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Il senso religioso: lo spazio di un incontro
Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale. Introduce Stefano Alberto, Docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Modera Wael Farouq, Professore di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Il Senso Religioso, titolo di uno dei più importanti libri di don Luigi Giussani, è il sentimento originale che alimenta il cuore di uomini e donne da sempre alla ricerca di un senso ultimo, di un Mistero che non rimanga più tale, ma che sia conoscibile nella vita di tutti i giorni. A parlarne e a confrontarsi con questo tema al Meeting, il Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale Al-Issa.
Con il sostegno di Università Cattolica, Tracce.
IL SENSO RELIGIOSO: LO SPAZIO DI UN INCONTRO
Wael Farouq: Buonasera a tutti. Nel 1990 avevo 16 anni e come un ragazzo arabo egiziano musulmano ordinario leggevo Al-Mutanabbi un gran poeta arabo insieme a William Shakespeare. Sono cresciuto, come maggior parte di giovani arabi musulmani, con le due culture, quella araba islamica e quella occidentale. E a questa età, la domanda più grande, per questa educazione, era questa: gli europei non smettono di fuggire dal loro passato, mentre i musulmani non smettono di fuggire verso il loro passato, in quale presente potranno incontrarsi allora? Questa era una domanda di maggior parte della mia generazione, la generazione dell’anno ‘90, una generazione che ha aperto gli occhi e ha visto il mondo crollando, il crollo del mondo. Caduto il muro di Berlino e, con questa caduta del muro, caduta del comunismo, abbiamo visto abbiamo capito quanto male c’era dietro questo muro, ma non solo questo. Anche in questo anno, l’anno 90, c’era la guerra, la prima Guerra del Golfo, l’Iraq che ha fatto l’invasione contro Kuwait, quindi un’altra caduta di un’altra grande narrazione, cioè il nazionalismo arabo. E con le varie guerre del Golfo, un’altra grande narrazione, il liberalismo è caduto quando hanno sforato la luce della libertà nel buio del petrolio. Era l’anno delle cadute delle grandi narrazioni, forse per tanti di voi una filosofia, un pensiero ma noi l’abbiamo visto, vissuto fisicamente nel Medio Oriente. Non c’è un modello che spiega la vita, che dice qual è il significato della nostra vita, qual è il significato di quello che viviamo, quello che facciamo nella nostra vita quotidiana. Le cadute, le grandi narrazioni. Non voglio anche dire che solo l’ideologia è caduta, anche le religioni sono cadute. Perché anche nell’anno 90, è strano che in questo anno è successo tutto questo, anche nell’anno 90 è cominciata l’ondata di terrorismo, degli attentati e quanti, tantissime persone innocenti sono state uccise. Quindi anche il cosiddetto islamismo, l’islam politico che utilizza la violenza per raggiungere i suoi obiettivi, ha fatto negli occhi di questi giovani, di questi anni 90, ha fatto cadere anche la risposta religiosa. Ma anche in questi paesi nel Medio Oriente, negli anni 90, e a causa di tante cose, le chiese si sono rinchiuse dentro i loro muri e le campane delle chiese non più annunciano quello che devono annunciare per il mondo. Anche il sufismo, il movimento spirituale, ha abbandonato la vita quotidiana del popolo e ha perso la strada verso Dio. Siamo la generazione che è cresciuta in questo momento del dubbio e del nichilismo. Gli anni 90. Le due guerre mondiali hanno lasciato una ferita profonda nella coscienza europea che fa sì che qualsiasi tentativo di creare e definire un significato per la vita, l’essere umano, la società o la storia, sia sentito come un’esclusione nei confronti di tutto ciò che c’è, che resta al di fuori di tale significato. Un’esclusione che potrebbe minacciare il pluralismo, quindi, facendoci ricadere di nuovo nell’inferno della guerra e della distruzione. Di conseguenza sono caduti così le grandi narrazioni, è caduta la religione, è caduta l’ideologia infine anche è caduta la scienza. Al di fuori delle