetto solo un accenno, sia da un punto di vista professionale e lavorativo, sia da un punto di vista di un suo approccio personale, quello di oggi, il titolo di oggi, è un tema che a lui sta molto caro, abbiamo avuto occasione di parlarne in diversi momenti quindi questa prima riflessione la chiederei proprio per aiutarci anche a entrare dentro del perché appunto questo tema.

 

Roberto Garofoli: Grazie, innanzitutto grazie dell’invito e grazie al direttore Forlani, ma grazie al meeting. Partirei come lei diceva, dal titolo “Favorire la crescita e sostenere i più deboli”. Questo titolo in realtà un po’ fotografa quello che è stato l’assillo del governo in questi diciotto mesi, quasi direi la stella polare che ha un po’ orientato le politiche di questi diciotto mesi. Sono stati diciotto mesi come noto molto difficili perché si sono susseguite emergenze, direi alcune del tutto imprevedibili. Innanzitutto si è dovuto fronteggiare la pandemia ma poi vi è stata subito dopo la guerra in Ucraina e la fiammata inflazionistica con tutte le implicazioni che in parte conosciamo e che hanno fatto emergere affanni delle filiere produttive, disagi sociali, e poi la crisi idrica. In tutto questo c’è stata la necessità di assicurare un lavoro direi molto inedito e anche molto complicato, l’approvazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, e la definizione in corsa della governante, delle regole di azione, e anche si è dovuto iniziare a marciare per realizzare i primi obiettivi. Con la stella polare ciò che ha orientato l’azione del governo è stata un po’ quella riassunta dal titolo di questo panel “favorire la crescita”, direi riattivare e consolidare un sentiero di crescita e le difficoltà, le incertezze sono tante e sono fortissime ma in tutto questo un sentiero di crescita si è riattivato con risultati anche significativi. Siamo al sesto trimestre di espansione, di una parte espansiva del prodotto interno lordo, nel 2021 la crescita è stata del 6.6, quest’anno ad oggi è acquisito un tasso di crescita rilevante del 3.4, superiore rispetto a quello di altri paesi occidentali, penso alla Francia, penso alla Germania. E la seconda come dire parametro di condotta, criterio di condotta è quello riassunto nella seconda parte del vostro titolo “proteggere i più deboli”. Tutte queste emergenze, queste crisi hanno senz’altro acuito le sofferenze del paese, i disagi sociali e hanno anche messo in discussione quel sentiero di crescita, o hanno rischiato, meglio, di mettere in discussione quel sentiero di crescita del nostro paese perché la fiammata inflazionistica il caro energia, ma anche il caro materie prime che c’è stato e che c’è, non c’è dubbio che abbiano preoccupato e continuano a preoccupare. In tutto questo è necessario, io credo, a fronte di emergenze così gravi e così continue, una prontezza operativa di chi è preposto a definire e ad attuare politiche pubbliche. E in questi primi sei mesi sono stati stanziati per ovviare alle implicazioni gravissime di questo attacco, di questa guerra ucraina e soprattutto di questa fiammata inflazionistica, sono stati stanziati 50 miliardi proprio per affrontare questi due nodi. Vorrei dire, perché so che è un tema e oggi che sta preoccupando, preoccupa, ed è giusto che preoccupi tutti, dai cittadini alle imprese, che l’ultimo passaggio prima di questa brevissima pausa estiva, ma si è già ripresi, è stata l’approvazione di un decreto legge che ha stanziato risorse significative utilizzando gli spazi fiscali disponibili, già guardando all’ultimo trimestre dell’anno, perché è stato prorogato un bonus elettrico e gas che tiene al riparo milioni di famiglie, quelle che restano naturalmente nelle situazioni di maggiore difficoltà dagli aumenti importanti del prezzo del gas e dell’energia. È stata azzerata, direi che sono state azzerate tutte le componenti fiscali della bolletta elettrica e del gas, sono stati azzerati gli oneri generali. È stata ancora prorogata una misura che la Germania ha introdotto qualche giorno fa, quella della riduzione al 5%, in Germania è stata ridotta solo qualche giorno fa al 7, ma questa misura da noi di riduzione dell’iva su gas è in vigore già da ottobre del 2021 ed è stata prorogata fino a dicembre di quest’anno, e ancora sono state prorogate credo che per le imprese, per quanto capisco, a fronte di prezzi di aumenti cosi incredibili dei prezzi del gas e dell’energia non ancora del tutto satisfattivo, sono stati prorogati importanti crediti di imposta che coprono quote delle bollette elettriche sostenute dalle imprese, non soltanto gasivo e l’energivo, cioè quelle che fanno un uso massivo di energia e gas, ma anche di moltissime altre milioni di imprese italiane, è stata ridotta com’è noto ancora le accise sul gasolio e sulla benzina. Le notizie di questi giorni sull’aumento vertiginoso dei prezzi del gas e dell’energia naturalmente destano ulteriori preoccupazioni, il governo continuerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane a monitorare questa evoluzione e a muoversi naturalmente sul solco tracciato dal Capo dello Stato quando all’atto dello scioglimento delle camere ha indicato i limiti di azione di questo governo. In tutto questo, ma credo e spero di avere la possibilità di tornarci, sta lavorando in maniera serrata anche sull’altro grande capitolo che credo sia di fondamentale importanza a fronte di rischi recessivi anche, che sono o possono essere all’orizzonte, si sta lavorando sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e io sono convintamente convinto sia un’occasione storica per il nostro paese in un ottica strutturale per ridurre divari territoriali di genere, per consentire un evoluzione dei nostri sistemi di assistenza sanitaria, di formazione, per rafforzare le nostre infrastrutture ma anche in un’ottica congiunturale perché è un piano che mette a disposizione del paese, che naturalmente deve essere capace di utilizzarle in maniera efficace e corretta, risorse aggiuntive ingenti che nei prossimi mesi e nei prossimi anni torneranno molto molto utili al nostro sistema economico e sociale.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Roberto Garofoli, io penso di poter dire a nome di chi è presente ma di chi anche ci sta seguendo, che certamente le sue parole rassicurano su una preoccupazione che in qualche modo aleggia certamente in questi giorni da parte di tutti sul fatto non solo che la macchina non sia ferma, passatemi il termine, ma nello stesso tempo che effettivamente siano state messe in cantiere tutte le misure per, ma probabilmente su questo torneremo. Chiederei a questo punto a Simone Bemporad di intervenire, e in particolare mi piacerebbe ci potesse aiutare a capire da un lato per l’osservatorio di una realtà come quella Generali, se effettivamente la situazione è quella che stiamo descrivendo e se anche dal vostro osservatorio effettivamente questo divario rischia di incrementarsi o si sta incrementando, dall’altra se ci sono iniziative che anche li riguardano nello specifico sulle quali ci si può attivare. Perché certamente c’è un compito e una responsabilità delle istituzioni, come abbiamo sentito dal Sottosegretario, ma ciascuno fa la sua parte. La parola a Bemporad.

