Terzo appuntamento con il ciclo ‘Frontiere sociali’ (promosso da Banca Prossima e Fondazione Fits! e da Gruppo Impresa San Paolo) nello spazio Agorà dell’Area della Compagnia delle Opere (pad. C1, ore 18). Sono a tema le imprese sociali, il cui scopo è sviluppare la professionalità e l’occupazione delle persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale.
La Fondazione Fits!, nata da Banca Prossima e rappresentata in questa occasione da Roberto Leonardi, si propone di sostenere le eccellenze di tale settore nei loro processi di innovazione. Protagoniste oggi due imprese che operano nelle carceri: la cooperativa sociale onlus Homo faber di Como, con Massimiliano Martinelli (presidente) e Patrizia Colombo (responsabile di progetto – Casa circondariale Bassone, Como) e la cooperativa sociale arl onlus Men at Work (Casa circondariale di Rebibbia, Roma), con Luciano Pantarotto (presidente).
La principale attività di Men at work a Rebibbia riguarda la filiera agroalimentare e ha un nome dal sapore antico e familiare: L’Orto della Casa. Viene introdotta da Luciano Pantarotto con una serie di suggestive fotografie. Il lavoro dei detenuti scorre sul video con immagini che dal bianco e nero si trasformano in colore: mani che raccolgono pomodori e li dispongono in bell’ordine nelle cassette; un uomo che guida il trattore; vitigni e serre; cavoli e fagiolini, fiori di zucca e peperoni, grappoli d’uva e prugne dorate pronti per la vendita; un uomo che si riposa seduto in una carriola; volti da contadini, sorridenti e abbronzati dal sole. Questa attività di impresa è l’esito di un corso di agricoltura biologica durato un anno. “Il lavoro – dice Pantarotto – “offre a chi sta scontando la pena una speranza e la possibilità un nuovo inizio”.
Per presentare la realtà di Homo faber a Como – un centro stampa che fornisce a clienti esterni biglietti da visita, calendari, brochures, volantini – Massimiliano Martinelli legge le testimonianze inviate dagli stessi detenuti. Scrive Zef, un ragazzo albanese: “Per me il centro stampa è un luogo dove, lavorando, imparo ad essere e non ad apparire. Affidandomi a una compagnia, ho trovato ‘il centuplo quaggiù’. Ho scoperto che sono molto di più grande del mio male: io sono libero e posso alzare lo sguardo”. Dal 2011 Homo faber gestisce anche il bar e lo spaccio degli agenti all’interno della casa circondariale. Prima del lavoro (spesso i detenuti non ne hanno mai fatto esperienza), si fa formazione. Patrizia Colombo insegna l’italiano ai detenuti, perché possano scrivere correttamente quello che dovranno stampare. Lavora nel carcere da dieci anni e ha cominciato – dice lei stessa – “per un’ingiustizia” (dopo un fallimento in famiglia, si è ritrovata con cinque figli da tirare su). Invece, inaspettatamente, “lì dentro ho trovato la giustizia e il senso della mia vita”. Il lavoro è necessario per chi sta in carcere, ma serve soltanto all’interno di un’esperienza di bene. E l’amore non si può fermare: adesso Patrizia e la sua famiglia accolgono in casa propria alcuni ex-detenuti, è nata una trama di rapporti, una vera e propria “compagnia al destino”.
Gli intervenuti, oltre a testimoniare la convenienza umana delle opere, non hanno nascosto le loro difficoltà di imprenditori che, ‘con una buona dose di follia’, si sono lanciati nel sociale. Sentono il bisogno di una maggiore unità di intenti con l’istituzione carceraria – che ha preoccupazioni e ritmi lontani da quelli imposti dal mercato – e di un coordinamento tra le varie realtà del settore. Pantarotto apprezza l’idea di un Commissario per il lavoro carcerario lanciata in mattinata al Meeting da Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei deputati.
La Fondazione Fits! – conclude Roberto Leonardi – sta costituendo, insieme alla Cassa delle ammende (ente del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della giustizia) un fondo per sostenere gli investimenti all’interno delle carceri. Ed ecco allora i sogni nel cassetto delle due onlus: un forno nel carcere di Como, che produca per l’interno e per l’esterno, un’attività di produzione conserviera a Rebibbia, che offra una prospettiva di continuità al lavoro dell’Orto della casa.
(A.D.P.)