grandi narrazioni ognuno di voi ha dovuto dichiarare la sua piccola narrazione che non può includere gli altri. Per questo sono già nati morti. Dall’altro canto, il colonialismo e la dipendenza economica e politica e culturale che è venuta dopo che hanno lasciato, dopo, hanno lasciato una ferita profonda anche nella coscienza araba, nel contesto arabo, ogni tentativo di generare un significato per la vita, l’essere umano, la società è visto come un consolidamento di quell’umiliazione e una minaccia alla purezza dell’origine che è ormai diventata l’unica possibilità per lavare via la vergogna di amare il proprio carnefice. Di conseguenza, le origini sono diventate la grande narrazione che ingoia tutte le piccole narrazioni e impedisce loro di generare un significato. E come si può generare un significato se tutto ciò che e facciamo è la ripetizione continua di un’origine ideale posta al di sopra della realtà e della storia. La civiltà occidentale assomiglia a un uomo che ha scelto di castrare se stesso perché non vuole generare un figlio cattivo, mentre la civiltà islamica è come un uomo che uccide tutti i suoi figli che non assomigliano a suo padre, o padri, però che quest’uomo non ha mai visto. In questi anni ‘90, quando i signori dell’ideologia mi chiedevano di seguirli a occhi chiusi, perché erano i padroni della verità assoluta, ho letto Il senso religioso in cui Giussani mi chiedeva invece di aprire gli occhi per essere in grado di seguire, perché per seguire la verità bisogna avere gli occhi aperti. È una domanda viva come una ferita che non si rimargina, non dovevo più scegliere se fuggire al passato o verso il passato. Dovevo solo aprire i miei occhi sul qui e ora. Era lo stesso metodo del “Vieni e vedi” e anche lo stesso metodo della tradizione islamica perché ogni invito alla fede islamica parte da una chiamata a vedere e ogni accettazione della fede islamica si chiama shahada e la parola shahada significa testimonianza ma viene dal verbo xxx che significa vedere. Quando qualcuno abbraccia una fede dice “E io ho visto”. Per questo, a ogni incontro con le persone nate dall’esperienza di Giussani, ha preso forma una nuova grande narrazione, una grande narrazione della speranza, fondata sulla razionalità, sul realismo e sull’esperienza elementare. In ogni incontro che ho fatto con una persona che aveva questa esperienza di Il senso religioso di Giussani cresce dentro di me questa speranza. La speranza che cercavo quando ero giovane negli anni 90 e l’ho trovata nel senso religioso, l’ho trovato nell’incontro con voi. Una delle incarnazioni più grandi di questa speranza, di questa esperienza è don Stefano Alberto; io sono una delle persone che non possono separare l’immagine di don Giussani dal suono e dalla voce di don Pino. Quindi non devo dire tanto per presentare don Stefano Alberto, professore all’Università Cattolica perché ci conosciamo noi, come grande amico, prego.
Stefano Alberto: Lui riesce sempre, come vedete, a mettermi in difficoltà ed imbarazzo, ma confermo che siamo grandi amici, su quello che ha detto prima lo perdono e penso che lo perdonerà anche don Giussani. Il mio brevissimo intervento è per introdurre qualche cosa che, non voglio esagerare, sta per accadere di straordinario, non solo perché abbiamo una delle personalità più importanti di tutto l’Islam, il segretario della Lega Araba Al-Issa, ma perché lui ci aiuterà a leggere il testo di don Giussani, Il senso religioso. A prima vista, potrebbe sembrare sconveniente,” Ma come un grande esponente dell’islamismo legge un libro di un prete cattolico?” In realtà capiremo meglio che questo è l’inizio di qualche cosa di nuovo. Non è un caso che nell’importantissimo documento sulla fratellanza umana e la convivenza comune, firmato da papa Francesco e dal grande Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib a Abu Dhabi il 4 febbraio del 2019 a un certo punto in mezzo, a tante affermazioni molto importanti, leggiamo: “Attestiamo anche l’importanza del