L’ultima enciclica di Benedetto XVI è stata il motivo di fondo dell’incontro svoltosi questo pomeriggio in Sala Neri. Luca Antonini, vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà e docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova, ha definito la Caritas in veritate come “una bussola certa” in una situazione storica alquanto particolare. Lo stesso Antonini, ha poi rivolto agli ospiti tre domande: qual è la sfida che l’enciclica apre nel contesto italiano in tema di economia? Quale sfida culturale e sociale c’è da raccogliere? E infine sotto l’aspetto più puramente politico: cosa può e deve imparare la politica italiana?
La riflessione di Enrico Letta, deputato del Pd, in risposta alle domande poste dal moderatore, si è sviluppata sulla sottolineatura di cinque parole, che lo stesso Letta ha scorto nell’enciclica. La prima delle quali è dialogo, inteso in termini di comunicazione e comunione, come riportato nel quarto paragrafo dell’enciclica. “Il dialogo deve essere rilanciato, perché si tratta di un incontro proficuo tra persone piene. Solo chi ha paura della sue debolezze – ha proseguito – rifiuta il rilancio iniziale che l’enciclica offre a tutti”. Letta ha poi individuato nella necessità di riallacciare “relazioni strette”, così da far riaffiorare “la dimensione della comunità” in un periodo di crisi in sembra andata perduta. La seconda sottolineatura è sulla parola doveri, scorta come la possibilità di ripensare al ruolo dell’etica in economia. “Sì a poche e chiare regole ben applicate – ha esclamato – così che sia il mercato sia la tecnica (riferimento al paragrafo 43) possano basarsi sulla rettitudine morale dei soggetti coinvolti”. Con la parola natalità, Letta è passato al tema della promozione della vita ed ha dichiarato che declinato all’Italia, siamo in presenza di un vero e proprio grido di dolore, la cui risposta è da ricercare in “un nuovo welfare in grado di aiutare le famiglie”, oltre che in un maggiore impegno per il Mezzogiorno. Il lavoro, in luogo della rendita, deve essere il cavallo di battaglia per uscire definitivamente dalla crisi. L’ultima sottolineatura, per l’esponente pd, è sulla parola sussidiarietà, “di cui l’enciclica è un’ode”. “È la vera soluzione alla sfida della globalizzazione”. In conclusione del suo intervento, Letta ha voluto evidenziare il fatto che “l’enciclica fa uscire il tema della sussidiarietà fuori dai confini in cui gli addetti ai lavori l’avevano collocato”.
Anche per il ministro del Welfare l’enciclica è una fonte importante a partire dalla quale è lecito chiedersi se “può una società, in cui esistono processi culturali che hanno prodotto i germi del nichilismo, essere ragionevolmente capace di sviluppo e di crescita?” “Il governo – ha dichiarato – dovrà necessariamente affrontare i temi della vita e del fine vita già dal prossimo autunno, perché questi argomenti non sono altra cosa rispetto allo sviluppo”. Anche il tema del mercato e dell’impresa, per Sacconi, se vissuto con responsabilità è in grado di essere inclusivo. Affinché avvenga “l’inclusione”, richiama, occorre superare “una propensione implicita all’autoreferenzialità delle banche, le quali devono necessariamente ancorarsi al territorio”. L’antidoto all’autoreferenzialità deve essere ricercato, secondo Sacconi nel “favorire la scelta di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa e la costruzione di un nuovo modello sociale descritto nel libro bianco”. Proprio sul libro bianco la conclusione dell’intervento del ministro, secondo il quale “non vuole calare dall’alto una gabbia rigida, ma promuovere le espressioni che vengono dal tessuto sociale, di cui il Meeting è un esempio felice”.
“È la prima volta – ha dichiarato Formigoni, presidente della Regione Lombardia –, che c’è da parte del magistero della Chiesa una proposta di innovazione totale del sistema”, e ravvisa il contenuto dell’enciclica nel “principio di gratuità”. “È una fotografia a colori, quella di Benedetto XVI, non una teoria, perché per mettere all’angolo il rischio di una nuova ideologia fondata sulla tecnica, indica la carità”. Come per Letta e Sacconi, anche per Formigoni il tema della responsabilità è di fondamentale importanza. Ha citato al proposito gli ultimi accadimenti alle acciaierie di Brescia, in cui si è verificata una forma creativa grazie alla “flessibilità mentale dei lavoratori e dell’azienda”. Per rispondere al secondo quesito posto all’inizio dell’incontro da Antonimi, il presidente Formigoni ha citato dall’enciclica la parola fraternità. “Oggi il pregiudizio di certa stampa – ha evidenziato – è pensare alla fraternità come a qualcosa di vecchio, sentimentale, appunto cattolico”, ed ha indicato solo nella sussidiarietà la risposta alla sfida lanciata dall’enciclica. “La politica che vuole essere sussidiaria – è il punto di vista del governatore – deve uscire dalla gabbia stato-mercato e sostenere le iniziative dei corpi intermedi, così come accade in Lombardia. In merito al terzo quesito, Formigoni ha invece ravvisato la necessità di una “rete di responsabilità globale che si assuma il compito morale della sfida”, da qui la possibilità di una sussidiarietà e di corpi intermedi di livello globale. In conclusione del suo intervento, il presidente Formigoni ha annunciato tre proposte in atto in Lombardia: l’inserimento negli ammortizzatori sociali il tema del quoziente familiare; l’allargamento nel campo dell’assistenza degli ammortizzatori sociali anche ai precari; l’introduzione della quattordicesima, come criterio di merito per medici ed infermieri.
Non “una spolverata di etica” dunque, ma una ricchezza di contenuti, ha concluso Antonimi.
(G.F.I.)
Rimini, 26 agosto 2009