INVITO ALLA LETTURA CON LE RADICI IN CIELO

Press Meeting

Un libro scritto dal padre, presentato dal figlio, la cui introduzione è stata fatta dal nipote: è questo “Con le radici in cielo”, di Saul Israel, presentato da Giorgio Israel, docente di Matematiche complementari all’Università di Roma La Sapienza e figlio dell’autore. Quasi il tentativo di prolungare il “sacro” legame della famiglia oltre il succedersi delle generazioni, oltre il dramma dell’esilio forzato, oltre la difficoltà di trovare le proprie radici in una terra che non è la propria.
Il testo, autobiografico e con riferimento a vicende storiche realmente accadute, racconta la vicenda di una famiglia, quella di Giorgio Israel, costretta, ad emigrare da Salonicco in Italia.
“Per comprendere la storia della comunità ebraica di Salonicco – spiega Giorgio Israel – bisogna fare un salto indietro di quattrocento anni, quando gli ebrei furono espulsi dalla Spagna e si diressero in massa verso Salonicco. Qui, sotto l’Impero Ottomano, vissero in una certa tranquillità: non avevaro diritti civili e politici, ma potevano vivere all’interno del focolare dometico il sentimento religioso”. La loro è la storia di una comunità che non si è mai ripresa da tutti questi spostamenti, che ancora parla con una lingua piena di strane commistioni, lo spagnolo che si mescola con il greco ed il turco: ma soprattutto non si è ripresa dalla distruzione della comunità ebraica di Salonicco nel 1917 e dalla shoah, che vide la deportazione di 40.000 ebrei. Però la tragedia non ha ucciso la speranza. Così, come scrive il nipote di Saul Israel nell’introduzione, “da un albero strappato è nato un seme piantato in un’altra terra”.
L’albero strappato da Salonicco è rifiorito in Italia, dove questa famiglia ha vissuto l’esperimento riuscito dell’integrazione: “Mio padre aveva la cittadinanza italiana, aveva fatto il servizio militare in questo Paese e coltivava splendidi rapporti anche con gli esponenti del cattolicesimo, ma non ha mai rinunciato alle sue radici”.
Alla base di questo libro c’è sicuramente una domanda stringente: qual è la patria di un popolo senza patria?”. La risposta è nel titolo del libro. La speranza, la forza di risollevarsi dall’abisso, sgorga da quel legame con il sacro, dal rapporto con il “Cielo”, da quel sentimento del divino coltivato in famiglia, tra le pareti del focolare domestico, oltre il tempo ed il succedersi delle generazioni: dal nonno al nipote.
Quanto alla possibilità di una convivenza tra culture diverse, Giorgio Israel prova a rispondere alla fine dell’intervento: “La frammentazione in comunità separate è assolutamente incompatibile con una convivenza civile”.

F.R.

Rimini, 24 agosto 2007