risveglio del senso religioso e della necessità di rianimarlo nel cuore delle nuove generazioni, tramite l’educazione sana e l’adesione ai valori morali e ai giusti insegnamenti religiosi, per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l’estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni”. Fine della citazione. Il tema dell’educazione al senso religioso diventa così centrale nella preoccupazione sempre più viva delle possibilità di una convivenza, di una fratellanza, di un’amicizia reale che non censuri le diversità, ma che sappia cogliere ciò che è comune all’umano. Certamente quello che ha mosso don Giussani a scrivere II senso religioso a insegnarlo confrontandosi con tante generazioni di giovani e meno giovani, è la passione per Cristo ma da essa nasce, l’abbiamo già sentito tante volte in questi giorni, la passione per l’umano, la passione per il singolo uomo e la sua umanità, l’uso della ragione, l’uso della libertà. Se c’è un rischio che attraversa ogni esperienza personale, sociale tra diverse culture è quella che Giussani chiama la trascuratezza dell’io. Il ridurre la ragione, l’ampiezza della ragione, il ridurre o soffocare l’apertura della libertà. Don Giussani mette a disposizione di ciascuno di noi un metodo, come diceva sempre iniziando i suoi corsi, non sono qui a persuadervi di qualcosa ma a darvi i criteri per poter verificare nella vostra esperienza quello che vi dico. Quello che sta iniziando in questi anni, e lo ricordava questa mattina il cardinal Zuppi, trova una sintesi nell’enciclica Fratelli tutti è un percorso reale di riscoperta della propria umanità come ampiezza della ragione e uso della propria libertà. Tutto questo non accade in una dialettica, attraverso discorsi teorici, ma attraverso incontri. Certo c’è la possibilità di concepire la diversità come fattore di scontro, abbiamo sentito parlare, sentiamo ancora parlare, di scontro di civiltà, sentiamo giustificare una guerra frutto di un’aggressione ingiusta e fratricida, come una guerra santa sul suolo europeo. Ma la forza che nasce dall’esperienza di ciascuno di noi ci dice due cose, fondamentalmente, quella che Giussani chiama l’esperienza elementare. Quel complesso di evidenze, di esigenze che ci apre al paragone con tutta la realtà. Tutti gli uomini, scrive a un certo punto, quando dicono io, utilizzano questa parola per indicare una molteplicità di elementi derivanti da diverse storie, tradizioni, circostanze ma indubbiamente, quando essi dicono io, useranno tale espressione anche per indicare un volto interiore, un cuore che è uguale in ognuno di essi benché tradotto nei modi più diversi. È questo cuore che è al cuore della ragione, da cui nascono quelle domande ultime, quelle domande ultime di senso, di significato, che ci aprono all’oltre. Che ci aprono all’oltre, al mistero, che ci aprono a Dio e che ci aprono all’altro. Uomini che vivono custodendo, rischiando, giocando soffrendo queste domande si trovano insieme, diversi, molto diversi, ma insieme perché riconoscono la stessa origine. Fratelli. Questo non è un ideale astratto, è un cammino, è un percorso passo dopo passo. Questa sera Sua Eccellenza Al-Issa ci consente di fare un grande passo in avanti seguendo papa Francesco, seguendo il cuore e la passione ecumenica di Giussani, scoprire anche solo un brandello di verità presente nell’altro e allora a nome di tutti voi, consentitemi di esprimergli la nostra gratitudine la nostra commozione perché anche con un sacrificio, ha avuto un piccolo infortunio, è voluto venire da noi per aiutarci a entrare ancora di più, ancora più profondamente, nel senso di quello che abbiamo ricevuto da Giussani, che ha ridestato la nostra vita e che la rende più che mai oggi un’avventura affascinante. Grazie Eccellenza, shukran, shukran.
Wael Farouq: Grazie a don Stefano Alberto, non dico più per non arrabbiarti. E abbiamo preparato un video per presentare l’opera che ha fatto Sua Eccellenza Al-Issa nell’anno precedente, possiamo partire con il video.
