Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, inizia con questo incontro la lunga e doviziosa serie dedicata alla presentazione di libri, con due appuntamenti quotidiani alle ore 15 e alle 19 all’Eni Caffè Letterario in D5. “I libri rappresentano sempre un incontro – ha introdotto Fornasieri – sono offerti a tutti per un reale arricchimento della cultura di tutti”.
Il primo volume in programma si intitola Oscar Romero. «Ho udito il grido del mio popolo» di Anselmo Palini (ed. Ave). Docente di Materie letterarie nella scuola superiore, Palini vive e lavora in provincia di Brescia. Il libro è pubblicato dall’editrice Ave di Roma, nata dall’esperienza dell’Azione cattolica. Della stessa associazione fa parte Chiara Finocchietti, responsabile del Coordinamento giovani del Forum internazionale di Azione cattolica, chiamata a illustrare il libro. Gli elementi della figura di questo vescovo si posso riassumere in tre parole, dice Finocchietti. La prima è “primero Dios”. Espressione che racconta la radicalità della sua adesione al Vangelo e la ricerca della santità nella sua vita. Secondo, “sentir con la Iglesia”. Romero è sempre stato fedele al magistero della Chiesa e nel momento più drammatico, quando quattro vescovi suoi connazionali su sei chiedevano la sua destituzione, andò a Roma da papa Paolo VI per chiederne il suo appoggio. Ottenuto il suo incoraggiamento a proseguire la sua opera, monsignor Romero si sentì più forte e deciso fino ad affrontare la morte per mano di un assassino.
La terza parola viene da papa Paolo VI: “costruire la civiltà dell’amore”. Indica così la terza via per la liberazione del popolo: no alla rivoluzione violenta e neppure teologia della liberazione, ma, appunto, convertire i cuori con l’amore di Cristo. Prende poi la parola l’autore che ripercorre in breve la biografia del vescovo di san Salvador, martirizzato sull’altare nel 1980 mentre celebrava la santa Messa al momento dell’offertorio. Oscar Romero si era formato a Roma per sei anni, quindi, tornato nella sua nazione, esercitò il ministero sacerdotale per vent’anni prima di diventare vescovo. Fu testimone e accusatore delle violenze della dittatura militare e anche di quella dei guerriglieri che ha tentato di convertire. Le sue omelie erano straordinarie e una di queste in cui incitava i soldati a non obbedire a ordini omicidi fu forse la goccia che fece traboccare il vaso. Diceva: “Io sono la voce di chi non ha voce”. La sua figura fu annoverata da Giovanni Paolo II tra i martiri del XX secolo.
È seguita la presentazione di Il mio principe. Soffrire, crescere, sorridere con un figlio autistico di Gina Codovilli (ed. Itaca). L’autrice, madre del “principe”, è un’insegnante che abita a Riccione. Laureata in Scienze dell’Educazione ha intrapreso la professione di insegnante elementare che ha svolto fino al 1987, anno in cui è nato il suo terzo figlio, Andrea, protagonista del libro. È una storia come quella di tante famiglie, che cambia la vita personale e delle persone più vicine. “Nella mia vita ho incontrato molti angeli – dice Gina Codovilli – persone normali…”. Alla presentazione era presente il vescovo di Rimini monsignor Francesco Lambiasi.