Per il bene di tutti: le prospettive del welfare italiano ed europeo

Press Meeting

“La realtà del no profit non possiamo più giocarla a livello di paese, ma dobbiamo giocarcela in Europa. È pura cecità considerare questa realtà come residuale: solo in Italia abbiamo 700mila occupati nel settore e cinque milioni di volontari”. Così Monica Poletto, presidente della Compagnia delle Opere – Opere sociali ha introdotto l’incontro alle 15.00 dal titolo “Per il bene di tutti: le prospettive del welfare italiano ed europeo”. Sono intervenuti: Andrea Ceccherini, provveditore della venerabile Misericordia di Firenze, Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, Gianluca Chiodo, responsabile giuridico della Cooperativa Giotto, Enzo Moavero Milanesi, ministro per gli affari europei.
Andrea Ceccherini ha ricordato che le Misericordie di Firenze nascono nel 1244 dal basso, dal popolo cristiano. “Esse – ha ricordato – sono un sodalizio (con tutta la pregnanza che la parola ha) per rendere gloria a Dio attraverso l’aiuto alle persone in difficoltà o in stato di bisogno”. Esse tuttavia non sono rimaste legate solo alle pratiche del passato ma hanno trasformato il proprio agire con il cambiamento dei tempi. In questi anni ad esempio sono stati creati dei supermercati riforniti dal Banco Alimentare nei quali le persone bisognose possono andare a fare la spesa gratis. “I due valori che sono alla base del nostro impegno – racconta Ceccherini – sono la gratuità e l’anonimato. Non chiediamo niente, solo Dio ce ne renderà merito. Tanto che originariamente i gesti di carità erano effettuati indossando la beffa (cappuccio che veniva calato sul volto), così chi riceveva il gesto non conosceva il benefattore”. Questo consentiva di superare le divisioni fra guelfi e ghibellini, fra padroni e servi. “Oggi ci stiamo aprendo a tutto il mondo dei servizi – conclude Ceccherini – e il primo dei nostri servizi quotidiani è accudire i non autosufficienti e gli anziani”.
“Ho sempre cercato le vestigia di Dio in questo mondo” così Angelo Bazzari ha ricordato il fondatore don Gnocchi che è stato all’origine di una miriade di opere sociali nel settore sanitario-riabilitativo, socio-educativo, assistenziale e della ricerca scientifica.
La fondazione assiste ogni giorno circa diecimila persone, 1200 anziani in RSA, 3600 posti letto accreditati nelle proprie strutture ospedaliere. Si tratta di un opera imponente cresciuta nel tempo anche dopo la morte del fondatore avvenuta nel 1956, lui che nel letto di morte diceva ai suoi collaboratori: “Amis ve raccomandi la mia baracca”.
Gianluca Chiodo ha sostenuto che “il lavoro fatto con qualità e professionalità è lo strumento necessario per permettere alle cooperative sociali di esistere”. Senza questo requisito l’azione sociale si perde sia perché i committenti non ti danno più il lavoro sia perché esso non produce il recupero della persona, in particolare nel settore carcerario.
Oltre a questo occorre – ha continuato – la stabilità lavorativa e nonostante le cooperative sociali portino un beneficio alle finanze pubbliche, la confusione normativa e applicativa non le favorisce nel rapporto con le pubbliche amministrazioni. Bisognerebbe distinguere anche fra vere cooperative sociali che inseriscono gli svantaggiati e cooperative sociali create solo per avere i benefici. La conclusione si impone da sola (“le pubbliche amministrazioni dovrebbero favorire le prime”) se non fosse che oggi non è sempre così.
L’attesa dei relatori e del pubblico per le risposte del ministro Moavero Milanesi è stata soddisfatta in parte. Il futuro della cooperazione sociale, ha esordito, passa attraverso l’Unione europea e la modernizzazione delle norme sugli appalti (“una necessità non più rinviabile”). La normativa in materia, ha ricordato Moavero, stabilisce regole precise su due aspetti generali: gli aiuti provenenti dai singoli stati in una logica di sussidiarietà (meno stato e più base associativa); servizi di interesse generale con una distinzione chiara fra enti economici e non economici.
“È sugli aspetti squisitamente giuridici – sottolinea il ministro – la preparazione ai testi normativi che le cooperative, le associazioni no-profit, gli organismi religiosi potranno intervenire con un proprio giudizio di merito sia attraverso i propri rappresentanti eletti in parlamento, nell’Unione e nella Commissione europea, sia attraverso i canali informativi e informatici predisposti dagli organismi comunitari. Il nostro paese – conclude il ministro – ha le carte in regola per fare sentire la propria voce nei prossimi mesi, decisivi sotto vari aspetti, e intervenire in maniera efficace nella formulazione delle norme su un tema importante e con ricadute socio-economiche future”.

(A.S., G.G.)

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