Video FINO A 50:05
Wael Farouq: Siamo entusiasti di sentire cosa dice sua Eccellenza Al-Issa sul Senso religioso di Giussani, ma permettete prima di questo di dire quattro cose piccole. La prima cosa, è anche l’espressione per la prima volta, si accosta spesso con il nome di Al-Issa, perché per la prima volta, maggio 2019 sono per sua iniziativa, sono riuniti 1200 studiosi, giuristi, imam musulmani a Mecca e hanno firmato un documento, la Carta di Mecca, in cui il rapporto con l’altro si è considerato una delle colonne della fede musulmana. Questa Carta è super importante perché rappresenta della Sharia islamica che è assente da tanti secoli, cioè il consenso di all imam, il consenso di studiosi dell’Islam, che è una delle fonti principali della Sharia islamica, ha la stessa autorità come il testo del Corano e la tradizione profetica. Quindi è una cosa importante, che significa che tutti questi viaggi che lui fa, che Sua Eccellenza fa nel mondo, c’è parallelo un lavoro all’interiore del mondo islamico per aprire spazio per l’altro e per il dialogo e per l’incontro con l’altro. Maggio scorso, cioè tre mesi fa, ancora per prima volta nella storia si trovano più di 100 leader di tutte le religioni del mondo. Cristianesimo, islam, giudaismo, buddismo, induismo, tutte le religioni che potete immaginare. Per la prima volta nella storia sono riuniti nella capitale dell’Arabia Saudita, a Riad, e hanno pregato insieme nello spazio pubblico. Nessuno credeva, sembrava impossibile per tutti, ma grazie alla sua iniziativa è successo questo. L’abbiamo visto adesso, alla conclusione di questo video, questo grande onore. Non c’è un onore più grande per un musulmano di fare questa predica di Arafa nel giorno più sacro e nel posto più sacro per musulmani. Non c’è una cosa più alta di questo. E Sua Eccellenza cosa ha scelto, quale argomento ha scelto per presentare a un milione di musulmani presente davanti a lui, 700 milioni seguendo lui in diretta, cosa ha scelto da dire a loro? Ha scelto a parlare sul rapporto con l’altro, ma non qualsiasi altro, quello cattivo, quello che insulta la nostra fede, quello che insulta il nostro profeta. E cosa ha detto? Ha citato il Corano che dice: “Come possiamo rispondere a queste persone? La pace sia con voi, come dice il Corano”. Credo, se l’assassino che ha tentato di uccidere Salma Rushdie, lo scrittore indiano inglese, ha fatto come un miliardo di musulmani ascoltare Sua Eccellenza in questa predica importante che, di solito la casa di musulmani il TV aperto e tutti sentono questa predica, se lui ha ascoltato Sua Eccellenza in questo giorno credo non aveva il coraggio di fare questo attentato. L’ultima cosa che voglio dire prima di lasciare la parola a Sua Eccellenza, la cosa che personalmente mi ha colpito tantissimo, perché lui ha detto a me: io non sono qui come un autorevole leader religioso del mondo islamico, io sono qui come un amico, la mia presenza qui è una continuazione a un’amicizia con il cardinal Tauran che mi ha portato per la prima volta a questa realtà. Quindi vi chiedo di dare il benvenuto a un nostro grande amico, a un amico del Meeting e del suo popolo.
Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa: Sono felice di incontrarvi questa sera al Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli. Questo forum mondiale importante, un meeting in cui si costruiscono i ponti, il meeting dei valori condivisi, dove si promuove la consapevolezza dell’importanza di avvicinare le Nazioni affinché si comprendano e cooperino fino a raggiungere la fratellanza umana e costruire insieme il bene umano e per superare i problemi del pensiero e dell’anima che tutti dobbiamo cercare di curare, di risolvere per realizzare un mondo che sia più in armonia con se stesso e con gli altri, un mondo che sia più sicuro e pacifico e sia composto da società che si comprendono e vivono in pace. Il primo passo inizia con la percezione del senso religioso e il senso della fede che rappresenta il valore della fede in ogni essere umano. Qui dice il pioniere creativo di cui parleremo questa sera, parleremo della sua logica razionale sul senso religioso, con il quale, intendo il ricercatore, il grande filosofo, il religioso umano della mentalità aperta Luigi Giussani che rispettava la ragione e rispettava tutti. Giussani è stato celebrato dai papi, dai grandi uomini religiosi, dagli intellettuali cristiani e dagli occidentali in generale, ma è stato anche celebrato da alcune guide religiose e intellettuali orientali cristiani e non cristiani, tra di loro anche dei musulmani. Sì, anche i musulmani lo hanno celebrato perché nell’Islam c’è un detto che dice: la saggezza è la meta smarrita di ogni credente, nel momento in cui la trova ne diventa degno. E nel Corano si dice: Dio ha dato la saggezza a chi vuole e chi riceve la saggezza riceve un bene abbondante, ma questo lo ricordano solo gli uomini di sano intelletto. Giussani è un pensatore, un creativo che ha la saggezza, possiede la saggezza. Dice Giussani in questo contesto di cui abbiamo parlato prima che la più grande privazione è la perdita del senso di ciò che è umano e quindi secondo la logica di Giussani, dobbiamo sentire l’importanza