 

Simone Bemporad: Grazie, buongiorno a tutti, ringrazio anch’io il Meeting per l’invito e ovviamente per l’impegno continuo a offrire ai giovani, alle persone connesse che seguono i lavori, le occasioni di confronto, di dialogo su temi così importanti. Mi spiace di non essere di persona sono attualmente negli Stati Uniti. Vorrei cominciare da un incontro che ho avuto qualche giorno fa con un mio vecchio amico, un professore di Harvard che si chiama Arthur Brooks, che è uno dei casi del momento in questo paese, ha da poco pubblicato un libro che si chiama From Strength to Strength che è stato per molti mesi in cima alle liste di vendita del New York Times bestseller, e insegna ad Harvard un corso che si chiama Leadership and Happiness, che peraltro è quello di maggiore successo dell’Università con quattrocento studenti in lista d’attesa ogni anno per cercare di accedere. Perché ve lo cito, lui è un professore cattolico, conservatore, un grande teorico del superamento delle divisioni nella lotta politica, nel confronto politico, ma soprattutto uno dei più entusiasti e strenui sostenitori del capitalismo che possiate incontrare. Il motivo per cui lo cito è il lavoro che lui ha condotto per tanti anni, per dieci anni, dal 2009 al 2019 come Presidente dell’American Enterprise Institute che è uno dei più importanti Think tank americani, e penso molti di voi sanno che i Think tank sono quelle organizzazioni da cui poi l’amministrazione del paese trae molte delle persone che poi entrano a far parte del governo. Il lavoro che lui ha fatto è ispirato a una filosofia legata sia al libero mercato del capitalismo però con un’etica molto chiara, inflessibile e fortemente allineata anche ai valori cattolici, e tutto si riassume in una domanda, che peraltro è una domanda che si può vedere in un bellissimo dialogo tra il professor Brooks e il Dalai Lama che è disponibile su internet, e la domanda è qual è il purpose del capitalismo, e quindi come rappresentante di un’azienda, ed essendo l’azienda l’espressione massima dell’economia capitalistica, è una domanda rilevante qual è il purpose, e la risposta è in tre pezzi: build something, costruire qualcosa, earn my living, cioè generare la capacità di sostenermi a prescindere dallo standard; e soprattutto serve others, fare qualcosa che benefici gli altri. Questi tre straordinari principi, costruire qualcosa, generare la capacità di sostenersi e servire gli altri, sono quelli, magari possono sembrare semplici ma io li trovo straordinari nella loro semplicità, sono un po’ le coordinate che ho cercato di seguire quando sono arrivato in Assicurazioni Generali circa nove anni fa e che hanno dato vita a un movimento all’interno dell’azienda che è partito. Io ho avuto l’incarico anche della sostenibilità quando sono entrato in Generali, so che si tratta di una parola un po’ abusata oggi, quindi cercherò di non pronunciarla troppe volte, comunque quello che abbiamo cercato di fare per rispondere alla domanda del titolo del panel di oggi è stato quello di cercare di trasformare la Compagnia usando proprio quelle tre direttrici di cui sopra. Lo abbiamo fatto in due modi, da un lato lanciando una trasformazione del business secondo la cornice dei famosi principi esg, ed è un percorso lungo ma che è iniziato ed è irreversibile, è un grande successo pensando da dove siamo partiti dieci anni fa. Che cosa vuol dire trasformare il business in un’ottica esg, che sono i criteri environmental social and governance, vi assicuro che è una rivoluzione copernicana per un’azienda, quando tra qualche anno avremo trasformato le Generali in una Compagnia che venderà solo prodotti che abbiano un chiaro collegamento, e quindi in grado di dimostrare che impatto hanno generato sull’iter esg, sarà evidentemente una trasformazione straordinaria. E la stessa cosa varrà anche per le masse che vengono investite ogni anno per conto dei clienti, come sapete il business assicurativo è raccogliere risparmio per poi erogarlo nei momenti in cui il cliente lo richiede. Stiamo parlando nel caso di Generali di 700 miliardi di euro, una cifra monstre. Su queste due strade, quella dei prodotti e quella degli investimenti, siamo partiti, siamo già molto avanti, abbiamo numerosi esempi di prodotti chiaramente ispirati a criteri di sostenibilità. Per una Compagnia che genera business per sessantamila miliardi di euro all’anno non è una cosa facile da fare però è una cosa molto rilevante ed è una cosa importante. L’altra strada che abbiamo seguito è quella proprio dei temi di oggi, il tema di risolvere le diseguaglianze. Le diseguaglianze non riguardano le persone che purtroppo ne sono vittima, sono cose che ci coinvolgono direttamente, sono accanto a noi, non sono cose che accadono lontano, su un altro continente o un altro pianeta, e un’azienda come la nostra può andar bene, può prosperare soltanto se il contesto è un contesto ovviamente di prosperità, ci deve pensare lo Stato, come diceva il Direttore Forlani, certo lo Stato nasce per questo, nasce proprio per mettere a fattor comune e per cercare di garantire tutti quanti i cittadini. Tra l’altro due anni fa è ricorso il cinquantesimo anniversario del famoso manifesto di Milton Friedman che nel ‘70 scrisse sul New York Times “la responsabilità sociale dell’impresa è aumentare i profitti”. Certo che le imprese devono aumentare i profitti e farne, è obbligatorio, altrimenti muoiono, ma l’impresa non è che può vivere solo nell’isola dei famosi, non può essere l’unico palazzo elegante in un quartiere di case cadenti. Quindi abbiamo cominciato a cercare anche noi di assumere la responsabilità di questo ruolo, di fare qualcosa subito e di farlo dove operiamo. E non con una logica filantropica, tradizionale, cioè le Generali sono un grande gruppo, sono molto ricche e quindi mettiamo alcuni soldi in una Fondazione perché è quello che fanno tutti. Ed è importante farlo, ricordo le parole di monsignor Zuppi ieri sull’importanza del terzo settore, quindi come abbiamo fatto, abbiamo fatto un reset