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L’economia canta la bellezza della buona impresa
In collaborazione con Cdo
Fabio Bonanni, Segretario Associazione San Giuseppe Imprenditore (ASGI), professionista e consulente in comunicazione. Introduce Daniele Garavaglia, direttore responsabile Impresa Etica, giornalista e collaboratore di Avvenire. A seguire proiezione del film “Cantico Economico”, opera teatrale da un’idea di Oreste Bazzichi, prodotta e diretta da Matteo Bonanni su un testo di Gianpiero Pizzol ispirato alla teologia economica francescana.
Dieci anni fa nasceva l’Associazione San Giuseppe Imprenditore, allo scopo di aiutare imprenditori e lavoratori autonomi in grave difficoltà e rivalutare la nobile missione del fare impresa, ispirandosi al Vangelo, alla dottrina sociale della Chiesa e ai principi di economia fraterna fondati e sviluppati dai teologi francescani.
L’ECONOMIA CANTA LA BELLEZZA DELLA BUONA IMPRESA
Daniele Garavaglia: Buongiorno a tutti e grazie per la presenza a questo incontro promosso dalla associazione San Giuseppe imprenditore e in collaborazione con la Compagnia delle Opere. Il titolo di questo incontro “L’economia canta la bellezza della buona impresa” dice subito che abbiamo a che fare con qualcosa di bello, qualcosa che può essere anche inteso come spettacolare, tanto che quello a cui assisteremo tra poco dopo questa nostra breve introduzione è uno spettacolo. Io sono giornalista e mi occupo da sempre di economia profit e non profit e con me c’è Fabio Bonanni che è segretario della associazione San Giuseppe Imprenditore e che poi spiegherà le ragioni e il contenuto dello spettacolo a cui stiamo per assistere. Introduco subito brevemente, anche per presentarvi questa associazione che per la prima volta è presente al Meeting di Rimini. Parto da un versetto del vangelo di San Marco: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?”. Questo versetto è alla base della conversione della nuova intrapresa di Lorenzo Orsenigo, facoltoso imprenditore metalmeccanico travolto dalla crisi finanziaria ed economica che si verificò tra il 2008 e il 2010 e che lo costrinse a chiudere la sua azienda, l’azienda di famiglia che era giunta alla quarta generazione, e a rinunciare a tutti i suoi beni, beni materiali, quindi la ricchezza, la villa, la barca a vela, per poter sostenere i costi del concordato e quindi pagare la liquidazione a tutti i suoi 180 dipendenti, quindi era una realtà abbastanza corposa come attività imprenditoriale. Lorenzo, dopo aver attraversato il deserto della solitudine, come l’ha definito lui, dell’umiliazione e anche del cattivo pensiero di farla finita, ha riletto i vangeli cioè ha ritrovato qualcosa che forse gli era sfuggito in precedenza, una sorta di rivelazione. Quello cioè dell’imprenditore è un ruolo nobile e fondamentale nel piano della salvezza, tanto che possiamo dire senza nessuna tema di essere smentiti che Giuseppe e Gesù erano colleghi di tutti gli imprenditori di oggi, di tutti gli artigiani, di quelli che mandano avanti ogni giorno un’azienda e in qualche modo muovono le ruote dell’economia mondiale. Come d’altro canto scrive San Giovanni Paolo II nella “Laborem Exercens”: “Gesù divino artigiano annuncia e allo stesso tempo compie il vangelo del lavoro affidatogli dal padre, perché egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano, come Giuseppe di Nazaret”. Da questa consapevolezza e da un articolo scritto dal card. Ravasi intitolato proprio “Giuseppe, il santo patrono delle partite IVA”, Orsenigo ha tratto ispirazione e anche progettualità per fondare l’associazione San Giuseppe Imprenditore, che si prefigge due finalità essenzialmente. Una è di tipo solidaristico, nel senso che è quella di aiutare con, prima di tutto, una compagnia umana, quindi un sostegno morale, e poi anche con tanto supporto tecnico, tutti quegli imprenditori, quegli artigiani, quei professionisti che, a causa delle varie crisi che si sono succedute un po’ in questo ultimo decennio, non ultima quella dovuta alla pandemia, si sono trovati veramente in gravissime difficoltà. Questo aiuto, questo sostegno avviene attraverso un servizio gratuito gestito da volontari, da ex imprenditori che si chiama “Telefono arancione”. La seconda mission dell’associazione è più sul piano culturale ed è questo appunto il motivo per cui il Meeting ci ha ospitato per poter rappresentare quest’opera a cui assisteremo tra poco, ed è rivalutare appunto la missione creatrice del lavoro imprenditoriale pensato e sviluppato per il bene comune. Il film a cui assisterete tra poco è uno di questi progetti realizzati assieme al Premio nazionale impresa etica e a una rivista che avrete sicuramente trovato o all’ingresso o sulle vostre sedie. Ecco è un progetto per promuovere nuovi modelli di cultura imprenditoriale e aziendale ispirati a ciò che è spiritualmente ma anche tecnicamente alla base, alle radici, del moderno pensiero socio economico, ovvero la teologia economica francescana e la dottrina sociale della chiesa cattolica. Ora lascio la parola a Fabio Bonanni che ci introduce alla visione del film “Cantico economico”.
