La prima domanda ai due ospiti della conferenza stampa odierna delle ore 13, Mahmoud Asfa, presidente della Casa della cultura islamica di Milano, e Souad Sbai, deputato al Parlamento italiano, Pdl, è proposta dal portavoce Marco Bardazzi: “Qual è il vostro pensiero sul titolo del Meeting?”.
Mahmoud Asfa dichiara subito che il titolo lo ha colpito perché la conoscenza è la base di ogni dialogo, perché non si può dialogare senza conoscere. La conoscenza è fondamentale e quindi il tema del Meeting è centrale per l’incontro che si è appena concluso. Inoltre, aggiunge: “Sono rimasto molto stupito per la grandiosità di questo Meeting, mentre mi aspettavo una piccola manifestazione”.
Souad Sbai: “È la quarta volta che partecipo al Meeting, anche se non sempre sono stata relatrice. Il Meeting è uno strumento importante di incontro tra persone e culture diverse, è un tramite tra mondi diversi, in questo caso tra musulmani. Il titolo fa pensare e aiuta a pensare, aiuta a dialogare con altri musulmani, anche se è difficile dialogare con persone che non vogliono farlo come gli aderenti all’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia) che rappresentano solo se stessi, anche se sono quasi gli unici a essere sentiti. Parlare di dialogo con persone così è come versare acido su una ferita già aperta. Sono persone che non rispettano la vita, che fanno trattati con assassini. Noi invece abbiamo fatto una scelta diversa e ben venga il dialogo con chi ha cambiato idea”.
Viene chiesto a Souad Sbai se non si sente imbarazzata della recente legge sulla sicurezza che limita i matrimoni misti. “Non sono per nulla imbarazzata – risponde la deputata Pdl – perché per la maggior parte si tratta di matrimoni finti. Come si fa a pensare che sia un matrimonio vero quando la sposa ha ottant’anni e lo sposo 22 o 23? Con 8-12mila euro si ottiene la cittadinanza passando avanti a tutti quelli che stanno ottenendola seguendo la procedura di legge”.
Dopo aver ricordato che esistono gruppi che promuovono il dialogo (Sbai cita il centro Averroè di Roma, Asfa il Forum delle religioni di Milano) si passa alla domanda se l’Islam sia pro life o pro aborto. Secondo Sbai, che personalmente si dichiara contro l’aborto ma favorevole alla libera scelta della donna, “in Marocco c’è una legge simile a quella italiana”, lasciando intendere che il panorama non è univoco. Asfa sottolinea invece che a certe condizioni, per esempio quando il feto ha meno di tre mesi oppure la salute della donna è in pericolo, l’Islam accetta l’aborto.
Sul costume islamico da bagno, il cosiddetto “burkini”, Sbai taglia corto: “È solo gossip, non ha nessuna importanza questo argomento. Sono donne che vogliono farsi notare, che cercano marito”.
Più pregnante la successiva domanda: dopo la preghiera davanti al Duomo di Milano è continuato il dialogo con le autorità religiose milanesi? Asfa afferma che il dialogo a Milano è stato costruttivo e continuativo. “Per la maggior parte delle persone quel gesto non è stato una provocazione, ma soltanto dettato dal fatto che era giunta l’ora della quarta preghiera e lì c’era la possibilità di effettuarla. Anzi, qualcuno pensava che, essendo il Duomo un luogo di culto, fosse il posto adatto per pregare. Poi qualcuno ha strumentalizzato e politicizzato il gesto”. Diverso il parere di Sbai: “È stato solo un gesto politico e provocatorio voluto da qualcuno”.
Si conclude parlando della posizione dell’Islam rispetto ai diritti umani come la libertà religiosa, la parità della donna, la reciprocità e i matrimoni misti. Per la deputata del Pdl c’è poco da dire: “Per gli islamici radicali questi diritti non esistono”. Il presidente della Casa della cultura islamica dà una risposta più articolata: “Bisogna distinguere che cosa dice l’Islam e che cosa fanno i musulmani”. Per il Corano c’è libertà religiosa e si parla di parità tra uomo e donna. “Il Corano è il mio riferimento, quello che fanno i Paesi musulmani è un’altra cosa”.
(A.B.)
Rimini, 25 agosto 2009