113. Cose mai viste. Galileo. Fascino e travaglio di un nuovo sguardo sul mondo.

Press Meeting

Quattrocento anni fa, ha ricordato Mario Gargantini in apertura dell’incontro dedicato al grande scienziato pisano, alcuni notabili della Repubblica di Venezia salirono sul campanile di San Marco insieme a Galileo per ricevere una prima dimostrazione ell’eccellenza del suo ‘occhiale’ creato nel laboratorio di Padova. Poche settimane dopo avrebbe osato puntare il cannocchiale verso il cielo notturno, vedendo, come lasciò scritto, “cose mai viste”. Ne scaturirono una serie di eventi imprevisti e straordinari. “La mostra in corso al Meeting – dichiara Gargantini – vuole essere il nostro cannocchiale culturale sulle esperienze delle conoscenza delle meraviglie del cielo che furono opera di Galileo”. È seguita da parte di Owen Gingerich, professor emeritus di Astronomia e Storia della scienza alla Harvard University di Cambridge, tra i massimi conoscitori della scienza del periodo di Galileo, un percorso, corredato dalla proiezioni di varie immagini della cosmografia medievale e moderna, tra le varie stupefacenti scoperte dello scienziato pisano, a partire dall’esperimento della caduta dei gravi dalla torre del campanile di Pisa, che sconvolse quanto affermato dalla fisica aristotelica e aprì le porte alla nuova meccanica di Isaac Newton. Nel 1609 avvenne qualcosa che trasformò Galileo da un “timido” copernicano a un copernicano entusiasta. Aveva infatti sentito parlare dell’invenzione in Olanda di un cannocchiale (il nome in realtà fu dato all’oggetto solo nel 1611) che gli diede un’idea di ciò che si poteva fare. Così giunse alla scoperta della natura della luna e dei pianeti medicei (“Siderea medicea”) di Giove. Il 7 gennaio 1610 con stupore vide “guidato da una fede – scrisse – che non conosceva”, le tre piccole lune, che poi accertò essere quattro, rendendosi conto di aver fatto una scoperta meravigliosa da comunicare al mondo e descrivendo pertanto il contenuto delle sue osservazioni in latino, lingua internazionale della scienza. Un gruppo di non specialisti nel 1616 dichiarò che il sistema copernicano era eretico. “Fu un errore madornale”, spiega Gingerich. “Egli rese le idee sul sistema copernicano finalmente credibili e insegnò che la scienza funziona persuadendo, realizzando un sistema credibile”. Paolo Ponzio, docente di Storia della filosofia all’Università di Bari, ha ricordato come sia stato definito “tragico” da Giovanni Paolo II l’errore commesso dai teologi del tempo nel sostenere che il sistema geocentrico fosse imposto in senso letterale dalla Bibbia. Il papa polacco d’altra parte sottolineava quale sia stata la posta in gioco di una certa volgarizzazione del ‘caso Galileo’ che lo ha voluto interpretare come “il riflesso di una opposizione costitutiva tra scienza e fede”, mentre in realtà non è mai possibile parlare di opposizione né di netta separazione, bensì di una diversità di metodi che permettono di mettere in evidenza aspetti differenti di un’unica realtà.
(M.T.)