di tutto quello che le Generali facevano in giro per il mondo e abbiamo chiesto ai nostri dipendenti cos’è che un gruppo come il nostro per le sue caratteristiche può fare per cercare di aiutare a risolvere le diseguaglianze, quali cause specifiche dovremmo seguire. Abbiamo avuto settemila risposte in pochi giorni dai nostri colleghi, che è un numero enorme, le abbiamo guardate, studiate, esaminate, lavorando sia all’interno con la nostra leadership che con voci esterne all’azienda, e abbiamo selezionato due aree di interesse, due aree di attività, per cercare ovviamente di creare massa comune, e quella della genitorialità dei bambini da 0 a 6 anni. Questa è una fase dove la scienza ci insegna che viene formata e vengono formate l’80% delle connessioni neuronali, quindi un bambino che nasce, se nei primi sei anni non ha una vita normale dal punto di vista del sonno, del gioco, della nutrizione, è un bambino che non avrà un cervello formato nel modo migliore possibile, e ahimè questa cosa non si recupera successivamente. E l’altra area è quella dell’imprenditorialità e del lavoro dei rifugiati. Ogni anno milioni di persone scappano da situazioni di grave disagio, si spostano sul pianeta e, una piccola porzione di loro è una porzione di persone che hanno uno spirito imprenditoriale, che possono creare economia, che possono creare lavoro. Abbiamo cercato di guardare queste due aree. Che cos’hanno in comune queste due aree? Hanno una cosa in comune che è quella delle opportunità, delle chance. Quindi avere un bambino che può crescere come un adulto sano, avere una persona che scappa in una situazione di disperazione e può rimettersi al lavoro, sono unite queste due aree dal tema dell’opportunità. Quindi dare a tutti l’opportunità di vivere una vita e poter dare il proprio contributo anziché restare ai margini della società, soffrire, morire. E abbiamo guardato a questo bisogno di aiuto al contrario, quindi non come semplicemente esaurire la nostra attività nel dare l’aiuto, ma come sostanzialmente mettere poi queste persone nelle condizioni loro di aiutare. Lo abbiamo fatto in giro per il mondo, Assicurazioni Generali è uno dei pochissimi gruppi italiani che è leader a livello internazionale, in questo panel c’è anche l’ingegner Starace che ha creato anche l’Enel come una grande azienda internazionale, ma in Italia non ce ne sono tantissimi. Assicurazioni Generali è anche il più grande, il primo assicuratore in Europa. Cosa abbiamo fatto, abbiamo creato questa organizzazione che si chiama The Human Safety Net, è attiva in 26 paesi del mondo, dove noi operiamo, perché la logica è quella di attivarsi dove siamo, lavoriamo insieme a 60 organizzazioni partner, per la maggior parte organizzazioni non governative, e la cosa che mi piace dire è che, malgrado questa attività è finanziata di nuovo da un’azienda ricca e importante come le Generali, siamo riusciti a movimentare fondi terzi, che siano i contributi che ci danno i nostri colleghi volontariamente o che siano fondi di aziende che partecipano insieme a noi a questi programmi della Human Safety Net e sono equivalenti ai fondi che mette Le Generali. Fatemi dire due parole sui risultati che abbiamo raggiunto. Questa iniziativa è nata cinque anni fa, abbiamo raggiunto quasi 180.000 persone nel programma per la genitorialità dei bambini in stato di grave disagio, persone che conosciamo una a una, non ci occupiamo solo di capire quante persone raggiungiamo ma misuriamo l’impatto in termini qualitativi, cioè come è migliorata la loro capacità di poter essere genitori e di poter aiutare meglio i loro bambini. E poi abbiamo contribuito alla creazione di 300 micro aziende, per adesso la maggior parte in Francia e Germania, ci stiamo allargando ovviamente anche all’Italia e ad altri paesi, aziende create dai rifugiati che poi a loro volta danno lavoro non solo ad altri rifugiati ma anche a persone che operano nel territorio. Sul nostro sito di The Human Safety Net questi risultati sono spiegati molto in dettaglio. È un lavoro che abbiamo iniziato, che vogliamo proseguire e che, è importante, vogliamo fare in rete perché una grande azienda come Le Generali non può fare le cose da sola ma l’obiettivo è proprio quello di creare una rete. Chiudo con un piccolo riferimento a Venezia, in piazza San Marco, uno dei posti più belli e più visti nel mondo, nel Palazzo delle Procuratie Vecchie, che è un palazzo da tanti anni di proprietà dell’Enel, che è stato sempre chiuso per 500 anni da quando è stato costruito, era la sede dei vecchi procuratori della Repubblica di Venezia, ha avuto un grande lavoro di restauro curato dall’architetto Chipperfield, è stato aperto per la prima volta al pubblico in aprile. Che cosa troverete se venite a trovarci a Venezia, una mostra interattiva che vi aiuterà a capire qualcosa del vostro potenziale se avrete voglia di farla, ma che anche racconterà come abbiamo lavorato per sbloccare il potenziale delle persone che vogliamo aiutare per favorire la crescita e ridurre le diseguaglianze.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie Bemporad, penso che molti coglieranno anche l’invito a Venezia, e quindi immagino che arriveranno numerosi anche sull’ultima provocazione. Abbiamo ascoltato un primo angolo di visuale importante delle istituzioni, di una grande azienda. In questi giorni essendo all’interno di un periodo particolare di campagna elettorale abbiamo voluto sottolineare a più riprese, lo faremo anche nei prossimi giorni, l’importanza dei corpi intermedi, dei cosiddetti corpi intermedi della società civile. Certamente c’è una responsabilità delle istituzioni, certamente le aziende piccole, medie e grandi hanno ognuna da fare il proprio lavoro ma in Italia, in particolare nel nostro paese, l’esperienza e l’esistenza dei corpi intermedi sono stati da sempre un polmone importante non solo come osservatorio ma anche come capacità di azione. In quest’ottica il Presidente di Confagricoltura Giansanti può darci anche lui una panoramica rispetto a questi temi.

