È frutto della sua esperienza di docente di materie letterarie nei licei e di formatore il libro “Camminare nella storia. Lezioni di metodo storico” (Ed. Rubbettino), presentato oggi dall’autore, Fabrizio Foschi, al Meeting 2006.
Introducendo l’incontro, Camillo Fornasieri, Direttore del Centro Culturale di Milano lo ha definito come un testo importante, perché interviene su un punto nevralgico, se si considera che il passato forma il presente.
Fabrizio Foschi, che collabora anche con diverse Università italiane e ricopre la carica di Presidente di Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica), ha contrapposto alla tendenza attuale di “leggere il passato in funzione del presente” un’altra prospettiva, ben sintetizzata dalle parole, da lui citate, di Hanna Arendt: “(…) padroneggiare il passato è possibile solo nella misura in cui si racconta ciò che è accaduto”. “Raccontare il passato – ha spiegato Foschi – non è più di moda”. Eppure “la storia diventa comprensibile tramite la struttura del racconto”, ha aggiunto l’autore del libro, per poi precisare che il racconto, per essere tale, deve avere come protagonista un soggetto.
Qual è il metodo storico, cioè come si raggiunge il passato? Non bastano i documenti, perché il passato, cioè quello che è veramente accaduto, è qualcosa di inaspettato, che lo storico può cogliere solo immedesimandosi nel significato dei fatti.
Anche la rivista Linea Tempo, come ha sottolineato il suo direttore Andrea Caspani, nel secondo degli interventi in programma, ha a cuore “un approccio al passato realistico e non ideologico”. Secondo Caspani c’è, anche nei giovani, un desiderio di conoscere la storia, ma poi il cammino è ostacolato da una parte dal venir meno della struttura familiare, che è “l’introduttore sociale nella storia”; dall’altra dal fatto che molto spesso le ricostruzioni del passato non corrispondono alla verità dei fatti. Basti pensare, ha esemplificato il Direttore di Linea Tempo, al fatto che molti studenti sono convinti di aver scoperto veramente cos’è il cristianesimo dopo aver letto Il codice da Vinci. “La storia valorizza l’uomo – ha concluso Caspani – perché l’uomo è il soggetto della storia”.