e il valore della nostra esistenza, dobbiamo chiederci qual è il valore della vita, qual è il significato della vita, qual è il significato profondo dell’esistenza e perché siamo diversi, qual è il segreto di questa differenza. C’è una verità? Ci sono tante verità? Possiamo lasciare che la speculazione filosofica e il dibattito infinito facciano svanire la verità? Queste idee risvegliano la predisposizione dell’uomo, svegliano la ragione e lo spingono a pensare con una logica sana per affrontare l’interpretazione nichilista dell’esistenza, l’interpretazione che vuole cancellare qualsiasi altra interpretazione logica della vita. Per esempio, riporta questa vita alla cellula e non si chiede chi ha creato questa cellula e come si è strutturata, come si è strutturata dopo, con questa maniera così originale fino a creare un’anima, un respiro, e tanti dettagli della creazione sorprendenti, come ha ricreato questi istinti. Tutti gli uomini hanno questo valore della fede che non è soltanto il credere nell’esistenza di un creatore, e poi accontentarsi di quello. La fede assoluta, i valori condivisi, i valori morali condivisi tra le persone fedeli, credenti e non credenti sono in realtà quel senso religioso che è in ognuno di noi esseri umani, e sono anche la disposizione, la predisposizione naturale alla fede di ogni persona. Con il senso religioso, anche se l’uomo nega la fede nel Creatore noi gli diciamo che questi valori umani che tu hai sono impiantati dentro di te perché tu hai una fede ma è nascosta dentro di te. La storia umana ha attraversato tante filosofie e dibattiti, ma si accorda su determinati valori morali. Noi credenti li chiamiamo la predisposizione naturale alla fede, altri li chiamano valori umani; noi, come credenti, per noi non fa differenza la denominazione di questi valori perché noi crediamo, siamo certi che questi valori umani non sono stati creati da soli, ma un Creatore li ha portati alla vita: è quella fede intrinseca in tutti noi, la fede nel creatore unico, che sia una fede esposta, dichiarata, oppure nascosta nelle profondità dell’animo umano. E con questo, diciamo, confermiamo che l’uomo come uomo ha dei valori morali che rappresentano i suoi valori alti, supremi, o qualcosa di sacro per lui. E se noi ci priviamo di questi valori morali o sacri, e intendo la fede, non avremmo questo riferimento che rappresenta il nostro vero, la nostra vera energia. E se ignoriamo la fede interna, la fede dei valori morali che ci distingue come esseri umani dalle altre creature, quando ignoriamo questa fede oppure scappiamo da questa fede ci sarà solo un’interpretazione misteriosa, non chiara, assurda, e cioè che l’uomo con la sua ragione ha creato questi valori e allora diremo che l’uomo con la sua ragione ha anche creato i non valori, controvalori, entrambi li ha creati con la sua ragione. E da qui è arrivata l’assurdità dell’opportunismo negativo nella sua immagine egoista e con i suoi risultati, le sue conseguenze pericolose per la pace del mondo e l’armonia della società. E attraverso questo pensiero pericoloso è arrivata la teoria dell’inevitabilità del conflitto tra le civiltà che è stata confermata dal professor Samuel Huntington nel suo libro “Il conflitto delle civiltà”. Ma il senso della fede ha affrontato questa teoria dicendo che vive in una fantasia, questa teoria vive una fantasia separata dai valori della fede e dai valori umani perché purtroppo questa teoria diffida, non ha fiducia nel Creatore che ha creato la gente diversa, che sono diversi ma non si combattono fra di loro come dice Huntington, ma Dio li ha creati diversi perché si conoscessero a vicenda e si comprendessero, perché arrivassero alla logica della verità su cui tutti sono d’accordo. Oppure potrebbero essere non d’accordo però si amano a vicenda e collaborano insieme. E abbiamo detto con i nostri partner e amici in tutto il mondo che noi invitiamo non a questa teoria pessimista ma alla teoria dell’alleanza tra le civiltà. Le Nazioni Unite recentemente hanno compreso l’importanza di questa questione e hanno creato una organizzazione internazionale per l’alleanza delle civiltà. La teoria dell’inevitabilità del conflitto va contro il bene dell’uomo, l’idea del bene per l’uomo e va contro la ragione dei saggi perché cancella la fede nella saggezza del Creatore quando ha creato l’umanità diversa, e perché contraddice l’idea del bene nell’uomo. E ha ignorato, questa teoria ignora che ci sono degli intellettuali che intervengono nel momento cruciale e questa teoria ha dichiarato l’impossibilità della pace tra gli uomini perché in breve questa teoria crede che la differenza tra le religioni e le culture sia qualcosa che vada contro la pace del mondo e l’armonia del mondo, della società. Voglio dire ancora una volta che la predisposizione dell’uomo a fare il bene rappresenta quel senso della fede palese o nascosto perché alcuni di noi non l’hanno ancora scoperto, però anche se non l’ha scoperto lo può tangere, lo può toccare attraverso quei valori in cui crede, perché privarci di questo senso della fede, la privazione di questo senso della fede è ciò che ha fatto nascere le teorie conflittuali e le ideologie estremiste.