 

Massimiliano Giansanti: Buongiorno, buongiorno, grazie al dottor Forlani ma grazie a tutto il Meeting per questo invito. Io vorrei partire proprio dal titolo Favorire la crescita e sostenere i più deboli e poi per spiegare il perché tutto poi deve essere ricondotto ad una passione per l’uomo. Parto da un dato di contesto generale per poi arrivare agli aspetti nostri italiani. Noi abbiamo di fronte a noi due certezze, da qui a qualche anno, aumenterà la popolazione del mondo, la previsione come sapete è di arrivare nel 2050 a 10 miliardi di persone, nel 1960 eravamo 4,8 miliardi, oggi siamo 8 e mezzo; quindi, da qui a qualche anno quel trend ci porterà a raggiungere 10 miliardi di persone. Aumenterà in maniera significativa il PIL mondiale, nel 1960 si era sotto lo 0 triliardi di dollari, si ragionava ancora in milioni di dollari, oggi siamo, come sa il dottor Garofali, a 8,5 miliardi il PIL del mondo in termini di triliardi di dollari prodotto con la dimensione di arrivare nel 2050 a 180 triliardi di dollari di PIL del mondo. Tutto questo va coniugato, a livello di alimentazione, con una superficie agricola che diminuisce, quindi, la sfida sarà quella di produrre di più cercando di preservare le risorse naturali con una diminuzione della superficie agricola. La sfida da Mission impossible su cui evidentemente dobbiamo velocemente arrivare a fare delle proposte da attuare. Perché quando oggi si parla sempre di più, e gli shock che abbiamo visto nell’ultimo periodo, se partiamo dal Covid passando per la guerra e da ultimo gli effetti del cambiamento climatico sono shock esterni non ovviamente prevedibili, ancor di più hanno un effetto dirompente sul mercato e quindi credo che oggi la riflessione che qualsiasi governo dovrebbe fare quanto sia importante, quanto sia strategico l’asset agroalimentare, l’asset agricoltura, non tanto solo per il singolo paese ma inteso in una politica globale diventa assolutamente centrale oggi riavviare un dibattito su quello che deve essere in prospettiva la politica del cibo, la politica della nutrizione, la politica energetica che è fortemente correlata all’aspetto delle produzioni agricole fino ad arrivare alle politiche ambientali. Partendo da qui è evidente che se noi non iniziamo a considerare questi aspetti, non dobbiamo meravigliarci se poi quando la FAO lancia dei warning e dice guardate che abbiamo raggiunto in questi mesi il picco più alto dell’indice del prezzo alimentare, considerate abbiamo raggiunto a giugno un indice di 160 a base 100, considerate nei momenti più bui del covid eravamo a 98, nel 1960 eravamo addirittura a 48, nel 2008/2011 e furono l’anno ovviamente delle crisi di sistema e delle crisi anche legate a shock ambientali, non c’eravamo arrivati a 160, eravamo a 134-135. Quindi rispetto a questi dati è evidente che ci sono cittadini del mondo che soffrono, che pagano di più la spesa alimentare, siamo cittadini tutti i giorni andiamo oggi al supermercato e ci accorgiamo che cosa significa acquistare i generi alimentari, dall’altra ci sono parti del mondo che ovviamente fanno fatica, fanno fatica ad avere accesso al cibo. E allora credo che da qui debba nascere una riflessione importante, perché se oggi nel mondo ci sono 570 milioni di agricoltori, distribuiti equamente tra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati, c’è solamente una piccola minoranza dei 570 milioni di agricoltori che produce per il mercato, e c’è invece la stragrande maggioranza degli agricoltori che hanno una dimensione familiare, l’autoconsumo. Oggi pensate che in Cina, e pensate la potenza economica della Cina, l’80% degli agricoltori hanno una dimensione agricola è inferiore a un ettaro, sono tutte imprese familiari ma volutamente tenute imprese familiari per evitare ovviamente l’esodo verso le grandi città, e quindi è un contenimento della crescita sociale che scientificamente viene fatto dal governo cinese. Stessi dati oggi valgono in alcune zone del Brasile, in alcune zone dell’Africa sub sahariana ma non sono gli stessi nei paesi evoluti. Oggi i dati medi del dell’Europa, piuttosto che dell’America, ci indicano una superficie agricola aziendale molto più alta rispetto a quella che effettivamente abbiamo oggi, considerate che le aziende che producono sono all’incirca il 14% quelle grandi ma producono quasi l’85% di quello che mangiamo, hanno il 70% della superficie agricola gestita. Quindi da una parte abbiamo una contrapposizione tra il piccolo agricoltore familiare che deve guardare all’autoconsumo e dall’altra il grande agricoltore che deve garantire la sicurezza alimentare. E in quella dimensione tanto più i paesi sviluppati dovranno garantire quella crescita produttiva, non potremo permetterci di frenare, non possiamo pensare che qualcuno produrrà per noi, e quindi in quella crescita demografica, in quella crescita del reddito pro capite, qualcuno sarà chiamato a produrre di più. Bene, dobbiamo avere due modelli, è evidente. Nei paesi sviluppati dovremo garantire quella crescita perché comunque non abbiamo certezze che i paesi in via di sviluppo, non sviluppati, possano raggiungere dei target, e dall’altra, invece, dobbiamo lavorare molto sui paesi che oggi sono in difficoltà perché lì effettivamente se non cominciamo attraverso trasferimento di conoscenze, investimenti infrastrutturali, attraverso un percorso di rafforzamento delle reti rurali delle zone più povere è evidente che sempre di più avremo un mondo fatto di paesi ricchi, di paesi poveri, ma un mondo fatto anche in cui il ruolo della persona ovviamente ha una centralità e non in un determinato modo, una diversa centralità nei paesi ovviamente non sviluppati. Però rispetto a questo credo che ci sia un dato che deve far pensare tutti noi. Oggi nei paesi sviluppati abbiamo 1,3 miliardi di cittadini che soffrono di obesità, nel mondo ci sono 860 milioni di persone che invece non hanno diritto al cibo, non hanno accesso al cibo, paradossalmente abbiamo molte più persone che popolano il mondo che hanno un eccesso di scelta, rispetto a chi oggi non ha possibilità di avere cibo. Voi pensate che nei paesi evoluti abbiamo uno spreco alimentare di 78 kg pro capite, che equivale ad una produzione agricola di 1,4 miliardi di ettari. Ecco, io credo che questi siano numeri che debbano necessariamente portare tutti noi ad una riflessione, riflessioni che devono fare però chi? i paesi, i continenti. É finita la stagione, ahimè, del multilateralismo ma oggi la responsabilità che si ha sia in Europa ma, in generale, tra i grandi paesi produttori, deve essere quella di una grande politica dell’alimentazione, della nutrizione e anche dell’ambiente. E io aggiungo anche delle politiche energetiche, perché oggi gli agricoltori, partendo dalla terra, utilizzano energia per produrre generi alimentari; siamo fortemente correlati, quindi tanto più oggi è alto il costo energetico tanto più alto è il costo alimentare, e in quel percorso