Introdotti da Robi Ronza, portavoce del Meeting, la prima conferenza stampa della terza giornata della kermesse riminese, ha visto la presenza di quattro imprenditori italiani, che saranno protagonisti della tavola rotonda pomeridiana sul tema del “Made in Italy: inventare, ricomprare, sviluppare”: Vito Artioli, amministratore unico della “Artioli Calzaturificio Star”, Giuseppe Castelli, vice presidente risorse umane e comunicazione del “Gruppo Perfetti Van Melle” e consigliere di “Assolombarda” e “Promos”, Roberto Colaninno, presidente di “Immsi” e “Omniaholding”, e Miro Radici, amministratore delegato di “Itema Group”.
Artioli ha brevemente illustrato l’esperienza secolare della sua azienda, leader nel mondo per la produzione di calzature di qualità (esporta il 99% del prodotto). Per Artioli inventare vuol dire creare prodotti nel solco della tradizione italiana del bello, naturalmente coniugata con quella dei Paesi in cui essi vengono venduti. Artioli ha spezzato una lancia a favore delle piccole aziende, sottolineando che “l’essere piccola non è il difetto di un’azienda che non riesce a diventare grande”, ma, al contrario, “il piccolo è una garanzia di qualità”. Anche Castelli ha ricordato che la sua azienda è leader mondiale (esporta in 130 Paesi) nel settore del chewing gum (gomme da masticare) e della produzione di caramelle, con un know how (patrimonio di conoscenze) ed una originale via italiana all’internazionalizzazione dei propri prodotti. Tale azione, ha concluso Castelli, non riguarda però solo i diversi prodotti, ma anche la loro promozione, curandone l’immagine attraverso una pubblicità accattivante, ironica e non offensiva. Radici, anch’egli dirigente di un’impresa con marchi leader sui mercati internazionali, ha invece rammentato come il successo in campo imprenditoriale ha a che fare con la felicità, concetto che Robi Ronza ha ripreso per sottolineare che l’imtraprendenza è un valore tipico del Cristianesimo e che nessuno dovrebbe scandalizzarsi se al Meeting si parla di tutto, anche di economia, non solo di politica, perché è nella natura stessa della visione cristiana della vita abbracciare tutte le cose, materia compresa.
Infine Colaninno, imprenditore sulla cresta dell’onda anche per il suo recente acquisto di un industria e di un marchio storico delle due ruote quale la Piaggio, è stato il principale bersaglio del fuoco di fila di domande dei giornalisti. Dopo aver premesso che il sistema industriale italiano è in declino, perché una parte degli imprenditori ha rinunciato alla propria specifica responsabilità personale – la capacità di rischiare – (“Chi ha deciso di fare l’imprenditore non può non sapere che la sua responsabilità è il rischio, che non c’è impresa senza rischio, che le sue idee devono portare ad un’invenzione e alla sua produzione, cercando di farla arrivare al successo”), Colaninno illustrato la sua particolare idea di innovazione, che non è racchiusa solo in laboratorio, che non è solo la ricerca di prodotto, ma la capacità di investire e costruire “una comunità aperta di intelligenze e di saperi” che sappia “concorrere al successo di un prodotto”.
Mentre non ha espresso nessuna anticipazione in merito al nuovo piano industriale per la Piaggio (“Ho individuato solo le linee guida che le 27 banche a cui mi sono rivolto hanno accolto per aderire al progetto e il cui ingresso è previsto la prossima settimana”), Colaninno ha invece confermato l’ingresso del suo gruppo in Capitalia (“Abbiamo già l’1% circa”), dichiarandosi disponibile ad entrare sia del Consiglio d’Amministrazione, che ad aderire al relativo patto di sindacato.
El.P.
Rimini, 26 agosto 2003