Il libro si Samuel Huntington che ha confermato l’inevitabilità dello scontro è diventato un best seller, è stato tradotto in tantissime lingue e le ideologie estremiste lo hanno accolto ed è stato venduto e supportato dalle ideologie in occidente e in oriente e la causa di tutto ciò è che va contro la predisposizione naturale dell’uomo, si è allontanato dal senso religioso vero. Perché l’uomo raggiunge queste credenze convinzioni ideologiche? Conflittuali, che vanno contro i valori umani? Il grande pensatore Giussani risponde a questa domanda e dice, in uno dei suoi capolavori intellettuali, che l’uomo deve liberarsi dalle ideologie e dai pregiudizi, dice, nel suo libro, Il Senso Religioso, abbiamo detto tante volte che il parametro che ci permette di avere la relazione con noi stessi e con gli altri e con le cose e con il nostro destino è latente dentro di noi, in base alla nostra struttura originaria. E quando Samuel Huntington parla dell’inevitabilità dello scontro, impone il caos dell’esistenza umana che si basa sulla competizione per l’egemonia culturale. Sì, questo potere dolce che è nato come potere dolce, ma poi diventa un potere duro, il potere del conflitto e questa lotta culturale, civile, rappresenta un momento di estasi per chi la sostiene. Ma è una forza barbara, la forza barbara della teoria del conflitto delle civiltà che Samuel Huntington ha diffuso con le sue idee sbagliate e pericolose nonostante sia un grande professore della Università di Harvard e sia stato in passato un consigliere per la sicurezza nazionale dell’America e ha fondato la rivista Foreign policy, ma questa estasi, l’estasi dell’imposizione della cultura e civiltà sulle altre civiltà e dell’estirpazione del senso religioso che invita al dialogo, alla comprensione, questa estasi invita, invece, al caos della civiltà. La civiltà che si spoglia delle sue forze intrinseche, si, quando parliamo della civiltà è la civiltà che usa le sue forze intrinseche, non quelle barbare e per questo dice il pensatore, il creativo Giussani, dice nel suo libro, Il Senso Religioso, dice che in realtà il caos rappresenta la tentazione più incantevole che però è tanto ingannevole quanto incantevole e la forza del suo inganno sta proprio nel suo incanto che ci fa dimenticare che l’uomo non c’era prima e che quindi morirà, per questo la violenza è ciò che lo spinge a dire: affermo me stesso contro tutti e contro ogni cosa. Poi dice Giussani, in verità l’uomo afferma se stesso solo quando accetta la realtà ed inizia ad affermare se stesso quando accetta la propria esistenza, cioè accetta la sua realtà che non è, non si è creato da solo e dice anche, nel contesto delle convinzioni, che è importante la percezione del senso della fede per affrontare la ribellione di chi si ribella a questo senso. Dice Giussani che, richiamare la profondità esistenziale, esistenziale che permette questa liberazione non impedisce che ci si stanchi ad andare contro corrente e Giussani con questo invita alla lotta pacifica, la lotta per quel sentimento dell’esistenza e per la conoscenza dei valori umani per vivere la nostra umanità, essere capaci di distinguerci dalle altre creature e nonostante ciò Giussani apprezza molto il ruolo della razionalità nel suo giusto contesto. Non la razionalità fuori dal contesto, perché l’esistenza del senso della fede dell’umano, dell’uomo non vuol dire che bisogna cancellare la ragione nella scoperta dei valori, perché la fede ci ha dato un quadro per i valori umani, ma i dettagli di questa fede sono legati all’uomo e stanno fermi, si basano sul senso della fede. Perciò la religione rispetta i valori morali riconosciuti e che sono frutto della predisposizione naturale dell’uomo che sia religioso o che non lo sia. Perciò