verso, comunque, un mondo migliore verso i temi dalla transizione energetica l’agricoltura deve dare il suo contributo. Dobbiamo essere partner di quel cambiamento e molto stiamo facendo poi, come sa l’ingegner Starace, si lavorerà molto per cercare di aumentare quella quota di energie rinnovabili da fonte agricola, ma su questo ci vuole un forte incentivo, al di là del PNRR, soprattutto sotto l’aspetto della burocrazia, dove il paese deve metterci nella condizione di realizzarle queste opere, altrimenti avremo un ottobre pericoloso, dove le instabilità dei mercati genereranno ovviamente un costo alimentare sempre più alto, dove sempre di più non ci sarà un dibattito e una guerra tra agricoltore e industria, tra industria e grande distribuzione, perché stiamo soffrendo tutti oggi e chi soffre più di tutti è il consumatore che paga sempre di più. Oggi una famiglia ha un costo alimentare mediamente passato da 2.300 euro a 3200 euro. Anche qua le disparità, c’è chi se lo può permettere, chi no. Abbiamo fatto un sondaggio qualche settimana fa, come Confagricoltura, oggi c’è un 13% dei consumatori che rispetto alla domanda “Cosa farai a ottobre?” rispetto alla scelta e alla propensione all’acquisto, dice “Non lo so”. C’è un 28% che dice “Guardate, noi andremo ad acquistare sapendo che dovremo diminuire le quantità a parità di somma spesa”, c’è un altro 28% che sta dicendo “Noi spenderemo comunque di più a parità di quantità”, e c’è un altro 30%, che secondo me è quella quota più difficile, che dirà “Io comprerò giorno dopo giorno e farò le mie valutazioni giorno dopo giorno, vivo alla giornata”. Io non credo che questo possa essere un punto di arrivo per tutti noi, allora la sfida che noi abbiamo davanti è evidente che deve essere quella in cui il tema dell’alimentazione, il tema della nutrizione, il tema di avere un paese che mette al centro dei suoi asset strategici l’agricoltura, deve diventare una realtà. Perché se si vuol parlare poi di una politica globale, di un patto tra paesi in via di sviluppo e paesi invece sviluppati, necessariamente dobbiamo sapere noi in Italia, in Europa dove vogliamo andare. Noi ancora oggi abbiamo delle politiche economiche dettate a Bruxelles che non guardano e non mirano alla stabilità dei mercati, alla tenuta del reddito degli agricoltori, sono diventate delle politiche sociali e il dottor Garofoli, è un esperto economista, sa meglio di me che cosa significa trasformare una politica economica in una politica sociale. Oggi non possiamo più permettercelo e credo che questo debba essere la riflessione dove dobbiamo ritornare a mettere al centro la figura dell’uomo, della persona. Se noi non iniziamo a pensare che quella logica dell’io debba essere trasformata nel noi e chi come noi in agricoltura ha una fortissima relazione tra uomo e terra, il valore simbolico che unisce l’uomo alla terra è il motivo per cui un agricoltore farà sempre l’agricoltore, i figli degli agricoltori faranno sempre gli agricoltori, come gli industriali d’altra parte, sono generazioni. Confagricoltura l’anno scorso ha compiuto 100 anni, noi volevamo premiare chi aveva cinquant’anni di storia agricola, erano quasi tutti. Bene, abbiamo detto, saliamo a 100, ce n’erano tantissimi. Ecco ero arrivato a circa 600 anni di storia agricola alle spalle per avere 100 soci da premiare. Questo significa che ci sono oggi storie tra familiari, tradizioni familiari, con una storia di 600 anni alle spalle. Allora come possiamo oggi mettere a rischio tutto questo? Bene, è evidente che è arrivato il momento delle scelte. Ho apprezzato molto ieri quando il cardinale Zuppi ha detto bisogna avere coraggio di iniziare a guardare la politica in cui la politica è con la P maiuscola, basta le politiche di piccolo cabotaggio. Veniamo da una stagione di 15 mesi, 18 mesi, in cui abbiamo avuto il Presidente Draghi che ha ridato centralità all’azione, ovviamente del paese, tanto in Europa, quanto per il valore delle imprese, il governo che verrà è chiamato, ovviamente, a portare a termine, anzi, non a termine, a realizzare tutte quelle cose che ci siamo detti fino ad oggi. Oggi più che mai abbiamo quel bisogno. Oppure qual è il rischio? Il rischio è che, comunque, in questi giorni come sapete si sono sbloccate, per fortuna, le navi che arrivavano dall’Ucraina. Vi siete accorti quanto si è abbassato il costo del pane e della pasta, dei prodotti che utilizzano oli vegetali? Non se n’è accorto nessuno. Ma sapete perché? Perché nel momento in cui sono partite quelle derrate agricole, se è vero sui mercati internazionali, i prodotti correlati, ovviamente nei mercati sono scesi in valore, quello che purtroppo non vede il mercato è legato all’effetto del punto del trasferimento, del costo della logistica, oggi una nave che arriva dall’Ucraina e arriva in Italia ha un costo di trasferimento che è fuori dal mercato, perché il costo purtroppo dell’alimentazione di una nave, che sia a gas o che sia a gasolio, tiene conto dei prezzi internazionali. Allora se noi non andiamo a regolare velocemente tutto quello che è la filiera agroalimentare considerandola un qualcosa che deve essere estrapolata dai momenti economici, ma regolata secondo un modello sociale integrato, è evidente che noi continueremo a conoscere un mondo fatto chi di fame e chi invece avrà il problema opposto, di dover gestire il problema di eccedenza del cibo.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Giansanti, anche per avere approfondito un po’ la preoccupazione che in qualche modo accennavo prima, cioè anche nei confronti della politica e del periodo che stiamo vivendo. Sicuramente questa può essere una delle questioni più rilevanti, proprio quella di poter intervenire rispetto a un assetto regolatorio, rispetto alla possibilità effettivamente di sviluppare la crescita, come è il titolo di questo nostro appuntamento. Peraltro, segnalo anche per chi è a Rimini o per chi ci segue da casa, noi all’interno del Meeting abbiamo sviluppato anche un intero padiglione dedicato ai temi della fragilità e dell’emergenza alimentare, che sono esattamente in linea con quanto veniva detto adesso dal Presidente Giansanti, con l’obiettivo di poter documentare, attraverso alcuni interventi, alcune esperienze, come questi due aspetti possano essere affrontati e come ci riguardano molto più da vicino di quanto noi, normalmente, crediamo. Prima di procedere, sempre per rimanere anche un po’ in ambito nel settore, chiederei, invece, all’ingegner Starace, che è già stato chiamato in causa diverse volte anche dall’intervento di Giansanti, ma che siede su una responsabilità importante, in una realtà che ha un osservatorio molto ampio internazionale e che quindi molti di questi aspetti può toccarli da vicino. Più che chiedere quali sono le iniziative che il suo gruppo sta facendo, se vorrà ci dirà anche questo, gli chiederei anche di aiutarci appunto nella visione generale rispetto a quello che lui vede rispetto al gruppo.

