Un “concerto-lezione”, una formula di successo quella adottata da Piero Bonaguri, noto concertista di chitarra classica e docente al Conservatorio di Bologna, per presentare al Meeting il suo percorso di musica ed arte. Il suo intento educativo è evidente: far cogliere la bellezza della musica occidentale a tutti, illustrandone le componenti essenziali. Con estrema sensibilità artistica, Bonaguri propone un percorso musicale dall’Ottocento ai contemporanei, che si intreccia con immagini e testi del patrimonio artistico e letterario europeo e non. L’uso delle immagini, non solo ha favorito l’ascolto, ma ha messo in luce aspetti e contenuti nascosti del brano musicale di volta in volta ascoltato.
”Scoprire, al di là della frantumazione della cultura moderna, la strutturale unità dell’espressione artistica del cuore umano e dei suoi desideri: coglier i nessi delle relazioni tra le diverse produzioni artistiche e scoprire quel punto di fuga di cui ci ha sempre parlato don Giussani, ci permette di non fa morire il desiderio e l’attesa di infinito”.
Con queste parole la prof.ssa Gabriella Mazzoli accoglie il maestro Bonaguri che, nella sua trilogia di arte musica e letteratura, persegue il preciso intento di evocare suggestioni e presentimenti di infinito nel cuore degli uditori attraverso il suo originale percorso artistico musicale. Si parte con uno stile galante, armonioso, e la musica fresca, ariosa, dell’”opera 9” di Mozart e della “Romanza” di Paganini per accompagnare “l’Ombrello” di Goya ed il “Ritratto” di Gros: preludio alla tenerezza pensosa di Goethe davanti alla “valle silente di luminosa bruma”; allo scorgere i primi tratti di un infinito che si rivela attraverso la “Romanza” di Mendelssohn. Una dissonanza evidente, un ritmo ripetitivo, ma senza alcun senso evidente nella “Melodia” di Grieg introduce la condizione esistenziale della cultura contemporanea: l’urlo disperato, ma silenzioso di Munch e i drammatici “Frammenti” di Ungaretti mostrano un uomo frantumato ed incapace di esprimere il suo desiderio. ”Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”(Montale). “Quid animo satis?”. In questo buio esistenziale emerge una luce, uno sguardo positivo, nelle musiche di Pippo Molino, “Frammento C”, e di Roberto Tagliamacco, “Lontano”; e insieme nei quadri di William Congdon, ma soprattutto nel “campo di grano” di Roberto Secchi “Questi autori hanno affrontato la temperie della modernità, perché gli è successo qualcosa nella vita: il grido ha lasciato il posto ad una certezza su cui ricostruire l’umano perduto”.