nell’Islam, dice il profeta Maometto, che io vi ho portato verso i valori umani, e questo significa che ha trasmesso le virtù morali, anche se chi porta questi valori non ha un senso della fede e la differenza della religione non ha niente a che vedere con i valori umani e i gesti condivisi, perché la differenza religiosa è legata al credo religioso e per questo nel suo libro Il Senso Religioso, di Giussani… non è un libro teologico, non è un libro solamente religioso, anche se parla dei valori che sono saldi in tutti i credenti, ma è un libro che parla dell’uomo, dell’uomo che deve riscoprire se stesso e cerca i segreti dentro di sé; sia che lo faccia da solo o con l’aiuto degli altri. Giussani svolge questo ruolo e cioè aiutarci e illuminare le menti confuse, confuse che hanno perso i valori umani condivisi, affinché l’uomo possa scoprirsi con la religione e col pensiero sano e non con il caos e la ribellione. Giussani non discute in… non parla in atmosfere teologiche, ma in atmosfere intellettuali e filosofiche che si rivolgono a tutti, credenti e non credenti, parla a loro con la saggezza, la saggezza, è la predisposizione naturale dell’uomo che crede nel creatore che ha creato l’uomo e che ha impiantato dentro di lui questi valori in maniera spontanea. E quindi quando scopre questa sua predisposizione lo può fare da solo oppure con l’aiuto di altri e questo grande pensatore, Giussani, non si è concentrato su slogan teologici, nonostante fosse un teologo e nonostante le sue scritture siano palesemente teologiche, però troviamo che nelle sue idee, spesso si ritrovano le idee di testi come Makarenko, Dostoevskij, Kafka, Eliot, Goethe, Shakespeare, e con tutte le deduzioni e anche le idee di Papa Pio X e le idee religiose, quindi Giussani ha portato questo libro che ci porta a scoprire noi stessi e a scoprire gli altri e a scoprire il significato spirituale in ogni persona. Giussani non separava lo spirito dalla mente, ma chiama la mente e la lega allo spirito e quindi non è con quella teoria che dice, mette a tacere la sua ragione, così il tuo spirito parlerà, Giussani non crede a questa idea, ma alla saggezza che dice, … Giussani dice, la ragione è ciò che ti rende propriamente uomo, ma impara a dominare la tua ragione e a non esserne schiavo e, per quanto riguarda questo lato importante.
Parliamo della libertà, la libertà per Giussani. Quando dice che l’uomo non può raggiungere la perfezione come essere libero e non può realizzare il proprio destino se non attraverso la libertà e dice, la libertà è il potere di collegarsi alla realtà, essere coerenti alla realtà e l’argomento della libertà è un elemento principale dell’esistenza.
Noi siamo stati creati per vivere in pace grazie alla libertà, ma cosa intendiamo come libertà nel senso della fede di cui parliamo? Rifiutare qualsiasi valore che non riconosce la nostra identità non riconosce la nostra ragione non riconosce la nostra umanità. La potenza che…, quella forza che non accetta di discutere con gli altri, questa forza che rifiuta di discutere con gli altri uccide tutto, uccide i valori che ci distinguono, uccide la ragione e la nostra creatività, fraintende il grande significato del senso religioso.
Il senso religioso illuminato realizza che la libertà è una base importante nella religione, ma noi distinguiamo tra la libertà e l’anarchia e distinguiamo la libertà e la dignità dell’uomo e noi distinguiamo la libertà dal rispetto delle leggi, distinguiamo la libertà dalla quiete delle società e non distorcere le idee della società con significati sbagliati e con l’inganno e questo è ciò che ha detto … è ciò che hanno realizzato alcuni amministratori dei social, quando hanno limitato la libertà di alcuni profili che diffondevano informazioni sbagliate.
