Carlo Soave e Eugenio Aringhieri sul tema delle biotecnologie
Carlo Soave, genetista vegetale e docente all’Università di Milano, ha esordito affermando: “Noi uomini siamo una specie particolare. Guardate la farfalla Monarca ad esempio: parte dal Messico e migra in Canada settentrionale. È un tragitto così lungo per cui parte la nonna e arriva la nipote, ma come fa la nipote a sapere cosa voleva la nonna? La farfalla ha un istinto innato, noi invece nasciamo ormai senza, la conseguenza è che, a differenza dell’animale, noi dobbiamo costruirci il nostro ambiente”.
L’incontro si è svolto alle 11.30 nello spazio “What?”, padiglione A5, ed è stato introdotto e moderato da Mario Gargantini, direttore di Emmeciquadro. È proprio la naturale tendenza umana a modificare l’ambiente, ha continuato il professor Soave, che ha portato anche alla possibilità del “genome editing”, ovvero l’inserzione, l’eliminazione o la sostituzione del DNA umano nel genoma tramite l’uso di un enzima chiamato nucleasi: “Come se un editore dovesse modificare a piacimento una qualsiasi parola di un libro” commenta Soave per analogia. Il genome editing è una tecnica efficace che, ad esempio, ha portato alla creazione di bovini senza corna o di capre dal pelo più lungo. “Con questo sistema si aprono moltissime possibilità – evidenzia il relatore – e ci dobbiamo porre il problema di una responsabilità nell’uso di questa tecnica”. Soave conclude citando una frase di Platone di 2400 anni fa “Che cosa servirebbe una tecnica capace di renderci immortali, se poi non sapessimo quale uso fare dell’immortalità?”.
“Negli ultimi cento anni sono successe tante cose – ha esordito Eugenio Aringhieri, CEO del gruppo biofarmaceutico Dompé – e la tecnologia è stata il driver di questo notevole cambiamento”. Dalla scoperta della penicillina da parte di Fleming nel 1928, alla scoperta del genoma nel 2003 e di seguito, fino ai nostri giorni, il cammino è stato impressionante. “Nel mio campo – ha proseguito il relatore che rappresentava anche Farmindustria – il futuro appartiene al farmaco biotecnologico, quello che ha come principio attivo un organismo vivente. L’Italia, a questo riguardo, può svolgere un ruolo importante perché abbiamo ricercatori di grande livello”. Bisogna tener presente però, che “da soli non si vince, dobbiamo farlo insieme”. Il dottor Aringhieri ha sottolineato che la produzione dei farmaci avviene all’interno di un complesso di regole ben definite e, commentando un video di Farmindustria, ha concluso: “Tante persone aspettano soluzioni importanti ai loro problemi di salute e abbiamo il dovere di trovarle”.
Numerose le domande rivolte ai relatori dal pubblico. Rispondendo a queste sollecitazioni Soave ha sottolineato che non bisogna censurare le domande: “Perché vogliamo superare la nostra barriera biologica? Che cosa sono io? O ancora: che cosa vale conquistare tutto il mondo se poi perdi te stesso?”. Il docente ha anche valorizzato un affermazione che Eschilo propone nel Prometeo incatenato: gli uomini non possono coltivare “cieche speranze”.