L’incontro con il francescano Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, e José Miguel Garcia, professore di Esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica San Damaso di Madrid (delle ore 17 nel grande Auditorium del Meeting, di nuovo al completo) è stato introdotto da Giancarlo Cesana. “Penso che anche la persona più miscredente di questo mondo non possa non riconoscere – ha esordito l’ordinario di Igiene alla “Bicocca” di Milano – che l’avvenimento di Gesù Cristo sia uno dei più importanti della storia. Un ‘caso’ diventa un avvenimento quando mette insieme le cose della vita. Anche il presente, il passato e il futuro. Noi siamo immersi in questa lunga storia”.
“Mi è stato chiesto di parlarvi di Cafarnao – ha iniziato Pizzaballa – in relazione alla mia esperienza di fede in Cristo. Quest’incontro, dunque, mi obbliga a ridefinire il mio rapporto personale con la certezza che è Cristo”. Il custode di Terra Santa dopo aver richiamato l’inizio della Genesi, si è fermato su un altro inizio, appunto la presenza e la predicazione di Gesù a Cafarnao. “La prima verità dell’uomo è quella di essere fatto per questo incontro – prosegue Pizzaballa – per la relazione viva e reale con Cristo nella quale nasce e cresce la vita”. Il custode ricorda i miracoli di Gesù a Cafarnao facendo riferimento al vangelo di Matteo. “Gesù è passato nella sinagoga – spiega Pizzaballa – e in primo luogo ha guarito l’uomo nella sua relazione con Dio”. “É entrato nella casa – prosegue il custode – e quindi ha guarito l’uomo nei suoi legami più intimi, personali, concreti”. “Infine il terzo miracolo – sottolinea Pizzaballa – si ha quando un intero villaggio è davanti a Gesù e chiede la salvezza all’unico che può donarla”.
La mostra del Meeting testimonia che la vita reale dell’uomo resta l’unico luogo d’incontro con Dio: “Qui, nei nostri incontri, tra le nostre case – racconta il custode – accade la salvezza. Questo hanno visto e contemplato gli occhi degli apostoli”. Poi, facendo riferimento alla sua personale esperienza: “Stare in Terra Santa non dovrebbe essere che questo: fare ciò che Gesù ha fatto. Dobbiamo abitare con vitalità questo mondo fratturato, essere il prolungamento della sua vita ospitale e donata”. Il francescano descrive i suoi anni di studio all’Università ebraica di Gerusalemme, gli incontri e i rapporti nati in quella circostanza. “Le relazioni in Terra Santa sono terribilmente ferite – dice infine il custode – ma stando lì dentro trovi la quotidiana provocazione al rapporto con Cristo”. Il Signore, aggiunge il francescano, continua a camminare dentro la storia dell’uomo, “che rimane una storia faticosa, ma abitata e perdonata. Quindi preziosa”. Con queste ultime parole Pizzaballa conclude il suo intervento mostrando che Cristo non può essere un discorso o un’idea. Egli è presente nella sua concretezza oggi, ora.
“Anche se sono curatore della mostra – confessa il professor Garcia – l’ho vista ieri, per la prima volta, al mio arrivo al Meeting: sono stato impegnato, infatti, a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù. Al vederla, anch’io mi sono commosso: che bello! La commozione che ho provato davanti alla mostra realizzata è stata cento volte più intensa che davanti alla mostra immaginata”. Quello che colpisce è sempre una presenza, non un’astrazione. Così “il cristianesimo è qualcosa che succede ora. Come ci ricorda Julián Carrón”.
Il vero contenuto della mostra, ha proseguito il curatore, è il mistero dell’incarnazione: la rassegna “vuol essere un aiuto a guardare l’avvenimento più straordinario accaduto nella storia umana: che il Mistero di Dio si è fatto visibile”. È la suprema “genialità di Dio, che ha voluto comunicarsi all’uomo attraverso una presenza umana”. La cultura moderna “rifiuta più di ogni altra cosa che Dio si sia incarnato in un uomo” e da questo preconcetto ideologico nascono anche modi distorti di rapportarsi ai vangeli. Ribadisce invece il relatore: “L’origine della fede è nei fatti accaduti, nasce davanti agli eventi storici”.
Garcia ricorda Agostino impegnato contro i pelagiani: “Questo è l’orrendo e occulto veleno del vostro errore: che pretendiate di far consistere la grazia di Cristo nel suo esempio e non nel dono della sua persona”; poi un’affermazione di Giussani riportata anche nella mostra: “La fede è il riconoscimento stupefatto, grato, intimidito e nello stesso tempo esaltante, di una presenza; perché Dio è venuto ed è fra noi”. Anche davanti a una testimonianza imponente è sempre in gioco la libertà dell’uomo. “Gesù non risparmia mai la libertà dell’uomo, anzi la mette in gioco. Gli apostoli hanno ceduto e la loro vita ha sperimentato il centuplo quaggiù. Mi auguro che la visita alla mostra – ha concluso Garcia – favorisca questa mossa della nostra libertà, quest’adesione a Cristo. Così la nostra vita avrà una pienezza insospettata”.