 

Francesco Starace: Grazie anzitutto per questo invito, per questa opportunità che in questo momento mi piace molto sfruttare, utilizzare, e colgo l’occasione per ringraziare tramite la presenza del consigliere Garofoli il governo che ci sta ancora seguendo per qualche tempo, perché ha fatto diciotto mesi di nuoto contro corrente, con correnti impetuose tra l’altro, perché oltre al covid che ci siamo quasi dimenticati, c’è stata una guerra, che non ci stiamo dimenticando perché tuttora in corso, una spirale inflazionistica ereditata dalla ripresa economica che è venuta dopo il covid, scarsità idrica in alcuni paesi europei, quindi veramente un compito incredibile, e devo dire nonostante questo l’agenda del PNRR è stata portata avanti. Quindi abbiamo avuto una serie di terribili colpi, alcuni globali e altri più locali, in particolare la crisi energetica in questo momento impatta l’Europa in maniera diretta, ma abbiamo anche una speranza perché il PNRR è uno strumento di ripresa economica, di crescita, e, se vogliamo, anche di uguaglianza perché noi abbiamo parlato di deboli, ci sono sempre stati, ci sono i deboli di ieri e ci sono i deboli di adesso, ci saranno i deboli di domani, e ci sono tante diverse definizioni di debolezza. Chiaramente se oggi vediamo la debolezza dal punto di vista economico chiaramente vediamo le fasce sociali che non si possono permettere di fare la spesa, come già ha indicato prima l’amico Giansanti, o di affrontare i costi delle bollette come stanno lievitando dopo l’impazzimento dei prezzi del gas che non riusciamo a tenere sotto controllo, chiaramente questa è una debolezza economica nell’immediato, che ci impatta durante questi mesi e speriamo non siano anni di difficoltà. Però c’è una debolezza più a lungo termine, che è la debolezza che deriva per esempio dal fatto che solo in Italia una popolazione scolastica di un milione e duecentomila persone, centonovantamila lasciano la scuola ogni anno, questo è un numero pazzesco. Uno che lascia la scuola e non ha una alternativa, lascia la scuola perché la lascia, si pone in una situazione di fragilità sociale a lungo termine, per sempre. E questi sono i deboli di domani, secondo me. La difficoltà che noi abbiamo è raccogliere questo tipo di situazioni e cercare di affrontarle e di portare questo abbandono scolastico, che probabilmente c’è sempre stato, ma in misura totalmente diversa, fuori dalla situazione patologica. Pensare che ci siano 190-200.000 ragazzi e ragazze che in Italia che lasciano la loro scuola senza avere un lavoro, la lasciano perché non interessa più, capite cosa vuol dire per il futuro? È questa debolezza futura che a noi preoccupa moltissimo perché indica una difficoltà sociale nel tempo, è una specie di mina che si trasferisce nelle generazioni future e potete immaginare qual è la conseguenza di questa situazione nel tempo. Ora ci sono tante cose che noi possiamo fare, nel breve credo che quello che sta cercando di fare il governo italiano, come anche altri governi europei, che è cercare di mitigare l’impatto dei costi della energia, sia destinato nel breve a funzionare. Purtroppo temo che questa situazione energetica si protrarrà più a lungo di quello che si è pensato qualche tempo fa, e andare direttamente alla causa che genera questa situazione, cioè il non giustificato prezzo della materia prima gas è fondamentale per mettere in sicurezza il sistema economico europeo per il prossimo paio d’ anni. E credo che questa cosa, che il Presidente Draghi e il nostro governo han cercato di portare avanti nel passato, prima o poi spero arrivi a compirsi perché senza questa soluzione tutti i paesi europei non faranno altro che finanziare un trasferimento di ricchezza dai deboli ai ricchi, quindi faremo il contrario di quello che dovremmo fare, portando denaro là dove non serve perché ce n’è già ha tanto ed eliminando risorse che invece dovrebbero essere destinate a risolvere problemi sociali molto più gravi. Questo nel breve, io sono fiducioso che prima o poi succederà, so che alcuni paesi europei non sono d’accordo, o hanno altre idee, ma penso che la forza della realtà prima o poi prevarrà, e speriamo prima piuttosto che dopo, perché è uno spreco quello che si sta facendo in questo momento di risorse importanti, sia di natura fiscale che di natura economica, senza in realtà incidere sulla causa principale che è la non giustificata esplosione del prezzo del gas. Detto questo, che cosa noi pensiamo che sia possibile fare per accelerare e veramente impegnarsi nell’implementazione del PNRR. Le risorse del PNRR sono ancora lì e possono davvero cambiare la storia nel prossimo paio d’ anni. Tutto il lavoro fatto deve scaricare in investimenti e tutti gli investimenti diventano realtà quando c’è gente che lavora per realizzarli. Quindi nel momento in cui noi abbiamo stanziato miliardi e miliardi per realizzare una certa opera e ci accorgiamo che non bastano i soldi ma ci vogliono le persone che fanno le cose, che realizzano con il loro lavoro questi investimenti e trasferiscono una intenzione in una cosa fatta, questa è la parte bella della attuale situazione, perché abbiamo in questo momento la possibilità di formare decine e decine di migliaia di persone a fare un mestiere grazie al fatto che c’è bisogno di farlo. Noi dal nostro punto di vista ci siamo accorti un paio d’anni fa che se il PNRR fosse diventato una realtà, all’epoca era ancora un po’ così, avremmo avuto bisogno soltanto noi per le reti elettriche su cui dobbiamo scaricare un investimento importante, avremmo avuto bisogno noi e l’indotto che lavora con noi diecimila persone formate che non c’erano. Abbiamo creato dei centri di formazione con l’aiuto della Aeris, e abbiamo cominciato a sensibilizzare le aziende del nostro indotto sul fatto che a fronte di un lavoro che sarebbe arrivato non avevano le risorse e ne avrebbero dovuto formare subito. Riscontrando una certa riluttanza nel fare questo, lo abbiamo fatto noi. Quindi oggi abbiamo una attività di formazione dei primi cinquemilacinquecento tecnici necessari di cui milleseicento sono stati già formati e hanno già trovato lavoro, per cercare di anticipare queste necessità. Dico questa è una cosa che aiuta a sanare differenze e aiuta i deboli, perché è tutta gente che trova un mestiere, se vuole poi si appassiona a questo mestiere, ma comunque lo usa nel periodo in cui è necessario, e se vogliamo diamo una possibilità anche di imparare che cosa è una attività industriale a tante aziende che lavorano spesso in situazioni precarie. Quindi il compito che ci siamo dati è stato quello di cercare di anticipare le necessità che il PNRR avrebbe scatenato sul mercato del lavoro, formando anticipatamente persone che potevano poi essere necessarie non solo a noi ma a tutto l’indotto che lavora con noi. Pensiamo che questa sia una cosa che spesso non viene in qualche maniera considerata probabilmente per due ragioni, prima di tutto perché gli sviluppi economici avvengono, sono avvenuti nel passato in maniera troppo graduale, quindi non c’è una sensazione del salto di quantità necessario nell’unità di tempo, invece il PNRR dà questo senso di discontinuità forte e quindi forza un ragionamento quantitativo sulla forza lavoro, e secondo perché un pochino c’è una certa abitudine della azienda del nostro paese di aspettare la necessità fino alla fine sapendo che c’è un bacino di disoccupati da cui attingere. Quando questo avviene di solito è tardi e le occasioni sono perdute. Quindi questa volta abbiamo provato ad anticipare i tempi e per ora la cosa ci sta dando ragione. Vorrei concludere con alcune riflessioni che riguardano il tempo, cioè noi viviamo in un momento abbastanza angoscioso, perché abbiamo una crisi alimentare, come abbiamo sentito, il fatto di dover fare la spesa con un aumento che oscilla, se ho capito bene, intorno al 30-40 per cento per la spesa media, abbiamo i costi dell’ energia che sono aumentati in maniera molto più alta, abbiamo l’inflazione che sta arrivando, e poi abbiamo le elezioni che chiaramente sono un momento di discontinuità e anche di estremizzazione dei temi. Però tutto questo bisogna guardarlo nel lungo termine, e il termine più lungo secondo me è quello in cui troviamo forse un po’ più di conforto e di speranza, perché se utilizziamo bene il lavoro che questo governo ha fatto, quindi i semi del PNRR e li continuiamo a trattare, e per usare un po’ la parabola dell’agricoltore, cerchiamo di trasferirli da semi in un bel raccolto, abbiamo la possibilità di cambiare il nostro paese, di affrancarci dalla dipendenza eccessiva dal gas che abbiamo da sempre e che in questo momento si vede nel suo impatto sulla nostra economia, e possiamo finalmente porci in una situazione degna del nostro paese che è quella di una maggiore dipendenza dalla nostra intelligenza e meno dalle materie prime che (non) vengono fuori da noi. Quindi c’è una speranza se ci attacchiamo al PNRR in maniera concreta.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie all’ingegner Starace, penso che poi al Consigliere Garofoli spetti a questo punto di diritto anche un ultimo round prima di lasciarci, ma prima chiederei al Presidente di Centromarca, che ha un ulteriore angolo di visuale ma totalmente centrato rispetto a quello che stiamo dicendo, magari anche di farci un cenno rispetto al tema se lo riguarda, e riguarda anche il suo settore del recruitment, che fino a questo momento non abbiamo parlato del tema dell’occupazione del lavoro, che ha citato anche l’ingegner Starace, e che sicuramente torna molto a galla in tutto questo tema del divario.