Fabio Bonanni: Buona sera a tutti, la rappresentazione teatrale che andremo a vedere questa sera in realtà fa parte di un doppio progetto culturale che è nato all’interno di ASGI. Nel 2020, grazie all’intervento del prof. Oreste Bazzichi, sono nate due iniziative. Una è appunto il “Cantico economico” che vedremo questa sera, e l’altra è la mostra “Economia fraterna”. Con lo scopo di portare e rendere concreto, diciamo così, la proposta dell’economia francescana che ancora oggi è di più di attualità. Dico questo perché è importante perché queste due proposte le stiamo portando all’interno delle aziende, cioè direttamente alle aziende possiamo portare sia l’opera teatrale sia la mostra di cui oggi purtroppo non parleremo perché evidentemente non c’è tempo. ASGI non pretende che tutti siano d’accordo su questa visione dell’economia nuova però viole mettere i puntini sulle i cioè vuole costringerci a fermarsi un attimo. Quanto sia urgente un cambiamento oggi è evidente a tutti, basta guardarci in giro. E ultimamente la questione politica nella cosa più evidente, la pandemia, le difficoltà economiche, questa economia che non guarda in faccia a nessuno, lo strapotere delle multinazionali e così via. Poi possiamo dire che questo Cantico è ispirato alla mostra. Ma mentre la mostra racconta delle esperienze di vissuto di una serie di personaggi che incontrano San Francesco e incominciano a seguire, e dentro lì rifioriscono e quindi vanno poi a generare delle opere immense tipo i Monti di pietà e una serie di attività molto interessanti che han cambiato un po’ la logica dell’economia. E faccio solo un accenno velocissimo alla mostra perché il tempo sta veramente correndo, e lo faccio leggendovi un piccolo testo di presentazione del fra Felice Autieri che è uno dei curatori della mostra: “L’esposizione tratta di quello che è stato l’apporto di San Francesco e dei francescani all’economia nel corso di questi secoli. Il francescanesimo non ha avuto l’obiettivo di formare manager. Il francescanesimo ha cercato di dare un contributo di natura etica a quella che è la logica dell’economia e del guadagno”. La mostra è formata da dodici pannelli autoportanti per cui si può gestire benissimo in uno spazio molto ristretto ed è divisa in tre parti. Nella prima, spiega ancora il curatore, troviamo la concezione della povertà di San Francesco, nella seconda parte viene delineato l’apporto teorico attraverso la spiegazione del pensiero di San Bonaventura, e la terza parte dedicata all’applicazione pratica della teoria, all’apporto di Luca Pacioli e dei francescani secolari. Ma ora parliamo del teatro di questa sera, “Il cantico economico”. È un testo sempre nato dal professor Oreste Bazzichi la cui sceneggiatura è stata voluta dall’associazione San Giuseppe imprenditore. Drammaturgo è Giampiero Pizzol, la regia è di Matteo Bonanni che è anche attore, l’angelo, insieme ad Andrea Carabelli che è il diavolo, e insieme a Diego Beccia che è l’uomo. Quella che vediamo stasera è una realizzazione fatta partendo dal teatro ma è stata fatta questa versione web perché il teatro è proprio nato nel periodo massimo del covid, per cui sono stati un po’ costretti a cambiare e utilizzare questo mezzo visivo diverso dal teatro e devo dire, così mi dicono gli esperti, che è venuta fuori una cosa abbastanza interessante. L’associazione San Giuseppe s’ispira alla dottrina sociale della chiesa e alla figura di San Giuseppe come diceva prima l’amico Daniele. È da qui che nasce la scommessa dello spettacolo, cioè da alcune domande, cioè il denaro è un bene? L’imprenditore è sempre un malfattore o è quasi un benefattore? Cioè l’imprenditore, come dice Travaglio, deve essere per forza un prenditore o può essere, deve essere qualcosa di ben altro? Come oggi si è sentita questa esigenza, questo desiderio di cambiamento lo capiamo anche dall’intervento del Papa negli ultimi due anni. Faccio una citazione in particolare del discorso che a Genova ha fatto all’Ilva il 17-05-2017: “Non c’è buona economia senza buoni imprenditori”. Quindi è una battaglia che è un po’ su tutti i fronti, dal piano politico, dal piano economico al piano aziendale, e si svolge anche qui sullo schermo e ci arriva in punta di fioretto, diciamo così. La nostra speranza è che il teatro del mondo possa vedere questa proposta, giudicarla, guardarla ed eventualmente cambiare vedendola. È uno spettacolo comunque allegro che vediamo in 50 minuti circa e quindi vi auguro una buona visione e grazie, grazie per averci ascoltato.
Garavaglia: Prima di dare l’avvio appunto alla proiezione ricordo solo che alla fine del film io e Fabio saremo disponibili per contatti, approfondimenti, informazioni, insomma saremo qua in sala quindi potete contattarci in quel momento. Grazie e buona visione.
[Inizio proiezione video teatrale 14:51 / Fine 57:34]