Torna al Meeting l’ormai tradizionale ciclo di lezioni sulla Bibbia, con Joseph Weiler, Presidente Eui (Istituto Universitario Europeo) alle 15, in sala Neri CONAI. Introduce Stefano Alberto, Docente di Teologia.
Don Alberto ci tiene a precisare che si tratta di un incontro “non incontro” per leggere e discutere insieme i testi sacri: “Weiler ci invita ad ‘entrare’ con lui nel Nuovo Testamento dove la parabola è piena di vita concreta e dove si ritrovano realtà a noi familiari, ma anche qualcosa di profondamente nuovo, che sfida quello che già sappiamo – e ha aggiunto – la parabola è una sfida alla libertà, al sapere e al cuore dell’uomo”.
Prima di entrare nelle parabole, Weiler ha spiegato la sua metodologia d’interpretazione. Per lui, le parabole sono “sfidanti” e non lineari. Il professore ha consigliato dunque di prendere l’abitudine di leggere e rileggere per scoprire cose nuove e adottare un approccio che ci faccia notare le diversità.
La prima parabola è “Il figlio prodigo”, che insegna la virtù del perdono: il figlio mostra una penitenza vera e il Padre lo perdona. In particolare Weiler si concentra sul significato del vitello grasso (da lui definito più precisamente “ingrassato”), evidenziando come si mette il cuore davanti al dovere di offrire il sacrificio a Gerusalemme. Secondo il professore, il vero protagonista è il figlio maggiore, perché egli parla per noi peccatori, che ci identifichiamo in lui. “Tutto ciò che è mio è già tuo” significa che tu sei già premiato, senza bisogno di offrire vitelli grassi – ha spiegato Weiler – e ha aggiunto: “La vera vita non è il premio, ma quello che segue. Nelle parabola, tutti e due i figli ritrovano se stessi”.
Il servo senza pietà della seconda parabola presa in esame dallo studioso sembra in apparenza una lezione semplice, ma non lo è. Weiler ha domandato: “Il servo viene perdonato? Verrà perdonato solo se si riconcilierà con l’altro. Solo a questo punto, il servo potrà chiedere perdono a Dio”. Secondo il giurista non si può saltare questo passaggio fondamentale e chiede a don Pino se è d’accordo con lui. Il docente ha risposto: “Il perdono vale da subito”, risposta che secondo Weiler merita di essere qualificata come “farisaica”.
Si passa poi alla terza parabola, quella del creditore e dei due debitori, raccontata da Gesù in casa di Simone, il fariseo. Prima Weiler propone un chiarimento sul contesto storico, nel quale solo i sacerdoti potevano dare il perdono. E in questo contesti si situa “la rivoluzione cristiana”. “Gesù – spiega l’esegeta – sfida l’autorità ecclesiastica nel metodo di concessione del perdono”. Mettendo a confronto le parabole, Weiler ha spiegato come Il figlio prodigo esalta la virtù del perdono, ma qui il valore aggiunto sta nella virtù relazionale, che si aggiunge a quella del perdono.
“Nella parabola delle dieci vergini, cosa insegna quel rifiuto alla richiesta di carità?” chiede il professore, con un tono di sfida. L’olio che portano le vergini è un’allegoria e rappresenta un bene spirituale, come la fede, la misericordia, l’amore e tante altre virtù, che non si possono dare a chi non le possiede. Il messaggio che emerge è molto profondo perché responsabilizza le persone, che devono trovare le proprie virtù per farsi accogliere dal Signore, quando sarà l’ora. “Perché il Signore non perdona? – ha chiesto Weiler – perché le vergini non fanno penitenza e non sono coscienti della propria debolezza. Quindi è necessaria l’autocoscienza per essere perdonati: sarebbe bastato anche un piccolo gesto”.
Don Alberto ha chiuso così l’incontro: “Cosa vuoi farne della tua vita? Il Padre aspetta e attende con pazienza, come un mendicante il nostro amore” rinnovando l’appuntamento al prossimo anno.