ALLARGARE LA RAGIONE: LA CONOSCENZA AFFETTIVA LA PROVOCAZIONE DI RATISBONA SECONDO DUE TEOLOGI PROTESTANTI

Press Meeting

Quando si apprezza qualcosa, viene naturale cercare di saperne di più. Questa affermazione apparentemente ovvia, che nell’esperienza comune si applica a una serie di campi pressoché sterminata, dalla donna amata alla squadra del cuore, per buona parte della filosofia contemporanea è invece una specie di eresia. Il motivo lo spiega don Stefano Alberto, sacerdote ciellino con una rocciosa competenza filosofica e teologica, nonché docente di Introduzione alla teologia all’Università cattolica Sacro Cuore di Milano, presentando l’incontro “Allargare la ragione: la conoscenza affettiva” svolto nell’auditorium D5 della fiera.
“Il dramma reale oggi è il rapporto tra ragione ed esperienza”, afferma don Alberto, a molti familiarmente più noto come don Pino. “Ma perché parliamo di ragione affettiva?” “La realtà”, prosegue, “in quanto conosciuta, tocca, commuove, risveglia l’attaccamento dell’uomo; è segno di una promessa a conoscere il senso ultimo della realtà stessa, coincidente con il destino dell’uomo”. Il momento, spiega il docente di teologia, è particolarmente favorevole per riprendere in mano la questione, alla luce dei recenti pronunciamenti di Benedetto XVI, soprattutto il discorso di Ratisbona: “Il papa ci invita a una ragione allargata, a valutare in senso positivo il desiderio umano e a guardare a Gesù di Nazareth come la ragione di tutto, la risposta a questo desiderio, risposta che entra nel tempo e nello spazio”.
Argomenti “pro domo sua” a beneficio dei fedeli cattolici? Tutt’altro. Tanto è vero che a parlarne sono due tra i teologi protestanti più noti ed autorevoli, il canadese battista Archie Spencer, Associate Professor of Theology and Religious Studies delle Associated Canadian Theological Schools of Trinity Western University e l’inglese anglicano John Milbank, Professor in Religion, Politics and Ethics dell’Università di Nottingham.
Spencer, che parla in inglese, parte dalla sua esperienza decennale di dialogo ecumenico. In che misura, si chiede, i due elementi del titolo dell’incontro sono collegati? Quanto cioè la ragione allargata coincide con la conoscenza affettiva? Il rimando a Ratisbona è inevitabile. Per il papa, ricorda Spencer, si rischia “una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione”. Ma, prosegue la citazione del discorso “se la scienza nel suo insieme è soltanto questo, allora è l’uomo stesso che con ciò subisce una riduzione” e ciò in ultima analisi è “una condizione pericolosa per l’umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione”. A questo punto, seguendo il filo di Ratisbona, il teologo protestante riprende un concetto non certo familiare alla sua tradizione: l’analogia.
Un concetto, quest’ultimo, tipicamente cattolico, ma che lascia tracce anche nella teologia protestante del Novecento, di cui viene citato Barth, mentre gli esempi di parte cattolica sono sant’Anselmo (proposto nella rilettura di von Balthasar) e don Giussani, di cui Spencer era amico oltre che profondo conoscitore. Per don Giussani, alfiere della ragionevolezza della fede, “la risposta profonda al quesito sollevato dalla filosofia greca è il verbo di Dio fatto uomo, l’eterno nel tempo”.
Milbank, leader del movimento Radical Orthodoxy, parla in italiano (scelta molto apprezzata dal pubblico) partendo da una constatazione: “Oggi si ritiene che conoscenza e amore abbiano ben poco a che fare”. Alla conoscenza si pensa in termini di informazione, tipicamente nell’attività lavorativa, mentre all’amore sono riservati gli spazi del tempo libero, in una concezione soggettiva e sentimentale. Due mondi incomunicabili, insomma. Anche la realtà di tutti i giorni, però, argomenta Milbank, dice che “siamo spinti ad acquisire informazioni perché, in fondo, proviamo amore per la conoscenza”. “Il vero amore è legato alla vera conoscenza”, è la conclusione, “conoscenza riguardante la gerarchia della realtà e del modo in cui ogni cosa partecipa, secondo un diverso ordine, alla realtà divina”. Un amore senza conoscenza, secondo il teologo inglese, porta all’esercizio del potere sulle altre persone, la conoscenza senza amore finisce con l’essere una forza altamente distruttiva. “Per amare una cosa dobbiamo giudicare la sua verità”, ribadisce, “ma è possibile giudicare una cosa se la guardiamo con carità”. In estrema sintesi: “solo l’amore conosce”.
Nota bene finale di don Pino: “Uno dei temi conduttori del Meeting 2007 è l’ecumenismo. Non da intendersi come discussione astratta o accordo al ribasso su presunti valori comuni, ma come incontro con persone vive, mosse e commosse dall’impatto con il reale”.

E.A., M.C.
Rimini, 24 agosto 2007