“Spero nell’appoggio di chi nella scuola lavora, anche di voi del Meeting, dove sono venuta per imparare”. Cominciamo dalla fine, cioè con la conclusione con cui il ministro Maristella Gelmini ha terminato le sue risposte a Giorgio Vittadini nell’incontro, quasi una tavola rotonda, delle ore 13, in una sala A1 piena all’eccesso, dal titolo “Non di solo Stato vive la scuola”. E il lavoro che l’attende è trasformare la scuola italiana verso una vera autonomia. Ma torniamo all’inizio. Vittadini ricorda che ogni anno il Meeting ha interrogato i ministri dell’Istruzione – Berlinguer, Moratti, Fioroni. Quest’anno è presente Mariastella Gelmini, ministro in carica, e la senatrice Mariapia Garavaglia, ministro del governo ombra. Come esempio di scuola di eccellenza viene proiettato un filmato che mostra il laboratorio “Fisica in moto”, realizzato dal Liceo “Malpighi” di Bologna, all’interno dalla fabbrica di moto Ducati dove si studia fisica andando dalla pratica alla teoria.
La prima domanda riguarda la spesa per la scuola, tra le più alte in Europa. E si annunciano tagli… Mariapia Garavaglia ricorda che il rapporto di 1/9 per gli insegnanti italiani (in Europa è di 1/12) è dovuto al fatto che ci sono anche gli insegnanti di sostegno e quelli di religione. Morale: “La scuola travalica i governi e, se ci sono sprechi, si tagli”. “Siamo sicuri che il problema della scuola sia economico e non la mancanza di un progetto educativo?” ribatte il ministro Gelmini. “Occorre avere il coraggio del rischio educativo, come aveva evidenziato don Giussani”. Ci sono scuole non statali che ottengono risultati eccellenti spendendo meno. “La scuola è diventata uno ‘stipendificio’ senza valutazione e senza premiare i meriti. Per questo pensiamo di non finanziare più il costo storico, ma stabilire costi standard e usare meglio le risorse guardando i problemi per quello che sono”. A settembre presenterà un progetto educativo che intendere discutere con tutti, opposizione compresa.
Dopo un passaggio sull’autonomia (“che però richiede più fondi” secondo Garavaglia, mentre per Gelmini “oggi non esiste perché la scuola vive di decreti e circolari”), si passa agli insegnanti: stato giuridico e metodi di reclutamento. “Ho fatto chiudere le Sis [corsi universitari che davano l’abilitazione all’insegnamento, ndr], afferma il ministro. “Erano un modo per creare precariato. Io penso che si debba introdurre una specie di praticantato con una valutazione finale: non tutti possono fare gli insegnanti. Occorre introdurre la valutazione per riconoscere anche economicamente il merito. Per Garavaglia “è stato il precedente ministro a proporre di abolire le Sis”. Quindi sì al praticantato ma con un tutor e una valutazione finale: “Se farà questo avrà il mio plauso”.
Fioroni aveva mostrato delle aperture, dice Vittadini, per quel che riguarda la parità, questa da sempre è la battaglia dei cattolici. Sono stati usati buoni scuola, voucher, dote (Regione Lombardia) con buoni risultati, come la pensano le due interlocutrici? Per Gelmini “abbiamo introdotto l’educazione civica nelle scuole per insegnare la Costituzione ai ragazzi. Come possiamo non rispettare la Costituizione che stabilisce il diritto all’istruzione e anche il diritto di scelta della scuola per le famiglie?”. Per essere coerenti bisogna riconoscere anche il diritto di scelta delle famiglie che in tante regioni è inesistente. Ci sono però gli esempi positivi di regioni come la Lombardia che si deve valorizzare anche a livello nazionale. “La scuola è di tutti, gli alunni che varcano il cancello non guardano chi è che gestisce la scuola, ma devono trovare gli strumenti per crescere e imparare ad affrontare la vita”, ribatte Garavaglia. Si lamenta che spesso si sente parlare di parità troppo spesso e in modo stucchevole. Due sentenze della Corte costituzionale stabiliscono che sono le regioni che devono ripartire i fondi tra le scuole. La parità esiste già in alcuni ordini di scuole come le materne, i licei linguistici, le accademie, i licei coreutici, scuole che non esistono come statali. “Ma tra le non statali bisogna distinguere quelle profit e quelle non profit e per assegnare i fondi anche alle scuole non statali devono sottoporsi a valutazione. Se si devono tagliare le scuole, per esempio nei piccoli comuni, taglierei le scuole delle suore e non quelle statali”.
Riguardo la valutazione, interviene Vittadini, abbiamo letto che gli studenti delle scuole private sono meno preparati: “Sono bufale di chi non conosce la statistica e vuol fare statistiche”. Ma come introdurre la valutazione nelle e delle scuole? Mancano i parametri per valutare, è la prima affermazione di Garavaglia. Non bisogna però nasconderci che ci sono scuole di valore e diplomifici. Occorre su questo tema fare una discussione in Parlamento e non ricorrere a un decreto. La valutazione è indispensabile e ci sono esempi stranieri, ma questi esempi stranieri di valutazione sono adatti alla nostra cultura? Risposta: “Bisogna riqualificare l’Invalsi rendendola più snella”. Gelmini: “Si ha paura della valutazione perché si vede come una bocciatura, invece serve per premiare la fatica, l’impegno degli insegnanti e anche i risultati degli studenti, tenendo conto dell’ambito e dei livelli di partenza e anche della dispersione scolastica”. Annuncia che c’è un gruppo di lavoro per riformare l’Invalsi. “Valutare è un mettere al centro la persona e misurare il servizio che viene dato all’alunno. Anche la formazione professionale deve ritornare a essere una scuola di serie A”. Per questo in Finanziaria è stabilito che l’obbligo scolastico può essere completato anche con la formazione professionale: “Porte aperte alle buone esperienze”, è la conclusione del ministro.
Vittadini chiude con i punti irrinunciabili: libertà di educazione, autonomia, libertà d’insegnamento, parità, valorizzazione della formazione e investimenti per lo sviluppo. E una nota: “Formidabile l’idea dei costi standard”.
(Arc. B.)
Rimini, 27 agosto 2008