La visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, lo scorso settembre, è stata un avvenimento che ha aperto nuovi orizzonti e ha messo in moto persone ed energie. Come ha sottolineato John Waters, editorialista di The Irish Time, “l’attesa del papa, prima della sua venuta, era segnata da proteste e pregiudizi. Successivamente ho potuto constatare un contesto molto diverso: era successo un evento”. Un evento che, nel centro della modernità, ha mostrato l’utilità della fede sulla pubblica piazza. E proprio “I cristiani sulla pubblica piazza: dal viaggio di Benedetto XVI un nuovo umanesimo nel Regno Unito” si intitolava l’incontro iniziato alle ore 15 in sala Neri.
Austen Ivereigh, coordinatore del movimento Catholic Voices, ha aperto il suo intervento con questo giudizio: “Nel Regno Unito viviamo non una crisi singola, ma una serie di crisi, come documentano le cronache di questi ultimi tempi, che mettono in discussione il modello liberal, un modello che ha mostrato i propri limiti”. Il primo ministro David Cameron ha parlato di “Gran Bretagna rotta” e la Chiesa, ha proseguito il relatore, ha un suo contributo positivo da offrire: “Può aiutare a ‘rattoppare’ questa Gran Bretagna rotta. Come ha detto il papa, ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra. Non basta l’individualismo liberale, la politica e la convivenza hanno bisogno di un fondamento etico”.
Il papa, durante la sua visita, “ha attirato l’attenzione sulle origini latine, cattoliche del costituzionalismo britannico”, ricorda John Milbank, professore in Religion, Politics and Ethics all’Università di Nottingham. “Non è vero – ha commentato il relatore, di confessione anglicana – che tutto ciò che c’è di valido nella sfera politica derivi solo dalle rivoluzioni americana e francese. Ci sono delle radici medievali ed anche precedenti”. Un autentico costituzionalismo è fondato “sul riconoscimento di un bene superiore” e la fratellanza “è impossibile senza Dio e senza Gesù Cristo”.
Secondo Adrian Pabst, Lecturer in Politics and Religion all’Università del Kent a Canterbury, “siamo davanti ad una crisi paneuropea che però coinvolge anche gli Stati Uniti” e ha rivendicato la necessità di una “democrazia cristiana popolare, diversa da quella postbellica, che non si basi sui partiti, ma sulla società civile”. Mentre i modelli dominanti di democrazia e di capitalismo sono indifferenti ai valori assoluti e alla verità, Pabst, facendo riferimento anche a Luigi Sturzo, ha sottolineato il ruolo della società civile oltre che della Chiesa, elemento costitutivo della società civile stessa.