 

Francesco Mutti: Buongiorno a tutti, ma lasciatemi un attimo riepilogare quali sono un po’ le tre condizioni per generare e per aiutare poi le fasce più deboli. Al primo posto c’è la generazione, la generazione di ricchezza, poi c’è una politica redistributiva, poi c’è un tema di formazione, di educazione, fondamentale, e ne aggiungerei un quarto che è un corretto utilizzo delle risorse. Il primo tema è un tema legato alla capacità di creare effettivamente le condizioni affinché l’impresa possa svilupparsi, e questo è legato a una serie di fattori. Naturalmente una situazione competitiva corretta ma anche un profondo rispetto delle legalità, avere un governo capace di intervenire in tempi rapidi con una capacità non tanto declaratoria quanto esecutiva. Abbiamo con noi il sottosegretario Garofoli che senz’altro, con rispetto, non è un politico, è un civil servant, perché sennò oggi si sarebbe presentato con una serie di medaglie d’oro al petto che sono assolutamente straordinarie. L’Italia nell’ultimo trimestre, ma in generale nel 2022, un anno complesso, è stato il paese che di più è cresciuto. Questo non c’è mai capitato da più di vent’anni, ma tutto questo non è stato fatto con roboanti dichiarazioni ma con una profonda opera di dettaglio, magari con dei profondi tecnicismi, ma con la capacità di incidere in modo importante sul sistema paese. Il secondo passaggio è senz’altro quello della riallocazione della ricchezza, non voglio entrarvi perché è un tema molto politico, quanto debba rimanere a chi ha generato, quanto debba andare alle fasce più disagiate. Senz’altro due regole di fondo per uno sviluppo che non sia di breve termine. Uno una politica che privilegi il lavoro, chi lavora deve potere godere in modo significativo dei propri frutti. Il secondo elemento è comunque qualcosa che spinga le persone a darsi da fare, ad intraprendere, non dimenticando ovviamente i più deboli. Al terzo posto, e non è però una classifica, è il terzo punto, scusate, non al terzo posto, c’è il tema della formazione. Formazione che noi rischiamo di perdere sia in termini di qualità sia in termini di comprensione di quelle che sono le reali necessità del mondo del lavoro. Abbiamo una discrasia enorme tra quello che è la domanda delle imprese e quello che è l’offerta del mondo del lavoro. In Italia abbiamo una cultura umanistica meravigliosa, che non dobbiamo perdere, ma che senz’altro non rappresenta oggi la prima richiesta del mondo delle imprese, del mondo del lavoro. C’è il mondo degli stem, quindi degli ingegneri, degli studenti di chimica, di fisica, di matematica, che ha una domanda enorme, ma, anche uscendo da un paradigma molto forte, appunto ingegneri, proviamo a pensare a due elementi: uno in questo paese purtroppo per vent’anni abbiamo impedito ai nostri giovani di accedere alla facoltà di medicina, per scoprire, con dei numeri chiusi molto stretti, per scoprire, vent’anni dopo, che noi abbiamo una carenza strutturale di medici. Questo vuol dire avere tolto ad una delle professioni più belle dal punto di vista sociale, dal punto di vista culturale, anche economico, tanti giovani, non si sa per quale motivo. Questo è la capacità poi del singolo governo di saper intervenire. Ma proviamo a pensare alla profonda e ineluttabile mancanza, ad esempio, di meccanici. Da noi gli istituti tecnici sono considerati istituti di serie C, in Germania sono la scuola che ti abilita all’ingegneria, son due logiche molto diverse. L’ultimo tema è quello legato all’utilizzo corretto delle risorse. Ne accennava Massimiliano, noi abbiamo all’interno del pianeta un problema di obesità e un problema di mancanza di accesso al cibo, abbiamo un utilizzo delle persone che deve andare al di là del mero termine economico, certo anche l’economia ne è parte, ma noi abbiamo persone che vengono in un qualche modo accantonate quando la loro capacità ancora di fare, la loro progettualità può essere un grande valore sia economico ma ancora di più proprio sociale. Concludo con un ultimo accenno, abbiamo parlato di quattro pilastri fondamentali per la generazione, oggi ci troviamo davanti un piccolo mostro che è quello della riduzione del valore, questo mostro si chiama inflazione. L’inflazione che sta montando è qualcosa che sta distruggendo enormemente valore, sta distruggendo enormemente valore ancora di più per le fasce più deboli, perché colpisce in primis quei bisogni, quei prodotti, vedi prodotti alimentari, vedi prodotti energetici, che sono alla base della Piramide di Maslow, quindi in un qualche modo delle necessità primarie. La grande capacità di dare una risposta rapida e puntuale affinché l’inflazione, da piccolo problema non diventi un mostro che impoverisca tutto, è uno tra i grandi temi che abbiamo di fronte oggi. Grazie.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie a Francesco Mutti. A questo punto, con tutti gli ingredienti che abbiamo raccolto dagli interventi che abbiamo sentito, chiederei per un ultimo intervento al Consigliere Garofoli anche di dirci, laddove possibile, quali sono i punti anche che ci aspettano o più l’aspetto legato anche al PNRR che veniva fuori da tanti.

