I Concerti per pianoforte e orchestra di W.A. Mozart

Press Meeting

Il terzo e ultimo incontro del ciclo ispirato dalla collana Spirto gentil riguarda il genio di Mozart. Pier Paolo Bellini, general editor dell’omonima collana, riprende il percorso fatto nei precedenti incontri attraverso Rachmaninov e Schubert e, anche per Mozart, invita ad un lavoro teso a verificare un’ipotesi di don Giussani, per cui l’artista è come chi “con la faccia spalancata, guarda un quadro o un volto che gli piace” e la creazione artistica è la faticosa risultante di questo guardare, e quindi l’affermazione di un “Tu”.
Bellini affida l’indagine allo statunitense Chris Vath, pianista, organista, insegnante di piano e compositore, che subito introduce alcuni elementi della vita dell’autore. Mozart scrive questo concerto (il n. 20 in re minore) quando, ventinovenne, si stabilisce a Vienna dopo anni di stressanti viaggi di autopromozione, ed “ottiene finalmente maturità, fama, ricchezza, lavoro e moglie, che però gli stanno strette come sempre”.
Vath entra nel vivo del problema, e nonostante il tempo ridotto trova il modo di analizzare il primo movimento del concerto. Evidenzia la forte tensione drammatica espressa dal tempo sincopato del primo tema e la domanda affidata a cinque piccole frasi musicali proposte dal pianoforte, e spiega le caratteristiche del secondo tema e dello sviluppo, facendo poi ascoltare l’intero primo movimento, guidando con gesti e qualche parola l’uditorio a riconoscere gli elementi esposti.
Se il primo movimento è in definitiva possente e drammatico (si tratta del più beethoveniano dei concerti di Mozart) nel secondo movimento “arriva un po’ di relax. È una musica un po’ insignificante ma bella, in cui come al solito Mozart non lascia nulla di approssimativo”. E infatti torna, alla fine del secondo movimento, un accenno ai temi del primo, “come chi si ricordi da dove proviene”.
Ma è nel terzo movimento che si pone la questione decisiva di tutto l’ascolto. Dopo la rielaborazione del materiale musicale che Mozart ha utilizzato in precedenza, riproposto con l’ascolto di alcuni esempi musicali, la coda conclude riprendendo “subdolamente in maggiore un tema prima esposto in minore, e qui – dice Vath – bisogna giudicare: è una vittoria o è sarcasmo?”
Vath lascia l’interrogativo sospeso. Però avverte che in Mozart nulla è per caso, e comunica la sua ipotesi interpretativa: “non è possibile domandare senza essere certi che ci sia una risposta, quindi conoscendo Mozart propendo per la certezza”.
E implicitamente dà l’appuntamento per il prossimo ciclo di Spirto Gentil al Meeting: “Riascoltatevi questo concerto e il prossimo anno, quando torno, mi saprete dire”.

(A.C.)

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