E’ ancora possibile nel tempo in cui viviamo, fragile e in continuo cambiamento, riconoscere e vivere per qualcosa di certo? Oppure il destino per gli uomini è quello di rimanere in balia delle circostanze? E se questa certezza è veramente impossibile, come sostengono in molti, perché l’uomo continua a desiderarla?
Questo è il tema della XXXII edizione del Meeting che prenderà il via domani a Rimini e proseguirà fino al 27 agosto. “E l’esistenza diventa una immensa certezza”, il titolo sul quale si confronteranno tutti coloro che parteciperanno al Meeting perché, come scrive il Santo Padre nel messaggio inviato a firma del Segretario di Stato Tarcisio Bertone agli organizzatori, senza certezza “l’uomo non può vivere”.
“Ma su quale certezza l’uomo può fondare ragionevolmente la propria esistenza? Qual è, in definitiva, la speranza che non delude? (…) In Cristo Gesù il destino dell’uomo è stato strappato definitivamente dalla nebulosità che lo circondava”.
Il Meeting proverà a raccogliere questa sfida lanciata da Benedetto XVI, riaprendo una partita da molti dichiarata ormai chiusa. E lo farà, come è suo stile, non in virtù di una più scaltra analisi culturale e politica, ma a partire dall’esperienza in atto di persone che non si accontentano di concepire la propria esistenza come destinata al nulla. Uomini e donne che non censurano il peso dell’incertezza né si sottraggono al lavoro che essa esige, ma che la vivono come il segno evidente che non siamo i padroni di noi stessi, ma siamo in rapporto con qualcosa di Altro, che continua a intervenire nella nostra vita.
“Il compianto don Giussani – continua il messaggio del Santo Padre – che con il suo fecondo carisma è all’origine della manifestazione riminese, ha più volte insistito su questa dimensione fondamentale dell’uomo (…) Se manca questa coscienza è facile cadere nei rischi dell’attualismo, nel sensazionalismo delle emozioni, in cui tutto si riduce a fenomeno, o della disperazione, nella quale ogni circostanza appare senza senso”.
Un approfondimento sul tema sarà offerto nell’incontro con il filosofo Costantino Esposito, e poi dal filosofo francese Fabrice Hadjadj.
Ad aprire il Meeting sarà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul tema “150 di sussidiarietà”, titolo della mostra presente al Meeting, per incontrare un popolo che fa parte di quella storia di “pluralità, diversità, solidarietà e sussidiarietà”, cui il presidente ha fatto riferimento nel suo discorso del 17 marzo; un popolo che contribuisce, e desidera continuare a farlo, al bene
comune del paese, in un momento in cui il bisogno di coesione è forte e, ancora di più, è necessario recuperare la capacità di desiderio e cambiamento che ha sempre contraddistinto il popolo italiano.
Sempre da una mostra prende le mosse un altro dei contributi culturali che il Meeting offre quest’anno: superare la frattura tra il Gesù della fede e il Gesù storico. Il custode di Terrasanta Pizzaballa e il biblista spagnolo Garcia ci aiuteranno in questo a partire dall’esposizione “Con gli occhi degli Apostoli”, che racconta l’incontro di Gesù con gli apostoli a Cafarnao.
Un programma ricco: 132 incontri, 10 mostre, 26 spettacoli. Un orizzonte internazionale con uno sguardo in particolare al mondo arabo, con personaggi quali il presidente di Alzar Usamah Elabed e il segretario generale della Lega Araba Nabil El-Arabi, insieme al ministro degli esteri Franco Frattini. Temi quali l’immigrazione, l’Europa e la situazione economica. Nel corso della settimana saranno a Rimini ospiti come i cardinali Sarah e Tettamanzi, scienziati come Lucio Rossi e John Polkinghorne, imprenditori ed economisti quali John Elkan, Clara Gayrmard, Corrado Passera,Fulvio Conti. E politici come Formigoni, Letta, Lupi, Maroni, Sacconi, Tremonti, Amato, Fassino; e ancora personaggi quali il vicepresidente del Csm Vietti e il segretario della Cisl Bonanni.
L’augurio per tutti gli ospiti, per i visitatori, e gli oltre 3000 volontari, è che il Meeting sia l’occasione di una scoperta, attraverso eventi e incontri, di ciò che compie il desiderio del vero e l’attesa di compimento che c’è in ogni uomo. Tutto infatti, agli occhi di chi l’attende, può essere l’occasione di riconoscere i tratti inconfondibili della certezza che sostiene la vita.
Rimini, 20 agosto 2011