E questo è uno sviluppo positivo delle amministrazioni dei social perché sono delle piattaforme molto importanti ma anche molto pericolose se sono utilizzate in maniera sbagliata. E quindi rimane questa domanda: possiamo privare il credente dal senso della fede di cui abbiamo appena parlato? Oppure possiamo privarlo della sua naturale predisposizione alla fede? La risposta è: sì, possiamo, però il senso della fede allora rimane dentro una persona ma è inattivato e quindi le leggi divine, soprattutto quelle delle religioni celesti, sono arrivate per risvegliare quel senso della fede o per risvegliare quella naturale predisposizione alla fede. Questo senso della fede che comprende tutti i valori morali e che comprende tanti valori umani condivisi e che può trovarsi in due stati: o in uno stato nascosto e che ha bisogno di essere risvegliato oppure è già sveglio ma ha bisogno di ritrovare la strada per la fede e ha bisogno di ritrovare la quiete della fede per non divergere verso convinzioni malate.
Cercherò di essere più breve, scusate. Adesso vorrei solo chiudere con due parole, farò veloce. Vorrei dire che è importante concludere che realizzare il senso religioso, di cui ha parlato Giussani e che questo rappresenta il bagaglio dell’uomo, il bagaglio spirituale dei valori che ha l’uomo, di questi valori interni all’uomo e questo assicura la fermezza di questi valori e la passione; è vinta l’infelicità con questi valori, non come valori materiali ma è importante che noi realizziamo che il nostro mondo senza valori condivisi non potrà mai vivere in pace e che coloro che ignorano questi valori saranno i veri perdenti perché credono che ignorando questi valori possono vincere, invece si tratta di una vittoria passeggera che poi si trasforma in una perdita. Tutti vogliamo vivere in un mondo di pace e in società pacifiche e l’unico modo per arrivarci è costruire i ponti della comprensione e accettare la differenza e la pura volontà di fare il bene; per quanto possa essere varia, è qualcosa che sorvola, che vola sopra di noi senza scontro, senza conflitto come volano gli uccelli innocentemente nel loro cielo senza scontrarsi l’uno con l’altro e noi siamo di più di questi uccelli perché abbiamo la ragione e la fede nell’unico creatore. E se la ragione a volte ci punisce, è una nostra scelta ma questa non rappresenta la volontà del Creatore. Perché Dio ci ha dato la ragione ma possiamo noi a volta usarla in maniera sbagliata, esagerata, rischiosa. A volte si usa anche la fede in maniera rischiosa, ma allora non è una fede autentica. Con i nostri valori condivisi ci amiamo, con nostri valori condivisi collaboriamo, con i nostri valori condivisi costruiamo e doniamo, con in nostri valori condivisi facciamo il bene e con i nostri valori condivisi superiamo le sfide e sconfiggiamo il male e con i nostri valori condivisi viviamo e condividiamo il nostro mondo in giustizia e pace e armonia.
Wael Farouq: Grazie degli applausi infiniti, ma il nostro temo è esaurito. Voglio dire una cosa piccola: Io vent’anni fa qui al Meeting mi chiese un amico:” Ma Farouq sei veramente un musulmano?” Ho detto Sì,” Ma come mai capisci e apprezzi i pensieri di don Giussani?” Ho detto: infatti incontrando don Giussani, mi ha fatto capire meglio la mia fede, mi ha fatto approfondire la mia conoscenza della mia tradizione E lui ha risposto. “Mah? Se dice così” Oggi sul palco del Meeting la più alta autorità islamica vieni qui a apprezzare questo pensiero di don Giussani. I miracoli continuano ad accadere sul palco del Meeting perché il palco del Meeting è uno specchio del suo popolo, di voi. Questa libertà, questa indipendenza ha bisogno di essere sostenuta con le vostre donazioni e questo non è un modo formale ma veramente credo che la libertà di questo palco dipenda su di voi, che il finanziamento di tutto quello che facciamo è un giudizio di voi. Quindi vi ringrazio in anticipo per essere qui e ringraziamo il nostro grande ospite.