CONFERENZA STAMPA DELL’ASTRONAUTA NESPOLI E DEL PROFESSOR BATTISTON
Rimini, 24 agosto – Guardando l’infinitamente grande, l’universo, si diventa capaci di valutare meglio l’infinitamente piccolo: la nostra Terra. È la conclusione del professor Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento, al termine dell’incontro con i giornalisti questa mattina in sala stampa. «In chi ha a che fare con lo spazio, in chi guarda lontano», ha detto Battiston, invitato a commentare il titolo del Meeting, «ad un certo punto nasce una cosa meravigliosa: il pensiero delle cose dimensionalmente grandi, delle galassie sterminate, diventa la caratura del suo pensiero di scienziato e così, quando ricomincia a riflettere sul nostro pianeta esso prende un’importanza relativa e non più assoluta. Questo ci permette di pensare in maniera diversa a come gestirlo correttamente. Insomma, non lo totalizziamo più ma lo percepiamo nel suo giusto posto: unico per noi ma piccolissimo rispetto alla totalità».
«Da lassù le cose si considerano da un altro punto di vista» ha aggiunto Paolo Nespoli, astronauta, anche lui in conferenza stampa, «non si vedono i confini fra le nazioni e si capisce che stiamo bollendo tutti dentro lo stesso pentolone e che rischiamo di sconvolgere qualcosa di molto delicato. Per questo manderei nello spazio molti politici perché se ne rendano conto e qualcuno, magari, ce lo lascerei». Con altre intenzioni, Nespoli, piuttosto alieno, per sua ammissione, da questioni metafisiche, ha scherzosamente invitato nello spazio anche papa Francesco, regalandogli pure una tuta da astronauta.
Nespoli ha colto l’occasione della conferenza stampa per invitare i giornalisti a prestare grande attenzione al loro lavoro, perché anche un solo dettaglio della realtà modificato in buona fede, per rendere più “completa” la notizia, domani potrebbe rivelarsi un boomerang contro l’attendibilità della notizia stessa. Molte fake news in circolazione, amplificate dai social e incontrollabili, nascono spesso da particolari con i quali si è voluto forzare la realtà o “completarla”. Nespoli ha portato due esempi: la foto della prima impronta umana sulla luna, pubblicata “in esclusiva” dal Messaggero, era un falso clamoroso. «Siccome la foto vera tardava ad arrivare dagli Stati Uniti, per via del fuso orario», ha raccontato l’astronauta, «i fotografi del giornale sono andati sulla spiaggia di Fregene ed hanno immortalato l’impronta lasciata sulla sabbia dallo stivale di un vigile del fuoco». Lo stesso Nespoli è stato protagonista suo malgrado di un’altra manipolazione redazionale. In occasione della ventisettesima missione della stazione spaziale internazionale nel maggio del 2011 scattò 150 foto straordinarie all’esterno della stazione stessa, che aveva incollato a sé lo Shuttle. Poi, sulla copertina di una rivista dell’Esa, si ritrovò una delle sue foto stampata con la stazione al contrario. Il direttore si giustificò dicendo che in quel mondo la foto rispondeva meglio ad esigenze grafiche. Un domani, però, chiunque potrebbe dire che quella foto è un falso e che magari non c’è stata nessuna missione o addirittura che non esiste una stazione spaziale internazionale.
Il professor Battiston ha detto che complottismi e fantasie, come quelli che, ad esempio, negano l’allunaggio, fanno parte della natura umana e che non mancheranno mai. L’unico modo per farvi fronte è raccontare storie vere «perché non c’è niente di più forte della verità stessa».
I due ospiti hanno messo in guardia da un pericolo incombente e forse già in corso: la militarizzazione dello spazio. Negli Anni Sessanta, gli anni della corsa muscolare alla conquista dello spazio fra Stai Uniti e Unione Sovietica, la competizione, pure senza quartiere, aveva un carattere civile e non militare. «Oggi, invece, si parla di militarizzare lo spazio» hanno detto Battiston e Nespoli. Ne parla Trump, ne parla Putin. ne parla Macron: «Un disegno inquietante», denunciano professore e astronauta, «che è la negazione dello spirito con cui è nata e lavora la stazione spaziale internazionale».
Circa le prospettive future, Battiston ha detto che è preferibile puntare sulla “conquista” di Marte piuttosto che investire in una base lunare. Sul pianeta rosso, occorre che ci sia un occhio umano per esaminare fenomeni inattesi e per vedere quello che realmente c’è. Fantascienza? Forse, «ma Kennedy nel 1962», ha ricordato Nespoli, «diede il via all’avventura americana nello spazio dicendo: “Abbiamo deciso di andare sulla luna e di impegnarci anche in altre imprese, non perché siano semplici, ma perché sono ardite».
(D.B.)
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