 

Roberto Garofoli: Io vorrei intervenire, ne ha parlato l’ingegner Starace ma anche negli altri interventi è stato fatto un cenno al Piano Nazionale, dove siamo. E innanzitutto vorrei dire che in questi diciotto mesi quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un lavoro poderoso, inedito per il nostro paese, che deve fare i conti anche con una debolezza della capacità amministrativa di tutti i livelli di governo, quello centrale, e anche quelli territoriali, rispetto alla natura di un piano di questo tipo. C’è stato un impegno fortissimo di tutti i livelli istituzionali, so che nel pomeriggio ne parlate in un panel al quale parteciperanno i presidenti delle regioni. Dove siamo? siamo in ritardo rispetto al Piano? stiamo rispettando i termini del Piano? Ora il rispetto dei termini del Piano o il ritardo rispetto al cronoprogramma del Piano, secondo l’accordo che è stato stipulato con l’Europa quando è stato dall’Italia presentato il Piano e approvato dall’Europa. Il Piano va verificato su base semestrale verificando che gli obiettivi concordati semestre per semestre con l’Europa siano raggiunti, e noi oggi siamo perfettamente in linea con gli obiettivi del Piano perché la commissione, gli organi europei, gli organismi europei hanno già certificato il raggiungimento degli obiettivi di dicembre del 2021. Come sapete ad ognuno di questi obiettivi è legato il rilascio di una tranche di finanziamento, e siamo assai fiduciosi che siano ritenuti raggiunti gli obiettivi di giugno del 2022. Abbiamo avuto un ultimo dubbio e siamo intervenuti col decreto legge di agosto del 2022, un dubbio che riguardava il mondo della scuola, e siamo fiduciosi anche quanto al raggiungimento dei 55 obiettivi di dicembre, che iniziano ad essere obiettivi importanti. Lo sono anche stati quelli del passato, ma taluni iniziano ad essere obiettivi qualitativi, cioè riguardanti il raggiungimento di risultati numerici, per esempio il numero di alloggi universitari aggiuntivi che deve essere garantito al sistema dell’università. E direi che su questo il Governo sta lavorando e nelle prossime settimane lavorerà per raggiungere molti dei 55 obiettivi di dicembre, comunque per mettere il Governo che verrà in condizioni di tranquillità e sicurezza quanto al perseguimento di questo obiettivo il più a breve termine che si presenta, quello di dicembre del 2022. Ma vorrei dire che la fase che abbiamo alle spalle, la fase di attuazione del Piano, è stata una fase di definizione delle regole, è stata una fase di assegnazione delle risorse, sono state distribuite le risorse agli enti territoriali, e direi sono stati rispettati i tempi. Per esempio di recente si è completata la procedura di assegnazione delle risorse per la realizzazione di nuovi asili nido da parte degli enti territoriali, e la fase ancora, ed è una fase che si protrae nel 22 e nel 23, delle gare dei progetti, delle gare delle aggiudicazioni. Ed è una fase direi innanzitutto molto complicata, però che sta dando i risultati, il 2022 si preannuncia come un anno record quanto alle aggiudicazioni di lavori pubblici in Italia, a luglio del 2022 è stato superato del 20% il volume di aggiudicazioni rispetto al 2021, che era già stato un anno record con 43 miliardi di aggiudicazione rispetto al record del lontano 2005, quest’anno si preannuncia un valore di aggiudicazioni complessive per 55-56 miliardi. Certo la fase questa che bisognerà mettere a punto nei prossimi mesi, è una fase oggettivamente non agevole, perché la fase nella quale gli enti territoriali dovranno aggiudicare centinaia di procedure di evidenza pubblica, gli affanni amministrativi, anche degli enti territoriali sono noti a tutti, non poco è stato fatto per garantire assistenza tecnica agli enti territoriali, e lo dicevo prima a Chigi è stato istituito un tavolo permanente con l’Anci e con i comuni, e sono stati messi a fuoco modelli che hanno già dato frutti molto molto positivi su alcune linee del Piano, penso alla riqualificazione urbana di centralizzazione delle procedure di evidenza pubblica, cioè modelli che consentono attraverso lo strumento dell’accordo quadro su base volontaria ai comuni, alle centinaia, migliaia di comuni coinvolti nell’attuazione del Piano di avvalersi in questa complicata fase della progettazione delle aggiudicazioni di società pubbliche e statali che questa capacità l’hanno dimostrata già, ce l’hanno una capacità di produzione. Dicevo che è un’occasione anche dal punto di vista congiunturale il Piano Nazionale, perché il Piano Nazionale nei prossimi anni ‘23-’24-’25-’26 consente di fare affidamento su una spesa aggiuntiva di 35 miliardi nel ‘23, di 50 e 50 nel ‘24 e il ‘25, e di 35 nel ‘26, è un’occasione direi storica. Noi prepareremo per il Governo che verrà una ricognizione puntuale di quello che è stato fatto, di quello che si sta facendo, perché il Governo possa proseguire e possa continuare questo lavoro inedito e complicatissimo ma senz’altro vitale per i giovani, per le donne, per i cittadini, per le imprese del nostro paese, per il sistema sociale ed economico del nostro paese. Il Piano Nazionale può esser letto in diversi modi, ma una chiave di lettura ne sono sempre stato convinto importante, che questo Piano Nazionale mira ad attenuare i diversi divari che purtroppo affliggono il nostro paese, se ne parlava prima di diseguaglianze anche in agricoltura, si parlava di diseguaglianze globali non italiane, ma ci sono fortissime diseguaglianze sociali, di genere, territoriali nel nostro paese. E il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato ideato, pensato, per attenuarle queste diseguaglianze e questi divari, sicché occorre proseguire con determinazione nella sua difficile attuazione.

 

Emmanuele Forlani: Grazie, grazie al Consigliere Garofoli. Purtroppo il tempo a disposizione è terminato ma penso che possiamo davvero ringraziare i nostri ospiti per averci aiutato ad aggiungere un tassello importante nel dialogo di questi giorni, e faremo tesoro anche degli spunti e le provocazioni, e anche le rassicurazioni che abbiamo avuto nella continuazione del Meeting. Io a questo punto saluto e ringrazio Starace e Bemporad che si sono collegati da remoto e i nostri ospiti in presenza, Mutti, Giansanti e Garofoli. Grazie a tutti, buona continuazione.

Data

22 Agosto 2022

Ora

13:00

Edizione

2022

Luogo

Sala Ferrovie dello Stato B2
Categoria
Incontri