LA RIFORMA DEL FEDERALISMO FISCALE

Press Meeting

“Qui non vale la retorica, questa è la sede più adeguata per raccogliere la sfida del federalismo fiscale parlando il linguaggio della verità”. Con un richiamo all’invito formulato nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica, Luca Antonini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova e vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha introdotto alle 11.15 nel salone B7 la tavola rotonda con Gianni Alemanno, sindaco di Roma, Piero Fassino, sindaco di Torino, e Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa.
“Questa riforma – ha introdotto i lavori Antonini – ha impegnato il parlamento negli ultimi tre anni, ricevendo il più largo consenso bipartisan, eppure sulla stessa si è creata una vera e propria babele”. Il moderatore ha poi sollecitato i relatori invitandoli a esprimersi sui temi e aspetti cardine della riforma stessa, in particolare sulla “delusione del Nord e il terrore del Sud”, sulla questione del “superamento della spesa storica”, sulla scure dei tagli che si abbatte sugli enti locali, ma soprattutto sulla considerazione che se “è vero, come affermano alcuni, che il federalismo fiscale è già morto, non è possibile riesumare un cadavere”.
Il sindaco Alemanno a partire dal discorso del presidente Napolitano in apertura del Meeting, ha sottolineato “per verità e realtà occorre partire dalla critica all’ultima manovra, perché, mentre i comuni lavorano, il governo taglia enormemente gli enti che principalmente erogano servizi essenziali ai cittadini”. Il sindaco crede al federalismo “a patto però che non mini l’unità nazionale”, così come crede al federalismo fiscale perché “permette di riuscire a guardare la realtà dei servizi tenendo conto dei costi reali”. “Occorrono principi giusti per tutti – ha proseguito Alemanno – ma soprattutto occorre che, per studiare la manovra, non ci si chiuda nei ministeri”. Da qui il sindaco della capitale è passato alle proposte concrete per rilanciare un confronto leale tra le parti. “Penso non sia uno scandalo chiedere alle persone di lavorare qualche anno in più in modo da creare risorse maggiori”, ha dichiarato in merito alla soluzione del nodo delle pensioni. Mentre sulla patrimoniale ha riferito che “è giusto pagare di più da parte di chi possiede di più”. “Dobbiamo dare la possibilità alle famiglie numerose di elevare il proprio reddito, perché è l’unica strada possibile se veramente si ha intenzione di parlare con schiettezza di quoziente familiare”. E, rivolgendosi poi al ministro Calderoli, “siate fedeli a voi stessi, fate le riforme essenziali per dare più spazio alle realtà territoriali, perché – ha concluso – lo sviluppo non parte dai programmi ma dalle speranze e dal guardare la realtà”.
Si dice favorevole al federalismo “non da ora” anche il sindaco di Torino Piero Fassino, esponente dell’opposizione, perché porta le decisioni più vicine alle persone a cui sono rivolte. “Però l’attuale federalismo ha incoerenze e contraddizioni”. Per Fassino un primo provvedimento necessario è la riforma costituzionale del Titolo V che attribuisca con chiarezza le competenze alle diverse istituzioni. Occorre quindi una riorganizzazione geografica delle Istituzioni, razionalizzando province e comuni. Più che l’abolizione di questi ultimi occorre favorire le unioni di comuni che possano erogare servizi. Quanto alle province, la responsabilità delle istituzioni intermedie dovrebbe essere affidata alle regioni. Fassino si sofferma poi a lungo sulla manovra finanziaria che “fa tagli insostenibili agli enti locali, privandoli delle risorse necessarie per erogare i servizi, mentre i comuni dovrebbero inasprire la pressione fiscale” e conclude con un appello alla responsabilità delle istituzioni a tutti i livelli.
Chiude l’incontro il ministro Roberto Calderoli con la vis polemica che gli è propria (ha un battibecco con Alemanno per le richieste, a suo dire continue, di soldi per Roma), rispondendo a diversi quesiti emersi nel dibattito. Nell’ordine: l’impegno del governo sul federalismo è stato mantenuto, gli otto decreti delegati sono stati tutti emanati nei tempi stabiliti e ci sono i percorsi applicativi per i prossimi anni (per esempio sui costi standard). Il ministro poi loda le riflessioni di Fassino e auspica che la collaborazione con l’opposizione possa continuare. Tocca poi altri punti: a fine mandato gli amministratori pubblici dovranno presentare un bilancio trasparente da sottoporre al giudizio della popolazione; la sussidiarietà deve entrare sul serio nella mentalità dei servizi pubblici; varie forze politiche richiedono che il federalismo venga anticipato, anche con l’introduzione dell’Imu (Imposta municipale unica) che raggruppi tutte le imposizioni comunali.
Calderoli si sofferma poi sulla questione dei tagli: no all’abolizione delle province (rappresentano un’identità popolare), no a toccare le pensioni di chi ha versato i contributi, ma rivedere quelle di reversibilità e gli assegni di accompagnamento, no a una patrimoniale che fa pagare altre tasse a chi ha già pagato, ma sì a meccanismi per far pagare chi ha patrimoni che in qualche modo sono sfuggiti a ogni tassazione. Il ministro è poi d’accordo che nei ministeri ci sia spazio per ridurre le spese. Antonini in conclusione si augura che si passi “dalla democrazia della spesa alla democrazia della virtù”: il federalismo può essere lo strumento per realizzarla.

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