«Il Meeting ci offre sempre occasioni importanti di sguardo, anche con l’intelligenza e la lucidità di un titolo così forte. Questa non è un’operazione di marketing, ma una riflessione che ci dice che ognuno di noi sa chi è solo in rapporto allo sguardo di un altro. Una cosa che a proporla oggi che ti fa sentire in direzione opposta a quella del vento che tira». Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, va subito al cuore del Meeting 2019. Siamo nella sala Ressi del Teatro Galli, il salotto buono di Rimini, restaurato di recente dopo decenni di abbandono. Si presenta la quarantesima edizione dell’evento. Titolo: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”
«Io sono cresciuto con il Meeting», aggiunge Gnassi, «c’è un seme che è stato piantato quarant’anni fa e che oggi fiorisce compiutamente. Dieci anni dopo la nascita del Meeting, con la caduta dei muri, si credeva nell’utopia della globalizzazione. Oggi a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino i muri si riedificano, prevale un istinto determinato dalla paura. La frase di Wojtyla, il più grande scardinatore di muri che abbiamo conosciuto, oggi è ancora più attuale. E oggi la nostra città non è solo a fianco del Meeting, è dentro il Meeting, siamo amici, cioè in quel rapporto che ti consegna la responsabilità della reciprocità. Sarebbe bello pensare a un Meeting Day per restituire al Meeting quello che ha dato alla città».
Anche per la riminese Emma Petitti, assessore al bilancio della Regione Emilia Romagna, «è evidente che le parole di Wojtyla sono un invito a guardare l’altro con meno diffidenza, con la capacità di riscoprire nell’altro qualcosa che ci può insegnare».
A Emmanuele Forlani, direttore del Meeting, il compito di tracciare un filo tra i principali convegni, mostre e spettacoli dell’edizione 2019. Si va dall’incontro inaugurale con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, all’incontro sul titolo del Meeting con la docente spagnola Guadalupe Arbona Abascal, agli incontri economici, a presenze del tutto nuove come quella del preposto generale della Compagnia di Gesù Arturo Sosa. E poi i temi dell’Europa, della città, della salute, della cooperazione internazionale, il tema – carissimo al Meeting – del Medio Oriente, il dialogo con persone di altre fedi e culture, per chiudere sabato 24 agosto con testimonianze da tutto il mondo e con un incontro sui quarant’anni del Meeting con Antonio Polito e Salvatore Abbruzzese, autore di una recentissima monografia sul tema.
«Quarant’anni fa guardavamo ai conflitti del mondo», dice la presidente del Meeting Emilia Guarnieri, «penso al conflitto arabo-israeliano, anche di qui è nata l’idea dell’amicizia fra i popoli. Ma è nata anche in un contesto preciso, quello della nostra città, con amicizie che andavano al di là delle appartenenze anche politiche. Penso a come ci accolse il sindaco Zaffagnini, scomparso di recente». Ma chi può essere il soggetto che costruisce l’amicizia fra i popoli? «Un uomo che sa riconoscere la propria natura, e la natura dell'uomo è il desiderio. Qui ci illumina la frase di Giovanni Paolo II», argomenta Emilia, «con la sua frase, un’espressione che tocca l’uomo in quanto tale. Penso a un autore etichettato come nichilista come Houellebecq, che di recente ha affermato “Mi riesce penoso ammettere che ho provato sempre più spesso il desiderio di essere amato (…) la riflessione non poteva farci niente, il desiderio persisteva e devo confessare che persiste tuttora”».
Come direttore de “Il Quotidiano Nazionale” (e prima giornalista in vari altri quotidiani), Michele Brambilla segue da anni il Meeting come osservatore. «Una manifestazione all’inizio molto banalizzata da noi giornalisti, ci abbiamo messo troppo tempo a capirlo», racconta. Poi lo sguardo è diventato esclusivamente politico, si guardava all’evento come termometro delle presunte “svolte” dei cattolici in politica. «E invece è un evento che rappresenta una straordinaria occasione di contaminazione di esperienze, coscienze, cuori. Il Meeting rende bella, attraente e affascinante la realtà». C’è una persona all’origine di tutto questo, aggiunge il direttore di QN, è don Luigi Giussani. «Lo intervistai negli anni Novanta a Milano, era già anziano e parecchio malato. Arrivavo in auto, lo trovai fuori della porta, sul marciapiede, che mi aspettava. Ed ero un perfetto sconosciuto. Giussani era così. Mostrava il fascino della fede e poi aveva uno sguardo incredibile con cui guardava le persone. Quando era con te ti guardava come se fossi unico al mondo».
Giovanni Carnevali, amministratore unico di Master Group Sport, leader nello sport marketing dal 1996, racconta della Lega Pallavolo femminile, una delle presenze sportive più rilevante del #meeting19, ma anche del basket, che sarà rappresentato da alcuni giocatori della nazionale, o di campioni come Javier Zanetti, una delle persone simbolo dello sport pulito, «lo sport che nasce dal desiderio di realizzare i sogni di ogni ragazzo». Con lo sport, aggiunge Carnevali, «i ragazzi possono sollevare gli occhi dal telefonino e guardare un po’ più in là, quella del Meeting è una grandissima opportunità in questo senso».
Il Meeting è sport ma anche spettacolo. È Otello Cenci, responsabile degli spettacoli del Meeting, a raccontare come nasce questa importante parte del Meeting: «da amicizie coltivate lungo l’anno con registi, attori, cantanti, uomini di spettacolo che hanno a cuore la propria vita». E racconta i principali appuntamenti del 2019, dall’inaugurale “Midnight Barabba”, rilettura del capolavoro di Pär Lagerkvist (che ispirò anche Federico Fellini), al concerto di Edoardo Bennato, che tornerà per la terza volta al Meeting, ma anche la piéce di Gioele Dix che racconterà la storia del rapporto tra Ulisse e Telemaco, padre e figlio. E poi concerti, incontri con registi (tra cui Krzysztof Zanussi), proiezioni di film, ascolti guidati di musica classica.
Si conclude con alcuni brani di “Francesco e il Sultano” con la cantante siriana – e cristiana – Mirna Kassis e l’attrice italiana – e musulmana - Valeria Khadija Collina con gli strumenti a fiato di Fabio Mina. Ed è di nuovo il meeting, quello con la m minuscola, l’incontro con l’altro, che grazie al Meeting torna ad avverarsi.